In Ucraina si continua a combattere. Al termine del terzo round di colloqui con Mosca, che si è tenuto nel pomeriggio in Bielorussia, nell’area della foresta di Bialowieza, e durato quasi quattro ore, è emersa solo una flebile speranza di un’intesa temporanea sulla creazione di vie d’uscita per i civili dalle città sotto attacco.
Finora i corridoi umanitari, tentati già da sabato in particolare per la città di Mariupol, non hanno funzionato, con scambi di accuse e responsabilità tra ucraini e russi. Mosca avrebbe concesso garanzie di fuga solo verso Russia e Bielorussia, di fatto territori ostili per la popolazione ucraina.
Se sul terreno, l’assedio si fa sempre più pesante ed è arrivato tra i palazzi alla periferia della capitale Kiev, i profughi sono ormai 1,7 milioni, oltre un milione dei quali accolti in Polonia.
In Italia, fa sapere il Viminale, a oggi sono 17.286 i cittadini ucraini accolti: 8.608 donne, 1.682 uomini e 6.996 minori. Le principali destinazioni risultano essere Roma, Milano, Bologna e Napoli, dove raggiungono familiari e conoscenti che già vivono nel nostro Paese.
Prosegue l’impegno del Ministero dell’Interno in coordinamento, sui territori, con le Prefetture, per la solidarietà e l’accoglienza, “valori fondanti dell’Unione europea che l’Italia mette in pratica da anni”, come ha sottolineato oggi il presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha ringraziato il Ministero e le Prefetture, insieme ai Sindaci, per il lavoro che stanno svolgendo.
Proprio sul tema dell’accoglienza è tornato anche Massimiliano Fedriga, nella sua duplice veste di governatore Fvg e presidente della Conferenza delle Regioni. “Ci stiamo organizzando insieme alla tua Protezione civile nazionale, per far fronte a tutta la parte di gestione, in particolare degli aspetti sanitari. Serve, però, un approfondimento insieme al Ministero della Salute e al Ministero degli Interni. Della parte dell’accoglienza, si stanno facendo carico direttamente le Prefetture ma è chiaro che noi, essendo regione di confine e principale punto d’ingresso via terra, non possiamo pensare di far gravare solo sul nostro Sistema sanitario tutte le prime necessità doverose da garantire alle persone che scappano dall’Ucraina”.
“A oggi non esistono previsioni precise sul numero potenziale degli arrivi. Attualmente sono poche le persone che si sono fermate in Friuli Venezia Giulia, ma i flussi potrebbero aumentare notevolmente in relazione alla durata del conflitto. Come Conferenza delle Regioni abbiamo dato il via libera alla prima ordinanza del Capo della Protezione civile Curcio, ma adesso è necessario coordinarsi, come dicevo, per organizzare in modo chiaro tutta la parte di primo ingresso: bisogna capire, ad esempio, dove devono essere fatti i tamponi, se nel luogo di primo ingresso o se a destinazione. E poi c’è il tema delle vaccinazioni, non solo contro il Covid, ma anche quelle pediatriche per altre patologie (come difterite, tetano, pertosse, poliomielite, ndr). Senza trascurare tutta la parte dell’assistenza sanitaria di cui chi scappa dalla guerra potrebbe necessirate”, continua Fedriga.
“Sul fronte dell’emergenza Covid, non possiamo abbassare la guardia. I primi dati ci dicono che non sono tantissimi i positivi, ma sappiamo che solo un terzo della popolazione ucraina è vaccinato. Speriamo che, con l’avvicinarsi della stagione più calda, il rischio contagi possa essere limitato. Ma dobbiamo tenere sotto controllo la situazione per non rischiare di ripiombare in un’emergenza che stiamo superando”, prosegue Fedriga.
Sul fronte della politica internazionale, “in questo momento, serve compattezza da parte delle forze democratiche occidentali, anche per convincere Mosca che la situazione non si può risolvere lanciando bombe su bambini o sugli ospedali. E ovviamente dobbiamo dare tutto il supporto umano e umanitario necessario alle popolazioni colpite dalla guerra. Le sanzioni alla Russia stanno andando avanti. Ovviamente io mi auguro che ci siano meno sanzioni possibili, che significherebbe una soluzione del conflitto. Ma mi pare evidente che la situazione è ancora molto complicata, c’è ancora molta tensione tra le parti e, soprattutto quella russa, è decisamente poco avvezza al dialogo in questo momento…”.