Mai come in questi anni la litigiosità tra enti del Friuli Venezia Giulia è stata così alta. A partire dal ricorso al Tribunale amministrativo regionale di oltre 50 Comuni contro le nuovi Uti, l’introduzione delle quali può essere considerata la ‘madre’ di gran parte delle controversie politiche e anche giuridiche che si sono venute a creare recentemente. Oltre alla battaglia diretta dei Comuni contro i nuovi enti, la riforma ha dato vita a conflitti ‘collaterali’ come quelli riguardanti l’assegnazione delle spoglie delle Province, vale a dire la proprietà dei beni degli ormai ex enti intermedi. Sia a Udine, sia a Pordenone, il problema è stato sollevato e i vertici (o ex vertici) provinciali hanno chiesto che le risorse restino sul territorio e non finiscano in mani regionali.
In questo caso, va detto, ci si trova su fronti ben delineati politicamente: il centrosinistra ‘regionale’ contro il centrodestra ‘provinciale’, ovvero giunta Serracchiani contro Alessandro Ciriani e Pietro Fontanini. Tuttavia, si tratta di un’eccezione. Sia tra i sindaci ribelli che hanno portato le Uti davanti al giudice, sia nel caso dell’elettrodotto Udine-Redipuglia e in quello dei nuovi confini delle Aziende sanitarie, le cose non sono così ben definite dal punto di vista dei partiti. Gli schieramenti sono trasversali e contro la Regione si sono trovati a ‘combattere’ anche esponenti di quel centrosinistra che sta guidando il Fvg. Una vera guerra ‘tutti contro tutti’ .
Scontri con Pordenone
Sono passate poche settimane dalla sua elezione a sindaco del capoluogo del Friuli occidentale, ma il nuovo primo cittadino, Alessandro Ciriani, ha aperto alcuni fronti con la Regione. Primo, il nuovo ospedale: il Comune ha messo in chiaro che sul tema non si faranno sconti, preparando una commissione ad hoc di vigilanza. Secondo, i beni dell’ormai ex Provincia: Ciriani ha proposto un patto tra sindaci delle Uti e Regione per assicurare che i beni o il denaro derivante dalla loro vendita resti a ovest del Tagliamento. Terzo, la strada 251 che collega Pordenone con Azzano X, ancora da terminare.
Il Tesoro della Provincia
Lo scontro tra Provincia di Udine e Regione si è accesa sulla proprietà delle Malghe di Porzus (piccola cosa in termini economici, ma di alto valore simbolico) e dell’ edificio che ospita l’Archivio di Stato, beni avocati a sé da parte della Regione. La Provincia, però, non ci sta e vorrebbe tenere ancora i due immobili, specie le Malghe. L’iter per la loro concessione d’uso, infatti, è in fase avanzata. Ma la problematica rischia di estendersi a buona parte del patrimonio immobiliare provinciale, che il presidente Pietro Fontanini vorrebbe restasse nelle mani del territorio, vale a dire dei Comuni, a partire da palazzo Belgrado.
Uti: ribellione dei sindaci
La creazione delle Uti è la ‘madre’ di buona parte delle lotte che hanno visto fronteggiarsi una enti locali da una parte e la Regione dall’altra. Tanto che la questione è arrivata all’attenzione del Tar ed è finita in un sostanziale pareggio: il giudice non ha trovato rilievi d’incostituzionalità sul Piano di Riordino, ma ha annullato il commissariamento dei sindaci per la stesura degli statuti. E i sindaci ribelli sono già pronti a tornare in Tribunale sui futuri atti amministrativi. A partire dai tagli al fondo perequativo, sui quali i primi cittadini sono pronti a dare battaglia.
Riforma sanitaria
Anche la riforma del sistema sanitario regionale ha creato non poche frizioni tra Regione ed enti locali. Un esempio è la rivisitazione delle Aziende per l’assistenza sanitaria. L’assegnazione del territorio alla Aas 3 ‘Alto Friuli – Collinare – Medio Friuli’ ha fatto storcere il naso a molti. La competenza dell’Azienda va dai monti al mare, vale a dire da Forni Avoltri e Tarvisio a Varmo, che si trova a un tiro di schioppo dalla costa. Insomma, per i contrari l’Aas 3 dovrà occuparsi di realtà con specificità e bisogni molto diversi (montagna, collina e pianura), con il rischio di dare risposte non adeguate.
Dove corre l’elettricità
La giunta regionale ha dato l’ok, con alcune prescrizioni, alla nuova procedura di Via per l’elettrodotto Udine-Ovest Redipuglia. L’avvio del nuovo iter è stato reso necessario dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha bloccato di fatto la realizzazione dell’opera già in fase avanzata. Tra le prescrizioni ci sono demolizione delle linee esistenti e ulteriori compensazioni su paesaggio e vegetazione. Basteranno il nuovo progetto e le raccomandazioni regionali a placare i sindaci dei Comuni interessati, tra i quali ci sono diverse amministrazioni vicine politicamente alla maggioranza che sostiene la giunta Serracchiani?