Oggi, giovedì 10 febbraio, si celebra il Giorno del Ricordo, istituito a livello nazionale grazie a una legge del 2004 per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Una data simbolica, quella scelta, perché è il giorno in cui, nel 1947, furono firmati i trattati di pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia l’Istria, il Quarnaro, Zara e la maggior parte della Venezia Giulia.
Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto celebrare la memoria con un messaggio. “Il Giorno del Ricordo richiama la Repubblica al raccoglimento e alla solidarietà con i familiari e i discendenti di quanti vennero uccisi con crudeltà e gettati nelle foibe, degli italiani strappati alle loro case e costretti all’esodo, di tutti coloro che al confine orientale dovettero pagare i costi umani più alti agli orrori della Seconda Guerra mondiale e al suo prolungamento nella persecuzione, nel nazionalismo violento, nel totalitarismo oppressivo”.
“È un impegno di civiltà conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli istriani, dei fiumani, dei dalmati e degli altri italiani che avevano radici in quelle terre, così ricche di cultura e storia e così macchiate di sangue innocente. I sopravvissuti e gli esuli, insieme alle loro famiglie, hanno tardato a veder riconosciuta la verità delle loro sofferenze. Una ferita che si è aggiunta alle altre”.
“La sciagurata guerra voluta dal fascismo e l’occupazione nazista furono seguite, per questi italiani, da ostilità, repressione, terrore, esecuzioni sommarie aggravando l’orribile succedersi di crimini contro l’umanità di cui è testimone il Novecento. Crimini che le genti e le terre del confine orientale hanno vissuto con drammatica intensità, generando scie di risentimento e incomprensione che a lungo hanno segnato le relazioni tra popoli vicini”.
“L’Europa nata dalla pace e il dialogo ravvivato dall’affermazione delle democrazie hanno aperto e sviluppato una strada nuova. Queste memorie hanno guadagnato rispetto, dignità, ascolto. Sono storia vissuta, monito e responsabilità per il futuro”.
“Il ricordo, anche il più doloroso, anche quello che trae origine dal male, può diventare seme di pace e di crescita civile. Questo è l’impegno di cui negli ultimi anni il nostro Paese si è reso protagonista insieme alla Slovenia e alla Croazia per fare delle zone di confine una terra di incontro e prosperità, di collaborazione, di speranza. La scelta di Gorizia e Nova Gorica, che saranno congiuntamente Capitale della Cultura europea 2025, dimostra quanto importante sia per l’intera Unione che la memoria delle oppressioni disumane del passato sia divenuta ora strada dell’amicizia, della comprensione, del primato della dignità delle persone, nel rispetto delle diversità e dei diritti”.
LE CERIMONIE. Alla Foiba di Basovizza, la solenne cerimonia al Monumento nazionale, promossa dal Comune di Trieste e dal Comitato per i Martiri delle foibe. Presenti, tra gli altri, il Presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, la capogruppo dem alla Camera, Debora Serracchiani, autorità civili e militari.
Nell’area della cerimonia sono schierati i gonfaloni dei Comuni di Trieste, Muggia e Duino Aurisina; e ancora quello della Regione. Inoltre, bandiere e labari delle rappresentanze legate agli esuli. Dopo la cerimonia dell’Alzabandiera, sono state deposte davanti alla grande foiba corone d’alloro. QUI LA DIRETTA
Alle 16, a Palazzo Madama, si terrà la cerimonia ufficiale aperta dal discorso del Presidente del Senato, Elisabetta Casellati, cui seguirà quello del Presidente della Camera, Roberto Fico. Chiuderà la celebrazione l’intervento del Presidente del Consiglio Mario Draghi.
Saranno presenti il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il Vicepresidente della Corte Costituzionale, Daria de Pretis, il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio e il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.
I COMMENTI DELLA POLITICA. “Siamo orgogliosi di quanto hanno saputo fare qui alla foiba di Basovizza i presidenti Mattarella e Pahor. Un gesto che ha avuto una valenza europea e internazionale, un segnale importante che speriamo tutti possano recepire. Purtroppo ci sono ancora studiosi o pseudo-studiosi revisionisti, negazionisti, riduzionisti che non fanno un favore al ragionamento libero, minando continuamente la verità. Quando non c’è verità, non c’è libertà”, ha detto Massimiliano Fedriga, in occasione della cerimonia al monumento nazionale della Foiba di Basovizza.
“Quando si raccontano menzogne sui drammi del 900 vissuti lungo questo confine, sul sangue versato su questa terra, le persone – ha sottolineato Fedriga – non sono libere di conoscere, di essere informate e di costruire insieme un futuro di pace”.
“Le istituzioni hanno il dovere, soprattutto verso le future generazioni, di tutelare e di custodire la verità non solo a parole ma attraverso fatti concreti. Per questo, come Amministrazione regionale, continuiamo a rispettare un impegno che ci siamo presi fin dall’inizio con i cittadini: quello di non collaborare – ha concluso il governatore – con realtà che trovano nel revisionismo la loro ragion d’essere”.
Oltre al governatore Massimiliano Fedriga, alle cerimonie hanno presenziato anche gli assessori regionali Pierpaolo Roberti (Autonomie locali, funzione pubblica, sicurezza, immigrazione), Fabio Scoccimarro (Difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile) e Alessia Rosolen (Lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia). “Nonostante le restrizioni legate alla pandemia, anche quest’anno il Giorno del Ricordo ha visto una notevole partecipazione da parte delle associazioni e delle istituzioni – ha affermato Roberti -. Si tratta di una manifestazione di grandissima valenza perché per troppi anni sulla tragedia delle foibe si è voluto stendere un velo di omertà dettato all’epoca da convenienza politica e da motivazioni di carattere geopolitico”.
“Visto che questo silenzio, questo oblio è durato per tanti, troppi anni, oggi ancora con maggiore forza dobbiamo superare quelle divisioni e quelle sofferenze che si sono venute a creare a causa del silenzio e dell’omertà. Fondamentale quindi – ha aggiunto Roberti – essere presenti e partecipare a questa cerimonia, ma ancora più importante non dimenticarcene il giorno dopo”.
“A diciotto anni dall’istituzione del Giorno del Ricordo – ha sottolineato Scoccimarro – c’è ancora una fetta di popolazione che non conosce le foibe e l’esodo di istriani, fiumani e dalmati e chi giustifica o, peggio ancora, nega la tragedia e le atrocità commesse dagli slavi-comunisti di Tito nei confronti degli italiani, ma anche di sloveni, croati e non solo e di giovani preti martiri come i beati don Francesco Bonifacio e don Miroslav Bulešic”.
“Molto è stato fatto, attraverso documentari, film e servizi giornalistici, per riportare alla luce questo dramma a lungo tenuto nascosto. La mano nella mano tra i presidenti Mattarella e Pahor rappresenta un buon inizio, ma bisogna coinvolgere anche i presidenti degli altri stati della ex Jugoslavia. Inoltre – ha concluso Scoccimarro – solo ritirando l’onorificenza al maresciallo Tito, cancellando le scritte inneggianti al dittatore dai monti Cocusso e Sabotino e magari erigendo al loro posto delle croci che uniscono i nostri popoli e non li dividono, si potrà cominciare a parlare di giustizia”.
“Ricordare le violenze, le sofferenze e l’indifferenza subite dagli esuli Istriani, fiumani e dalmati significa confermare che sono parte indissolubile della nostra storia, che le loro ferite sono state inferte a tutto il popolo italiano. La guerra fece tante vittime innocenti, ma qui su uno dei più tormentati confini d’Europa si è accumulato più odio di quanto sia sopportabile, contrapposizioni stratificate di rivendicazioni nazionali, ideologie e intolleranze. Non c’è e non ci dev’essere oblio né superamento: le foibe sono state un orrore metodico, la paura è stata strumento di sgombero di città e villaggi. Il Giorno del Ricordo è stato istituito perché le Istituzioni dovevano colmare un vuoto colpevole e il lavoro che stanno facendo è semplicemente giusto. Inique sono le strumentalizzazioni di chi lo usa politicamente, resuscitando odio dove si deve costruire pace. Ringraziamo il presidente Mattarella che ci conduce sulla strada del rispetto e della pace”. È la riflessione della presidente del gruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani, formulata oggi alla Foibe di Basovizza.
“Oggi tutti i morti attendono una preghiera, un gesto di pietà, un ricordo di affetto. Questo calvario, con il vertice sprofondato nelle viscere della terra, costituisce una grande cattedra che indica nella giustizia e nell’amore le vie della pace”. Questi versi struggenti, passaggio fondamentale della “Preghiera degli infoibati” (composta nel 1959 da monsignor Antonio Santin, arcivescovo di Trieste e Capodistria), ben testimoniano il pathos e le emozioni che, nel corso di una mattinata rigida, hanno gravitato come macigni tra la ghiaia scricchiolante che circonda il monumento eretto a Basovizza (Trieste) per ricordare le migliaia di vittime gettate nelle foibe carsiche e le oltre 300mila persone che avevano dovuto lasciare dimore e affetti per dare vita a un esodo verso altri territori.
“Siamo qui per ricordare con grande partecipazione un dramma grandissimo – ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin – e un orrore lasciatoci quale terribile eredità da quei tempi di contrapposizione tra la legittima identità italiana degli abitanti di queste terre e un’ideologia comunista che voleva travolgere tutto”.
“Questa coinvolgente partecipazione – ha aggiunto il presidente del Consiglio Fvg – costituisce un atto dovuto nei confronti delle tante e tante vittime che sono state gettate nelle foibe, che sono state trucidate o che sono state mandate via dalle loro case. Quindi, essere qui ha un doppio valore: il Giorno della Memoria, certo, ma anche quello della testimonianza. Una testimonianza capace di avvertirci che non bisogna mai abbassare la guardia. Gli episodi avvenuti in ore più recenti, quando atti vandalici hanno colpito alcune insegne dedicate a Norma Cossetto, aggiungendo anche una serie di situazioni che cercano di negare o ridurre questa tragedia, confermano che c’è più che mai bisogno proprio di testimonianza”.
“La finalità della riduzione e della negazione – ha concluso Zanin – è proprio quella di far finta di nulla per ricominciare con quell’orrore che, allora, aveva portato fino alla tragedia delle foibe. Testimoniare, perciò, vuol dire tenere alta la fiamma di tutte quelle persone che hanno perso la vita a causa di un’ideologia sbagliata, sottolineando quanto davvero essa fosse realmente e concretamente sbagliata”.
“Oggi insieme a una delegazione di Fratelli d’Italia mi sono recato alla foiba di Basovizza per rendere omaggio alla memoria delle vittime del confine orientale. Un’iniziativa che il nostro partito ha sempre celebrato anche quando ancora non era stato istituito il ‘Giorno del Ricordo’, quando non era possibile ricordare queste drammatiche vicende, quando di queste pagine di storia nazionale strappate non si poteva parlare dovendo tacere dei massacri compiuti dalle truppe di Tito e dell’esodo di 300mila giuliano-dalmati. Ora finalmente questa giornata è diventata patrimonio comune di tutte le Istituzioni e di tutti i partiti. Si tratta di un dovere di memoria e di riconoscenza che non è nel segno della vendetta, ma piuttosto nel senso della riconciliazione nazionale e nella consapevolezza che questi drammatici eventi sono avvenuti e per troppo a lungo dimenticati. Riconciliazione nazionale che significa prima di tutto nè negazione nè relativizzazione di quanto accaduto, ma verità storica. Chi, infatti, ancora oggi parla il linguaggio della negazione e della giustificazione, offende nuovamente chi è stato vittima di tale barbarie e i loro familiari”.
Così il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia al Senato, Luca Ciriani. Presente alla cerimonia anche il presidente di Gioventù nazionale, Fabio Roscani, il quale ha ribadito che “custodire e tramandare il ricordo soprattutto alle giovani generazioni, delle vittime delle foibe, degli esuli giuliano dalmati e delle vicende del nostro confine orientale è un dovere per ogni patriota”.
“Ci sono immagini che per la loro straordinarietà sono destinate a rimanere scritte nella storia, gesti di una tale potenza che valgono più di mille parole. Cosi è stata la stretta di mano tra il nostro presidente Mattarella e quello sloveno Pahor nella storica visita nel 2020 alla foiba di Basovizza. Lì, vittime innocenti di una feroce follia, uccisi solo perché colpevoli di essere italiani. Il ricordo del loro sacrificio e della sofferenza dei nostri connazionali, istriani, giuliani, fiumani e dalmati, costretti a lasciare la loro terra, le loro case per incamminarsi in un lungo doloroso viaggio, è caduto per troppo tempo nell’oblio. Solo nel 2004 il Parlamento ha riconosciuto con una legge quella terribile pagina istituendo il 10 gennaio la giornata del ricordo. La memoria è un bene prezioso, va alimentata, diffusa, protetta ogni giorno, evitando però che il dolore si trasformi in risentimento per costruire un presente e un futuro di tolleranza e convivenza pacifica. Che sia possibile ce lo ha dimostrato quella stretta di mano e ce lo dimostra l’Europa che,unita, abbatte ogni giorno muri, confini, nazionalismi”, così su facebook il Presidente di Italia Viva Ettore Rosato in occasione della giornata in memoria delle vittime delle foibe.
“Un nostro disegno di legge propone ‘Disposizioni concernenti la concessione dell’opzione di acquisto di beni del demanio e del patrimonio pubblico dello Stato in favore dei titolari di beni, diritti ed interessi abbandonati nei territori italiani ceduti alla ex Jugoslavia’. Dopo la tremenda, bestiale violenza fisica di allora, si ponga fine alla violenza morale che si trascina ormai da oltre sessant’anni, chiudendo una volta per tutte la questione degli indennizzi a coloro che, nati e cresciuti nei territori ceduti alla ex-Jugoslavia dopo il trattato di pace del 1947 e i loro eredi, non hanno ancora ottenuto, a distanza di tanto tempo, giustizia per avere perso i loro averi, le loro case, i loro ricordi. Un dramma senza fine, se è vero che il nostro Paese, persa la guerra, ha risarcito la Repubblica federale jugoslava con i beni degli sfollati. Non possiamo dimenticare che il debito di guerra è un debito nazionale. E la Convenzione di Ginevra (articoli 46, 47, 53) dice che per i territori ceduti (non dal privato proprietario, ma dallo Stato) l’espropriato ha diritto a un pronto, adeguato ed effettivo rimborso. Cosa mai concretizzatasi. Gli indennizzi sono un dovere del nostro Paese. Non un atto di generosità. Come hanno evidenziato le sezioni unite della Corte di Cassazione con sentenza n. 1549 del 18 settembre 1970, la quale afferma che, in virtù della normativa internazionale (gli accordi bilaterali italo-jugoslavi del 1949 e 1950) e di quella nazionale (legge n. 1064 del 1949) gli esuli, i cui territori sono stati ceduti alla Jugoslavia, hanno diritto al controvalore dei beni perduti secondo i principi dell’integralità e della proporzionalità”, dichiarano in una nota i parlamentari friulani della Lega: i senatori Raffaella Marin e Mario Pittoni insieme ai deputati Aurelia Bubisutti, Vannia Gava, Daniele Moschioni e Massimiliano Panizzut.
“Riflettere sulle vittime innocenti e sulle ideologie totalitarie, su quanti sono stati privati del diritto di Patria, sul confine orientale e su molti confini in Europa. E raccogliere l’esempio della Chiesa che ha posto la forza dell’amore a modello della riconciliazione e della convivenza, nel nome dei sacerdoti e beati Francesco Bonifacio, Lojze Grozde e Miroslav Bulesic, un italiano, uno sloveno e un croato martiri della fede”, così la senatrice Tatjana Rojc (Pd). “Oggi ricordiamo le popolazioni dell’istria, Fiume e Dalmazia che hanno dovuto abbandonare loro case e – ha aggiunto la senatrice – ci stringiamo solidali a tutta la comunità dell’Esodo ancora troppo spesso dimenticata. Troppo a lungo sono stati taciuti gli eccidi del secondo dopoguerra: è stata una tragica superficialità e una colpevole omissione non dare pari dignità a tutti i morti. Non può esserci un futuro di pace senza il rispetto delle vittime, ma di tutte le vittime”. Per Rojc “non c’è alternativa al gesto dei presidenti Mattarella e Pahor, che si sono tenuti per mano dando un grandissimo esempio ai nostri popoli”.
“Nessuna pagina della storia può essere messa da parte, dimenticata, ignorata. Nel doveroso ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata-istriano, rinnoviamo l’invito e l’impegno alla costruzione di una memoria condivisa, capace di unire e riappacificare”. Lo affermano i consiglieri regionali del Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo e Giampaolo Bidoli, in occasione del Giorno del ricordo: “una data importante, che non deve essere strumentalizzata dalle ideologie e dagli estremismi nazionalistici, e contribuire così alla costruzione di una identità europea consapevole delle tragedie del passato. Sofferenze, lutti, sradicamenti vanno ricordati e spiegati alle nuove generazioni per poter costruire un futuro di pace e giustizia”.
“Negazionismi e giustificazionismi della tragedia delle foibe e del drammatico esodo degli italiani istriani, fiumani e dalmati non possono essere accettati: per continuare a costruire una nuova Europa, permeata da uno spirito di pace e collaborazione tra i popoli, la storia dev’essere ricordata. Mai più orrori determinati dall’applicazione di ideologie totalitarie, nazionalismi e fanatismi, come quelli subiti dalle popolazioni del confine orientale”. Lo afferma, a nome del gruppo consiliare regionale di Forza Italia, il capogruppo Giuseppe Nicoli, in occasione del Giorno del ricordo.
“Le sofferenze legate al confine orientale, le tragiche vicende delle foibe – che videro vittime italiani, sloveni e croati – e dell’Esodo che coinvolsero migliaia di persone dell’Istria, di Fiume, della Dalmazia non devono essere dimenticate né negate. Gesti ignobili come quello che si è consumato ieri a Udine, dove è stata abbattuta l’insegna dedicata a Norma Cossetto, ci deve ricordare l’impegno delle istituzioni nel tenere vivo il ricordo della nostra storia, guardando avanti senza dimenticare”, afferma il capogruppo del Pd, Diego Moretti. “Il gesto compiuto il 13 luglio 2020 dai Presidenti della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, e della Slovenia Borut Pahor davanti alla foiba di Basovizza, deve restare un esempio per tutte le Istituzioni. Quel giorno scrissero una nuova pagina di storia e oggi ringraziamo ancora il Presidente Mattarella per l’esempio dato. Lo stesso esempio che va indirizzato anche e soprattutto ai giovani, per formare le coscienze delle future generazioni, perché nessuno possa dire più di non sapere a cosa porta l’intolleranza per chi è diverso da noi e perché le tragedie del ‘900 non debbano mai più ripetersi”.
“Nella ricorrenza del Giorno del Ricordo rivolgiamo la nostra sentita vicinanza ai martiri delle foibe, agli esuli, ai loro familiari e discendenti”. Così, in una nota, il Gruppo consiliare della Lega in Regione Friuli Venezia Giulia, che a proposito della commemorazione del Giorno del Ricordo aggiunge: “L’oppressione del regime comunista jugoslavo di Tito è una pagina dolorosa e cruenta per le terre e le genti del confine orientale, perpetuare tale ricordo significa non permettere a simile odio e violenza di potersi ripetere ancora. Oggi più che mai – conclude la nota del Carroccio – è doveroso condannare con fermezza ogni tentativo di negazionismo o di riduzionismo, con la consapevolezza che il futuro della nostra terra di confine sarà fondato sulla pace, sul rispetto reciproco e sulla volontà di collaborare per garantire prosperità e opportunità alle più giovani generazioni”.
“La giornata che celebra il ricordo della tragedia delle Foibe, dell’esodo giuliano, istriano e dalmata sia un momento di memoria e riconciliazione”. Lo affermano i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle in Friuli Venezia Giulia. “La solennità di questa giornata testimonia la vicinanza di tutte le istituzioni e dei cittadini alle vittime, in un’occasione importante di divulgazione della conoscenza storica della complessa vicenda del confine orientale” continuano gli esponenti pentastellati. “Condanniamo fermamente gli atti vandalici, i messaggi e le scritte che mirano a infangare la memoria di vittime innocenti, invece di fornire un contributo alla riflessione” conclude la nota del Gruppo consiliare M5S.
“Il dolore per le vicende del confine orientale dall’avvento del fascismo e dai crimini conseguenti all’invasione fascista della Yugoslavia, alle foibe e all’esodo degli istriani e dalmati richiederebbe, soprattutto nel Giorno del Ricordo, una riflessione rispettosa e storicamente attenta”. Così dichiara, in una nota, il consigliere regionale Furio Honsell di Open Sinistra Fvg, che ricorda quando, da sindaco di Udine, dedicò un’area verde alle vittime di quelle vicende.
“Purtroppo sia da parte, addirittura, del ministero dell’Istruzione sia da parte di ignoti che vogliono sfregiare i monumenti – si rammarica Honsell – assistiamo a strumentalizzazioni sciagurate. Le equiparazioni tra tragedie, così come i negazionismi, alimentano purtroppo solo i rancori. È compito di chi ha responsabilità dare voce a tutti gli storici”.
“La storia va tramandata per imparare e non ripetere gli errori del passato. Il ricordo delle sofferenze legate al confine orientale, deve però superare rancori e divisioni e soprattutto essere d’esempio per le future generazioni rispetto alle quali le istituzioni hanno una grande responsabilità”, afferma il vicepresidente del Consiglio regionale del Fvg Francesco Russo (Pd) a margine della cerimonia alla Foiba di Basovizza.
“Oggi le massime autorità civili, religiose e militari si sono ritrovate alla Foiba di Basovizza, unite per ricordare a tutti gli italiani e in particolare alle giovani generazioni il dramma di un popolo che ha pagato con l’esilio e talvolta con la morte la follia totalitaria di chi nel dopoguerra ha creduto di imporre con la violenza il proprio disegno politico”.
Secondo Russo, “chi rappresenta questo territorio ha il dovere e la grande responsabilità di non fermarsi nel raccontare la storia di una terra di confine che, come pochissime altre, ha sperimentato tanto gli orrori della follia nazifascista, quanto di quella comunista jugoslava. In pochi chilometri e a pochi anni di distanza si sono consumate nella provincia di Trieste tragedie causate da ideologie apparentemente opposte ma che arrivavano entrambe a negare il valore intangibile della persona, legittimando violenze e soprusi che ancora oggi ci sconvolgono”.
“Come ci ricordava stamattina sui giornali un esule istriano in una bella intervista – conclude Russo – il racconto storico di quelle vicende non deve “fomentare rancori e divisioni” ma anzi ricordare i tempi in cui “l’Istria era crogiolo di genti italiane slave”, impegnandoci a lavorare ancora di più per far sì che quell’Europa che ci ha garantito 75 anni di pace ripercorra quel modello di convivenza”.