Il patto finanziario Padoan-Serracchini, firmato nel 2014, è scaduto lo scorso 30 giugno. Questo accordo segue il precedente Tremonti-Tondo del 2010. Assieme hanno regalato a Roma oltre 2,2 miliardi di euro dei friulani in sette anni, sia in termini di contributo al federalismo fiscale sia di rinuncia ai crediti Irpef dei pensionati.
“Siamo al lavoro da mesi nella costruzione di un nuovo sistema di rapporti finanziari con lo Stato, che puntualmente definiremo entro l’anno” assicura l’assessore regionale alle Finanze, Francesco Peroni. Ma dai banchi dell’opposizione già si levano diversi alert.
“Si acceleri la rinegoziazione del patto finanziario fra lo Stato e la Regione – chiedono i capigruppo di Alternativa popolare, Alessandro Colautti, e di Autonomia responsabile e già governatore, Renzo Tondo (lo stesso del primo accordo) – perché la Finanziaria regionale 2018 incombe e senza nuove definizioni di rapporti la Regione si troverà nell’assoluta incertezza. Inoltre, nel nuovo Patto si lotti politicamente e giuridicamente per inserire il principio dell’intesa. È l’ultima possibilità che abbiamo per salvare la specialità della cassa del Friuli Venezia Giulia e con essa la gestione delle competenze primarie che abbiamo”.
Il principio dell’intesa al tempo è stato colto da un’altra Regione a Statuto speciale, Trentino Alto Adige, trasformando il contributo a Roma nell’acquisizione di nuove competenze. La nostra Regione, invece, firmò per due volte una cambiale in bianco.
Due, secondo Colautti e Tondo, le possibili interpretazioni sul dopo Padoan-Serracchiani nel caso del mancato rinnovo: “Pesanti contribuzioni a carico della Regione, perché agli accordi del 2010 si sommerebbero quelli per il coordinamento della finanza pubblica che si sono aggiunti da allora; o l’applicazione della legge che regola i rapporti finanziari con le Regioni a statuto ordinario”.
“Siamo pienamente consapevoli – ribatte l’assessore Peroni – che il Patto cesserà i propri effetti alla fine dell’anno in corso. Pertanto abbiamo tempestivamente avviato un proficuo confronto con il Governo, destinato a disegnare a breve un nuovo accordo finanziario con lo Stato. Come è stato più volte chiarito in sede pubblica, questo obiettivo deve tener conto delle nuove regole in materia di pareggio di bilancio e della correlata esigenza di garantire maggiore stabilità al nostro gettito, superando l’attuale modello del ‘riscosso’, a favore di un nuovo sistema, retto sul ‘maturato’. La fase di approfondimento tecnico in atto tra uffici finanziari dello Stato e della Regione è ormai prossima a concludersi: consentirà di rivedere con la dovuta consapevolezza l’equilibrio tra compartecipazioni e funzioni acquisite nel tempo dalla Regione”.
“A questo fronte di intervento – aggiunge Peroni – si affiancherà quello della ridefinizione del contributo regionale al coordinamento della finanza pubblica: contributo che il Patto Padoan-Serracchiani ha già ridotto negli anni di sua vigenza per oltre 800 milioni nel complesso”.
Peroni, inoltre, segnala un ulteriore pericolo scampato poche settimane fa: la legge di Stabilità 2016 aveva previsto ulteriori sacrifici alle Regione autonome, ma l’impugnazione davanti la Corte costituzionale li ha bocciati. In soldoni sarebbero stati ulteriori 190 milioni in due anni trattenuti a Roma.