Non furono uccisi, ma trucidati. È questa l’affermazione che più è stata spesa davanti alla malga di Porzûs – Topli Uorch, ma prima ancora in piazza Primo Maggio, davanti al monumento che il Comune di Faedis ha dedicato ai caduti di tutte le guerre, e poi nel corso della messa svoltasi nella chiesa parrocchiale della frazione di Canebola, nel cuore della valle del Torre che, da un lato, guarda al Tarcentino e, dall’altro, al Cividalese, a una manciata di chilometri dal confine con la Slovenia, dove esattamente 78 anni fa 17 partigiani ‘bianchi’ della brigata Osoppo, tra cui una donna, furono assassinati da partigiani ‘rossi’ della brigata Garibaldi.
Una cerimonia, quella fino alla malga, che l’Associazione partigiani Osoppo (Apo) organizza da diversi anni e che, questa volta, ha registrato la presenza del Governo tramite il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, e i dieci anni dalla morte di don Redento Bello, noto con il nome di battaglia di don Candido, figura fondamentale per la riconciliazione storica nel 2001 tra osovani e garibaldini, ricordata più volte a Faedis negli interventi delle autorità che hanno preso parte all’evento.
“Nutriamoci della storia di questi ragazzi che ci hanno dato la libertà. Arrivando ai grandi della terra, farebbe comprendere che dopo una guerra c’è sempre una pace e, nel loro caso, una riconciliazione. All’Apo il compito di continuare a raccontare questa storia perché senza il ricordo non ci può essere un futuro migliore”. Con queste parole il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi, è intervenuto oggi a Faedis e nella frazione di Canebola per la celebrazione nel 78esimo anniversario dell’eccidio delle malghe di Porzus.
Per l’occasione erano presenti, oltre al ministro Ciriani e al vicepresidente Riccardi, il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, i primi cittadini di Faedis, Claudio Zani, e di Attimis, Sandro Rocco, insieme a numerosi sindaci, ai consiglieri Giovanni Sibau, Mariagrazia Santoro, Edy Morandini, Franco Iacop, Elia Miani e Cristiano Shaurli, ai referenti di Associazioni combattentistiche e d’arma, autorità militari e religiose.
“È importante che questa drammatica vicenda sia riconosciuta e sia un valore del nostro Paese – ha aggiunto Riccardi -. Quella di oggi è una cerimonia commossa e commovente, entrata da decenni nel cuore della gente friulana; da alcuni anni è entrata a far parte anche del bagaglio di conoscenze degli storici, dei docenti universitari e degli uomini di cultura che confermano che, quello delle malghe, non fu che uno dei tanti episodi drammatici di cui è costellata la guerra di Liberazione”.
“Di episodi connotati da violenza e sopraffazione ve ne furono molti altri come atrocità e numero di persone che persero la vita: pensiamo al nostro Friuli e al tragico eccidio di Avasinis dove furono uccisi dai nazisti 51 tra uomini e donne e bambini, così come il vicino eccidio di Torlano di Nimis, con 33 tra uomini donne e bambini trucidati. Sono episodi di una atrocità immensa, che ci lasciano senza parole. La loro esecrazione è comune a tutti noi e travalica ogni schieramento politico e culturale” ha ricordato il vicegovernatore nel suo intervento.
“Grazie, allora, ai partigiani della Osoppo, non solo per l’impegno profuso nel mantenere viva la memoria in questi decenni ma per il clima di sereno confronto che l’associazione è riuscita a mettere in atto, consentendo di trovarci oggi in una situazione in cui sono scomparse le asprezze del passato – ha aggiunto ancora Riccardi -. Grazie, alla Osoppo, per la grande lezione di libertà. Sarà importante, anche nei prossimi anni, che vengono sviluppati progetti e idee che sono state elaborate in questo periodo: occorre che il simbolo di questa storia di libertà, cioè delle malghe di Porzûs, sia valorizzata al massimo”.
“In queste ultime settimane – ha affermato Zanin – abbiamo ripercorso eventi drammatici del ‘secolo breve’, abbiamo celebrato il Giorno della Memoria, il Giorno del Ricordo, oggi siamo a Faedis per non dimenticare l’eccidio di Porzûs. Queste parole che si ripetono – memoria, ricordo – trovano la sintesi perfetta nel sacrificio dei giovani osovani”.
“La memoria è qualcosa che dobbiamo far ripercorrere alla nostra mente – ha proseguito il presidente Zanin – perché fatti come quelli della Shoah, ad esempio, non si abbiano più a ripetere. Ma la memoria è anche qualcosa che serve per trovare una giustificazione agli eventi, come è stata l’abbraccio tra don Candido e il garibaldino ‘Vanni’. Mentre ricordo significa riportare al cuore. E allora io oggi desidero ‘riportare al cuore’ il grande lascito etico che i morti di Porzûs ci hanno lasciato”.
“Quei ragazzi li paragono alla parabola de piccoli semi di senape, i più piccoli di tutti – ha spiegato Zanin -, da cui però nascono grandi alberi sotto i cui rami possono ripararsi tutti gli uccelli del cielo. Quei giovani hanno testimoniato che c’è un valore più grande che va al di là della nostra vita e che è quello della libertà. Ecco allora mi piace pensare che tutti noi, ricordandoli con il cuore, possiamo dire responsabilmente, coscientemente, di poter riposare sotto le fronde di quell’albero nato dal loro seme e che ci ha garantito democrazia e libertà, sulle quali dobbiamo essere vigili affinché episodi come quelli non ritornino più”.
“Mi approccio a questa cerimonia – ha detto il ministro Ciriani – con grande rispetto e reverenza. Questo luogo è simbolo non solo della nostra storia regionale, ma della storia d’Italia, una storia sottaciuta per moltissimi anni”.
Con una lettera, la medaglia d’oro al valore militare Paola Del Din si è augurata che “sia in sede europea sia presso i parlamenti nazionali, si riesca a capire finalmente che è stato un errore cedere sui principi etici della civiltà europea a favore di un completo abbandono ai beni materiali. E che l’Europa capisca la necessità, per se stessa, di creare una difesa unitaria”.
Roberto Volpetti, presidente di Apo, ha ricordato i diversi eventi organizzati negli ultimi giorni per commemorare i partigiani osovani, “tutti volti, senza mai alzare i toni o fare polemica, a una seria riflessione sui fatti della storia. Vogliamo scrivere parole indelebili che aiutino oggi e sempre alla memoria e alla riflessione, senza mai tradire gli insegnamenti di chi ci ha preceduto”, ha ribadito.
“Le nostre posizioni politiche possono essere diverse – sono state le parole del sindaco Zani, con cui la cerimonia aveva preso il via in piazza Primo Maggio -, ma ricordiamoci sempre che ci è dato di esprimerle proprio grazie al sacrificio di persone come quelle che oggi ricordiamo”.
La celebrazione, come di consueto organizzata dall’Associazione partigiani Osoppo (Apo), in collaborazione con i Comuni di Attimis e Faedis, ha visto la partecipazione anche di gruppo di ragazzi della Casa dell’Immacolata di don Emilio de Roja.
La cerimonia ha visto un primo momento commemorativo in piazza Primo Maggio, a Faedis, cui ha fatto seguito un secondo momento solenne, con la messa officiata da don Marco Minin, il cappellano militare della Brigata “Julia”, nella Parrocchiale della frazione di Canebola. Qui è stata ricordata la figura di don Redento Bello, nome di battaglia “don Candido”, nel decimo anniversario della sua scomparsa.
Infine si è tenuto il pellegrinaggio alle malghe, dove sono stati onorati i caduti della Brigata Osoppo con la deposizione di una corona, di un mazzo di fiori e con la recita delle preghiere.