Con una cerimonia solenne al Monumento nazionale della Foiba di Basovizza si celebra oggi sul Carso triestino il Giorno del Ricordo, per commemorare le vittime delle foibe, l’esodo giuliano-dalmata e le drammatiche vicende del confine orientale negli anni a cavallo del secondo dopoguerra.
Dopo la visita, ieri, del Presidente del Senato Ignazio La Russa, alle celebrazioni, promosse dal Comune di Trieste e dal Comitato per i Martiri delle foibe, oggi erano presenti, tra gli altri, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, il governatore Massimiliano Fedriga, il sindaco Roberto Dipiazza, la capogruppo dem alla Camera, Debora Serracchiani, il vescovo di Trieste monsignor Giampaolo Crepaldi, numerosi parlamentari, gli assessori regionali Pierpaolo Roberti, Alessia Rosolen e Fabio Scoccimarro, il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin, il prefetto di Trieste Pietro Signoriello, autorità civili e militari.
Nell’area della cerimonia sono schierati i gonfaloni, tra gli altri, dei Comuni di Trieste e Muggia e della Regione. Sono inoltre esposte bandiere e labari delle rappresentanze legate agli esuli. Tra il pubblico diversi gli studenti degli istituti locali.
Dopo la cerimonia dell’Alzabandiera, alla presenza di un picchetto del Reggimento Piemonte Cavalleria, sono stati resi gli onori ai martiri delle foibe e sono state deposte davanti alla grande foiba corone d’alloro da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, della Regione e del Comune di Trieste, da parte del presidente del Comitato per i Martiri delle Foibe e della Lega Nazionale, Paolo Sardos Albertini, e una corona da parte dei rappresentanti delle associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati. Subito dopo è stato suonato il silenzio.
“Non bisogna dare nulla per scontato. Chi vive in queste terre, chi viene ogni anno alla Foiba di Basovizza il 10 febbraio, chi conosce le sofferenze degli istriani, fiumani e dalmati per averle ascoltate direttamente può dare per scontato che il percorso di riconciliazione intrapreso tra i popoli del confine orientale sia inarrestabile, però purtroppo non è così. Il Giorno del ricordo serve a tenere viva la memoria delle tragedie avvenute ma non è sufficiente perché dobbiamo divulgare pubblicamente, a partire dalle scuole e per questo ringrazio i professori e i dirigenti scolastici che hanno portato i propri studenti oggi a Basovizza, di fronte all’Italia, all’Europa e al mondo quanto sangue è colato su queste pietre. Non come rivendicazione o ricerca di vendetta, ma per senso della verità”, ha detto il governatore Fedriga durante la celebrazione.
“Negli ultimi anni i rigurgiti negazionisti sul tema delle foibe si sono placati ma non spenti, quindi è fondamentale anteporre a questi una voce chiara, perché anche nel nostro democratico Paese per troppi anni è calato un ingiusto oblio su foibe ed esodo. Il percorso di pace costruito attraverso anni di dialogo e rispetto reciproco tra i popoli che vivono queste terre è fondato proprio sull’abbattimento di quel buio e quell’omertà ma c’è anche chi vorrebbe vederci fare dei passi indietro. La pace infatti non si costruisce con la menzogna e il silenzio, ma con l’impegno di ogni singolo rappresentante delle istituzioni e cittadino nel raccontare la verità di quanto accaduto”.
Il governatore ha infine precisato che “oggi celebriamo i martiri delle foibe ma bisogna ampliare la conoscenza di quanto avvenuto, anche a livello europeo, con il riconoscimento delle reciproche sofferenze. Il regime comunista titino ha perseguitato senza pietà non solo gli italiani, ma anche gli sloveni e i croati considerati oppositori politici. Serve quindi una memoria condivisa per costruire un futuro di pace che deve vedere uniti tutti i popoli che hanno sofferto le tragedie del confine orientale per far sì che quanto avvenuto non soltanto non possa ripetersi ma nemmeno essere immaginato”.
La cerimonia alla Foiba di Basovizza è stata preceduta dalla deposizione di una corona commemorativa alla Foiba di Monrupino. In tarda mattina Fedriga ha, infine, partecipato assieme al ministro Ciriani, al sindaco Dipiazza e all’assessore alla Difesa dell’ambiente Scoccimarro alla consegna da parte del prefetto della medaglia commemorativa ai congiunti degli infoibati e delle vittime dell’esodo giuliano dalmata a Mario Musizza in memoria dello zio Mario Musizza, sottufficiale della Marina Militare nato a Isola D’Istria che fu arrestato dalla polizia segreta slava il 3 marzo 1948 e alcuni giorni dopo morì in carcere a Capodistria a seguito di sevizie e torture.
“Il prossimo passaggio deve essere il vedere tutti impegnati a consegnare questa triste pagina ai libri di storia, affinché diventi elemento di riferimento e di conoscenza civile della nostra comunità nazionale”, ha detto il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, a margine della cerimonia.
“È una pagina drammatica della storia italiana che spesso, nelle nostre scuole, si dimentica di ricordare”, ha sottolineato anche Ciriani. “Le divisioni no devono alimentare l’odio e le divisioni, ma dobbiamo essere consapevoli che ciò è avvenuto e che delle persone sono state trucidate solo perché erano italiane. Dei passi avanti verso il riconoscimento sono stati fatti, ma c’è ancora molto altro da fare causa alcuni atteggiamenti negazionistici che ancora esistono e che noi dobbiamo respingere, non come forze politiche ma come Paese e istituzioni italiane”.
“Oggi è una giornata importantissima – ha sottolineato ancora Zanin – perché a Basovizza, dopo anni in cui la cerimonia del Ricordo si è svolta in tono minore causa pandemia, vedo una partecipazione molto ampia, caratterizzata da civili e militari, da studenti ad alpini, da rappresentanti del mondo dello sport e da associazioni combattentistiche e d’arma, oltre a davvero tanti cittadini e cittadine che sono qui per capire e non voler rinnegare”.
“Possiamo far finta di non vedere il dramma, di cancellarlo, ma l’orrore parla direttamente al nostro animo. Quando c’è da ricordare – ha concluso il presidente dell’Assemblea Fvg – vedo che la comunità risponde ed è il segnale che esiste una base valida per costruire un futuro di grande speranza e progresso. Sono questi, perciò, i valori che partono da Basovizza”.
“Le vittime delle foibe, gli esuli giuliano dalmati, i familiari e le associazioni che conservano la memoria del dolore e il lutto chiedono pace e giustizia. La nostra presenza in questo luogo consacrato rende onore alla tragedia di chi fu espulso dalle proprie case, perse tutto, fu perseguitato per la fede religiosa, l’appartenenza etnica e culturale, il credo politico. Siamo qui per testimoniare la solidarietà dell’intera Nazione a chi patì l’intolleranza e la violenza, e di fronte a loro rinnoviamo l’impegno a costruire pace e giustizia dove vi fu odio e divisione. Grazie a una grande idea d’Europa questi valori si stanno affermando ma non diamoli mai per scontati”, ha detto Serracchiani. “Riconosciamo in particolare il lavoro tenace delle associazioni degli esuli in tempi difficili, impegnandoci – ha aggiunto Serracchiani – a istituzionalizzare il tavolo di confronto con il Governo, per risolvere definitivamente le questioni aperte e tutelare il giusto ricordo”.
“Il presidente della Repubblica ha pronunciato uno dei suoi discorsi più ampi, profondi e impegnativi per la nostra Repubblica nel giorno in cui si confronta con il peso del suo passato più scomodo, con le ingiustizie patite e inferte, con il male delle ideologie manifestatosi con particolare virulenza sulle sponde dell’Adriatico. Ricordiamo il dolore dei tanti esuli, il dolore di chi è stato vittima di eccidi in nome di una ideologia disumana, ricordiamo il susseguirsi delle tragedie che richiedono pietà e rispetto da noi tutti”. Così la senatrice Tatjana Rojc (Pd) commenta l’intervento del capo dello Stato, Sergio Mattarella, oggi al Quirinale alla cerimonia per il Giorno del Ricordo delle vittime delle foibe.
“Il presidente ha ricordato i luoghi del dolore della Venezia Giulia che – spiega la senatrice dem – coincidono con i capitoli più tragici della prima metà del Novecento. Oggi stiamo costruendo un capitolo nuovo di pacifica convivenza tra popoli, nazioni e minoranze in una Europa che è continente di speranza”.
“L’insegnamento per il presente e per il futuro – precisa Rojc – è che commette peccato mortale chi nega il dolore dell’altro, e lo commette anche chi usa le tragedie per scopi di becera propaganda. Oggi l’Adriatico con tutto il Litorale è terra di pace e la Capitale europea della cultura Nova Gorica-Gorizia ricordata da Mattarella, è un grande punto di partenza per un nuovo futuro di pace, di libertà nella convivenza, di solidarietà nella collaborazione”.
“Chi è nato o vive nelle nostre terre sa bene quanto le ferite della storia possano fare male ancora oggi. Per questo è necessario avere rispetto delle memorie di tutti, personali e familiari, individuali e collettive. Per questo stamattina mi sono recato alla Foiba di Basovizza e subito dopo al Parco degli Eroi di Basovizza. Il complicato intreccio delle vicende che hanno attraversato questo angolo di Europa nel Novecento deve ricordarci, ogni giorno, i valori fondamentali della pace, della fratellanza, della cooperazione tra popoli, lingue, culture diverse”. Queste le parole di Massimo Moretuzzo, segretario e capogruppo del Patto per l’Autonomia in Consiglio regionale, candidato alla Presidenza della Regione, nel Giorno del ricordo.
“Quando, nel 2004, abbiamo istituto la Giornata del Ricordo volevamo che le vicende dei profughi istriani potessero diventare qualcosa che riguarda tutti gli italiani. Per diverse ragioni”, ricorda Alessandro Maran, candidato alle Regionali per il Terzo Polo.
“Volevamo anzitutto uscire dalle semplificazioni e dalle omissioni di parte e conservare la ricostruzione di tutte le responsabilità (maggiori e minori), dandoci una storia che fosse di tutti, senza tuttavia rinunciare al discrimine tra ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, come vorrebbero fare quanti vanno dicendo che, poiché nella lotta antifascista vi furono anche le foibe, allora la resistenza ne uscirebbe delegittimata. Si trattava, in secondo luogo, di mettere in luce una componente centrale delle vicende del confine orientale (non riducibili unicamente allo schema antifascismo-fascismo): quella del conflitto nazionale che, per quasi un intero secolo, ha opposto italiani a sloveni e croati. Il che permette di riflettere su un punto fondamentale, quell’idea etnica di nazione, condivisa dagli uni e dagli altri, che ha reso possibile, prima, la persecuzione da parte del regime fascista degli ‘alieni’ (sloveni e croati), poi, le leggi razziali del 1938 e, infine, la forzata espulsione degli italiani”.
“Inoltre, si trattava di prendere atto fino in fondo, alla vigilia dell’allargamento della Ue e della ricongiunzione delle due Europe, che è cambiato il rapporto tra nazione e Stato; che il problema della nazione non è separabile da quello della cittadinanza e che questa dipende sempre di più dalla crescita e dall’integrazione fra le economie nazionali e i popoli. Si trattava cioè di mettere in evidenza il legame profondo tra antifascismo, welfare e interdipendenza, che è il «cuore» del progetto europeo”, continua Maran.
“Oggi c’è un motivo in più. In Italia, sono in molti a sottovalutare il significato e le conseguenze dell’intervento militare russo in Ucraina, fin da quando, nel 2014, al cambio di regime causato da un movimento di protesta dal basso, la Russia ha risposto annettendo la Crimea e fomentando un movimento separatista nelle regioni orientali del paese. Ma la guerra ha evidenziato che la Ue e la Russia rappresentano due universi che collidono. Come si fa a non vedere che se il principio che ha mosso Putin (la supposta necessità di proteggere la popolazione russofona) dovesse affermarsi come “normale”, la giostra è destinata a ripartire? Putin non è un attore tra i tanti, è uno spettro del passato. Occorre ricordare che l’espulsione dei giuliani e dalmati si inserisce appunto, come ha spiegato il Prof. Paolo Segatti, in un contesto territoriale dove il problema di un esteso pluralismo linguistico e culturale secondo la cultura del tempo andava preferibilmente risolto sulla base del principio: un territorio, uno stato e una lingua”.
“Ma per far questo allora molte persone dovevano essere assimilate, o espulse o uccise. Ed è quello che è accaduto, prima alle minoranze alloglotte in Italia poi agli italiani del confine orientale, e a tutti gli uomini e le donne che si sono trovati in posizione di minoranza in Europa centrale e orientale tra le due guerre e dopo la Seconda guerra mondiale. Sta avvenendo di nuovo, e il paradosso drammatico della situazione attuale è che nel momento in cui le comunità russofone resistono e si oppongono disperatamente all’invasione russa, il Cremlino impone al suo esercito l’uccisione di quelle stesse popolazioni che ufficialmente sarebbe stato mandato a proteggere”, conclude Maran.
“Oggi ricordiamo e celebriamo una delle pagine più oscure della nostra storia: le vittime innocenti delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata. Un giorno importante che ancora troppe volte viene svilito. È necessario si vada avanti nei rapporti di collaborazione con tutti i Paesi europei e balcanici, ma è altrettanto importante sia data la possibilità a figli e nipoti delle vittime di conoscere la fine dei propri cari e di poter portar loro un fiore. Oggi abbiamo il dovere di andare avanti, ma insegnando alle nuove generazioni che hanno la fortuna di vivere nella libertà quella che è stata la sanguinosa repressione contro migliaia di italiani uccisi e gettati via dalle milizie del maresciallo Tito. Lo dobbiamo fare parlandone nelle scuole, promuovendo i viaggi del ricordo nelle terre che hanno vissuto questa tragedia. Facendo conoscere a questi ragazzi la storia personale e familiare dei grandi personaggi che hanno fatto la storia dello sport e della musica che dal palco di un Sanremo diverso invocavano l’italianità di Trieste, Gorizia, d’Istria, Fiume e Dalmazia. A loro vanno oggi, e sempre, le nostre preghiere”, dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia, Francesca Tubetti.
“Per anni le vicende di esuli e infoibati sono state pagine strappate dai libri, liquidate al massimo con una citazione in quelli di storia. Una vergogna, sia chiaro, ma che non può essere dimenticata od omessa. Una fase che, con fatica, stiamo finalmente superando, anche grazie alle Istituzioni che in questi anni si sono adoperate per tramandare la storia dei tanti che hanno perso la vita con l’unica colpa di essere italiani: fondamentale è oggi spiegare ai nostri giovani cosa accadde, perché non succeda più, coinvolgendo le scuole e le agenzie educative, anche con iniziative specifiche. Il pensiero va a quanti persero la vita, a quanti rimasero e non ebbero neppure la possibilità di avere una tomba su cui piangere i propri cari, a quanti furono sradicati dalle loro terre”. A dirlo è il vicesindaco di Gorizia, Chiara Gatta.
“Le sofferenze legate al confine orientale e le tragiche vicende delle foibe e dell’Esodo che coinvolsero migliaia di persone dell’Istria, di Fiume, della Dalmazia non devono essere dimenticate, ma tenute vive nella memoria e tramandate per formare le coscienze delle giovani generazioni. Questo deve essere l’impegno delle istituzioni, da quelle politiche a quelle scolastiche: conservare e trasmettere il ricordo della nostra storia, guardando avanti senza dimenticare e senza strumentalizzare a fini politici vicende complesse e tragiche come quelle delle foibe e dell’esodo” afferma il capogruppo del Pd, Diego Moretti in occasione del Giorno del Ricordo.
“Il gesto compiuto il 13 luglio 2020 dai Presidenti della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, e della Slovenia Borut Pahor, quella stretta di mani davanti alla foiba di Basovizza che resterà nella storia, deve restare un esempio per tutte le istituzioni. Lo stesso esempio che va indirizzato anche e soprattutto ai giovani, perché attraverso loro passa il futuro, e perché nessuno possa dire più di non sapere a cosa porta l’intolleranza per chi è diverso da noi e perché le tragedie del ‘900 non debbano mai più ripetersi”.
“Da triestina non posso che ringraziare i membri dei tutte le istituzioni italiane, a partire dal Presidente Mattarella fino al nostro Sindaco Dipiazza, che con le loro accorate parole, in questa Giornata del Ricordo, stanno rendendo giustizia a tutti coloro che solo per essere e sentirsi cittadini italiani e per amare la loro Patria, hanno subito vessazioni e violenze inaudite, eccidi, stragi, epurazioni ed esodi. Per anni tutto ciò era stato rimosso dalle narrazioni storiche o addirittura negato”, così Nicole Matteoni, deputata triestina di Fratelli d’Italia presente alle celebrazioni questa mattina.
“Oggi finalmente a partire dalle più alte cariche dello Stato, a parlamentari, governatori di regione e sindaci, vengono date voce a tante verità che cadute volontariamente nell’indifferenza furono vittime di un vero muro di omertà e congiura del silenzio. Solo il ricordo può conservare e rinnovare la memoria della tragedia subita dalle nostre genti ed è l’unico antidoto affinché certe sciagure non accadano mai più. In questi due giorni, al monumento della Foiba di Basovizza, simbolo del travagliato ed insanguinato martirio di uomini, donne e perfino bambini e dell’esodo di migliaia di famiglie dalle loro terre natali, si sono susseguiti discorsi e celebrazioni”.
“Vorrei ricordare in particolare la visita del Presidente del Senato, Sen. Ignazio La Russa, nel suo toccante discorso, tutto dedicato alle tragiche conseguenze a cui può portare l’odio e alla conseguente necessità di creare “una memoria condivisa” tra tutti gli italiani. Memoria che sta maturando proprio con l’aiuto non solo delle istituzioni, ma anche da parte di Associazioni come la Lega Nazionale, da anni attiva nel sostegno e la diffusione della cultura italiana nelle terre passate dal 1947 sotto l’ex Jugoslavia e che col Comune di Trieste gestisce il Centro di Documentazione. Riguardo a questo centro, ci tengo a segnalare che il totale dei visitatori dal 10 febbraio 2008 momento della sua apertura ed inizio della collaborazione tra la Lega Nazionale ed il Comune di Trieste al 31 gennaio 2023 assomma a 1.221.625. La Lega Nazionale incarna la storia, la cultura e l’anima della nostra Trieste ed ha il merito, assieme alle istituzioni triestine con il loro incessante lavoro di divulgazione, di aver reso la nostra città Capitale morale di tutti gli italiani dell’Adriatico orientale”, conclude Matteoni.