“Nessuna accelerazione si registra nelle ultime settimane in relazione all’attivazione del nuovo Centro permanente per i rimpatri di Gradisca d’Isonzo che, secondo le indicazioni del ministero dell’Interno, sorgerà nella sede dell’ex Centro di identificazione espulsione”. Lo ha detto oggi l’assessore regionale Gianni Torrenti nel corso dell’audizione convocata dalla VI Commissione consiliare sul tema, precisando che in questa fase il ministero sta lavorando alla stesura di linee guida di gestione dei CPR che rendano più semplici ed efficaci le procedure di espulsione e consentano di evitare le criticità riscontrate in passato.
In Commissione poi, Torrenti ha ribadito la disponibilità della Giunta rispetto all’attivazione del Centro purché a Gradisca venga contestualmente chiuso il Centro di accoglienza richiedenti asilo, dove attualmente alloggiano più di 500 persone. “Il sito durante l’estate – ha aggiunto – sarà progressivamente alleggerito dalla presenza di ospiti in modo tale che quando l’ipotesi del CPR sarà confermata, si potranno avviare i lavori e attuare le modifiche strutturali necessarie alle nuove esigenze”.
Secondo i dati forniti alla Commissione, al 19 giugno 2017, sono 4.694 le persone straniere richiedenti o titolari di protezione internazionale (lo 0,31% della popolazione residente) presenti in Friuli Venezia Giulia: 914 a Gorizia, 1.063 a Pordenone, 1.673 a Udine, 1.044 a Trieste. Di questi, 3.289 stranieri sono accolti nelle strutture temporanee attive sul territorio, 1.115 nei centri di prima accoglienza, 264 nelle strutture afferenti al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), 26 registrati presso la Questura, ma di cui non si conosce la destinazione. Dei 216 Comuni della regione 97 sono le amministrazioni ospitanti (il 44,9% del totale).
Precedentemente l’organismo consiliare ha espresso parere favorevole a maggioranza, e senza voti contrari, sulla delibera giuntale legata al programma stralcio immigrazione 2017.
Lauri (Sel): “Struttura incompatibile con i diritti umani”
“La struttura dell’ex Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Gradisca d’Isonzo è incompatibile con il rispetto dei diritti umani. Lo ha certificato l’autorità sanitaria regionale prima che venisse chiuso, nel 2014, ma da allora nessun lavoro significativo è stato fatto per rendere la struttura compatibile: la Regione lo faccia presente al Governo, perché nessuna linea guida ministeriale che a legislazione vigente provi a rendere umana la permanenza in un Centro per il rimpatrio (Cpr) potrà cancellare questa condizione che ha una natura strutturale”. Lo ha chiesto all’assessore regionale Gianni Torrenti Giulio Lauri, consigliere regionale di Sel-Fvg, intervenendo durante i lavori della VI Commissione consiliare sull’ipotesi di una prossima realizzazione di un Cpr a Gradisca da parte del Governo e ricordando i contenuti della relazione sulle condizioni igienico-sanitarie all’interno del Cie fatta dalla locale Azienda sanitaria nel 2014.
“Noi rimaniamo fermamente contrari a realizzare a Gradisca un Cpr, così come siamo stati contrari al Cie che infatti nel 2014 è stato chiuso – ha continuato Lauri -. Ma anche indipendentemente da come la si pensi sulla possibilità di gestire nel rispetto della Costituzione e dei diritti umani un Cpr, e qui la decisione spetta allo Stato, una cosa è certa: quella struttura, così com’è, ha degli standard molto inferiori a quelli che lo Stato stabilisce per un carcere e la Regione, che ha invece una competenza diretta sulla verifica delle caratteristiche igienico-sanitarie degli edifici, non può voler accettare che persone siano trattenute sul suo territorio in strutture non compatibili con il rispetto dei diritti umani, persino se il trattenimento viene disposto dallo Stato”.
L’assessore Torrenti ha raccolto la proposta del consigliere affermando che la Regione segnalerà quanto prima le inadeguatezze della struttura di Gradisca, richiamando il giudizio dato a suo tempo dai tecnici del Servizio sanitario regionale.
Zilli: annunci Serracchiani e Minniti scomparsi dai radar
“Il cambio di rotta di Minniti e Serracchiani sulla gestione degli immigrati ha avuto la breve vita di una bolla di sapone e l’intervento di Torrenti oggi in VI commissione ne è l’ennesima conferma”. A dirlo Barbara Zilli (LN) che così commenta la relazione dell’assessore, convocato in VI commissione proprio dalla consigliera del Carroccio unitamente agli altri membri di opposizione per fare il punto sul Cara e sul Cpr. “La realtà è che siamo costantemente fuori quota – la Caritas parla nel suo rapporto annuale di oltre 4800 persone sul nostro territorio – con troppa gente che bivacca nelle nostre città, con le conseguenze che non saremo mai stanchi di denunciare in termini di criminalità e pericolo per la tenuta sociale”.
“I proclami sulle espulsioni facili e veloci si sono rivelati parole al vento: sui Cpr abbiamo assistito ad una scontata frenata poiché nell’attuale sistema italiano non è possibile espellere i soggetti irregolari in assenza di accordi bilaterali con i loro paesi di provenienza. La fretta con cui Minniti e, a ruota, Serracchiani sono intervenuti sulla questione era chiaramente dettata solo da opportunità elettorali”.
“Ma non possono bastare un paio di annunci per recuperare la faccia, anche perché parallelamente la Giunta stanzia fondi pubblici per ristrutturare abitazioni da destinare agli immigrati e per far assumere personale dedicato all’accoglienza nei comuni. L’obiettivo malcelato del Pd è sempre solo uno: permettere che soggetti giunti clandestinamente in Italia diventino parte integrante del tessuto della nostra società, a nostre totali spese. In questo contesto lo Ius soli rappresenta la ciliegina sulla torta. E’ una vergogna inaccettabile. I friulani sono costantemente dimenticati da un governo regionale che premia gli ultimi arrivati a discapito di chi ha lavorato una vita e ha costruito la nostra regione. I servizi sociali e gli interventi a sostegno delle famiglie, in particolare, sono sempre carenti per i nostri concittadini ma si sprecano per gli immigrati irregolari”.