Iniziata a Lestizza e proseguita a San Giorgio della Richinvelda, la rivoluzione pacifica dei 45 sindaci che denunciano l’emorragia di personale nei comuni è sbarcata martedì a Trieste, passando per Telefriuli. Dal parcheggio dell’emittente, passando poi per Palmanova, è partita la missione dei quattro primi cittadini convocati dai capigruppo in consiglio regionale, presente l’assessore Paolo Panontin, per spiegare la situazione in cui versano i municipi. Abbiamo seguito il viaggio dei sindaci di Lestizza, Geremia Gomboso, Trivignano Udinese Roberto Fedele, San Giorgio della Richinvelda Michele Leon e Colloredo di Monte Albano, Luca Ovan.
“Non so più a che santo votarmi” ha esordito nelle sale di piazza Oberdan Gomboso. “Non ho gli strumenti per amministrare il mio comune. Se va avanti così dovrò dimettermi”. “Il problema principale – ha aggiunto Fedele – è che il personale può spostarsi liberamente da un comune all’altro – andando dove le condizioni economiche e di carriera sono più convenienti – senza la necessità del nulla osta del datore di lavoro, cioè del sindaco”.
Il comparto unico dispone di 14mila dipendenti, 12 ogni mille abitanti, il doppio della media nazionale, ma nei comuni gli uffici rimangono chiusi per mancanza di dipendenti. Fedele ha chiesto un provvedimento d’urgenza che dia ossigeno ai comuni e che consenta ai sindaci di approvare i bilanci entro il 31 marzo. In molti municipi si deve ancora mettere mano ai documenti contabili, in assenza del personale. Sul tavolo anche la questione del tetto salariale: ammesso che i sindaci trovino personale e che abbiano soldi per pagarlo, hanno dei limiti di spesa che li bloccano. “Il mio comune dovrebbe avere 28 dipendenti – ha detto Leon – ho 5 persone in ufficio e 4 operai. Le mobilità vanno a vuoto perché manca personale in tutti i comuni e a San Giorgio della Richinvelda non riusciamo a rilasciare permessi a costruire perché negli uffici tecnici mancano i tecnici”. Ovan ha riferito di disporre di 3 persone, che tra permessi e malattie a volte diventano zero.
Alla richiesta di una soluzione tampone i capigruppo hanno manifestato piena disponibilità a trovare una solzuione. “Sosterremo qualsiasi intervento normativo in consiglio, andando oltre ogni steccato” ha detto Riccardo Riccardi, di Forza Italia. “Il problema della mobilità – ha sottolineato Pietro Paviotti, dei Cittadini – esisteva prima della riforma delle autonomie locali. Lo conosciamo e siamo disponibili a trovare una soluzione”.
“Abbiamo il doppio dei dipendenti del resto d’Italia? Diteci dove sono, se nei municipi mancano”, ha affermato Alessandro Colautti, del Nuovo centro destra. “Qui siamo a rischio di interruzione di pubblico esercizio” ha poi aggiunto Renzo Tondo, di Autonomia responsabile. Per Cristian Sergo, del Movimento 5 stelle, tutti devono impegnarsi a risolvere un problema che non è solo dei sindaci, ma di tutti i cittadini. Infine, Chiara Da Giau, del Pd, ha garantito ascolto e appoggio a ogni soluzione che possa essere utile alla causa.
Da parte dell’assessore Panontin, che ha annunciato un intervento normativo a breve, una serie di indicazioni puntuali attraverso le quali intervenire, a partire dalla norma della legge 18 che consente di assumere il 100% del turnover dell’anno precedente (percentuale pari al 50% per i Comuni che non aderiscono alle Uti); inoltre la possibilità sia di effettuare compensazioni di assunzioni fra di Comuni, Unioni e Regione, sia di utilizzare il budget per le assunzioni a tempo indeterminato anche a favore delle forme di lavoro flessibili (tempo determinato, interinali).
Una valutazione sarà infine fatta in merito alla possibilità di intervenire sul sistema del nulla osta e di preveder forme di sostegno tramite l’utilizzo di personale regionale per accompagnare i Comuni nell’esercizio delle funzioni più in sofferenza.