Una prima presentazione dei risultati ottenuti dalla Mia, la Misura attiva di sostegno al reddito introdotta dalla legge regionale 15 del 2015 in Regione, è stata esaminata dal Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione che si è riunito oggi presenti i componenti della terza Commissione del Consiglio regionale. Lo stesso consiglio è tenuto a controllare e a valutare l’efficacia dei risultati ottenuti, per stabilire eventuali decisioni di riforma delle norme.
Dai dati emerge che il 29% dei beneficiari della Mia corrisponde a nuclei familiari con componenti stranieri, il 12,1% da nuclei con almeno un componente straniero e il 45% dei beneficiari totali proviene da paesi europei ed extra Ue. L’indice di povertà relativa delle famiglie in Friuli Venezia Giulia, nel 2017, risultava pari a 6,9% rapportata al dato nazionale del 12,3% e del Nord Italia del 5,9%. Il 32% dei beneficiari risulta occupato.
Gli interventi che sono seguiti alla presentazione dei dati si sono focalizzati sulle possibili azioni future per integrare le misure nazionali come il Reddito di cittadinanza, come una nuova Mia pensata quale azione strutturale di tipo socio-assistenziale, con una distribuzione omogenea sul territorio e la ridefinizione delle piante organiche aggiuntive dei servizi sociali dei Comuni, in relazione alle mutate esigenze e ai nuovi carichi di lavoro.
“Serve un’inversione di rotta rispetto alla Mia voluta dal centrosinistra perché, dopo tre anni, i numeri ci dicono che in Friuli Venezia Giulia l’intervento, pur iniziando a incidere sull’abbattimento della povertà, ha generato uno squilibrio rilevante a favore degli stranieri. La domanda da porsi è se questi numeri siano anche l’evidenza di un malessere sociale che va subito indagato”, ha detto il vicegovernatore Riccardo Riccardi.
“Quando tra i beneficiari del Mia hai il 45,4 per cento del totale che sono stranieri – ha rilevato tuttavia Riccardi – è evidente che c’è una sproporzione rispetto al rapporto tra i cittadini italiani e stranieri che vivono in Friuli Venezia Giulia”. Nello specifico, sul totale dei beneficiari stranieri, il 65 per cento è composto da nati in Paesi extra Ue, il 10,5 per cento in Paesi comunitari e il 25 per cento, in gran parte dato da minori, è nato in Italia.
“Chi ha prodotto il Mia nella passata legislatura lo ha generato in spregio all’equilibrio che andava introdotto in un provvedimento così delicato. Noi invece guardiamo con favore alle misure che proteggano anzitutto i cittadini italiani – ha commentato il vicegovernatore -, perché la condizione di povertà che vivono è oggi all’origine di molte tensioni sociali”.
Per quanto riguarda la compresenza di provvedimenti di sostegno al reddito regionali e nazionali, “vedremo ora quali saranno gli sviluppi per il reddito di cittadinanza – ha rilevato Riccardi -. Una volta avuta chiara la misura nazionale, valuteremo la situazione nel complesso, tenendo conto però che, a mio avviso, i filoni devono essere diversi: un conto è assistere chi versa in condizioni di povertà strutturale, un conto è assistere coloro che sono in attesa di un lavoro”.
Riccardi, tra i dati di spicco, ha evidenziato la concentrazione della domanda di Mia negli agglomerati urbani e la sua distribuzione. “Nei Comuni fino ai 3mila abitanti – ha riferito – si registrano mediamente l’1,9 per cento di richiedenti ogni 100 residenti; l’incidenza sale di poco al 2,3 pc nei Comuni tra 3mila e 8mila abitanti, per attestarsi al 3,8 nei Comuni al di sopra degli 8mila abitanti e raggiungere nei Comuni capoluogo quote molto più rilevanti. L’elemento di novità – ha concluso Riccardi – è che il rapporto tra beneficiari e residenti nella città di Trieste si attesti al 6,4 per cento, dato inferiore rispetto a tutti i capoluoghi di provincia, con Pordenone al 7,7, Gorizia all’8,3 e Udine oltre il 9”.
“La Mia ha funzionato. I dati illustrati oggi dimostrano che non esiste solo la necessità di lavoro, ma anche di inclusione sociale. La misura nazionale è parziale e quindi la giunta dovrà valutare quanta gente che ha bisogno di aiuto resterà resterà di fatto esclusa dal sostegno”. Lo dicono i consiglieri regionali del Pd, Mariagrazia Santoro, Chiara Da Giau e Franco Iacop a margine della seduta.
Secondo Da Giau, “il reddito di cittadinanza riduce la platea occupandosi solo dell’aspetto lavorativo e affidando tutto ai Centri per l’impiego che non si prenderanno certo carico di tutte le persone che sono fuori dal mondo del lavoro. Noi, nella precedente legislatura abbiamo creato una misura completa che toccava aspetti lavorativi e sociali, quella nazionale è parziale e la decisione della Giunta Fedriga di interrompere la Mia creerà problemi”.
“Dalla presentazione – ha evidenziato il presidente del Comitato, Iacop – sono emersi dati importanti: infatti dai 2.200 patti esaminati (che rappresentano il 22 per cento del totale dei patti stipulati), emerge che solo il 3,8 per cento delle persone non ha raggiunto gli obiettivi previsti. Nel tema specifico del lavoro il risultato viene raggiunto dal 68 per cento dei beneficiari. Si evidenzia inoltre come gli extracomunitari rappresentino solo il 30 per cento della platea complessiva”.
Secondo Santoro “gli obiettivi raggiunti evidenziano la qualità della misura e quindi anche un suo successo. Adesso dobbiamo capire cosa vuole fare la giunta visto che ha annunciato, in occasione della legge di stabilità 2019, di voler chiudere il canale lasciando come unico strumento il reddito di cittadinanza. È necessario comprendere che esistono due tipologie didestinatari: le persone in difficoltà lavorative e quelle che vivono un disagio sociale in senso più ampio. Le tematiche sono dunque trasversali e riguardano non solo il lavoro, ma anche il sociale e la casa. Una misura di sostegno non può escludere nessuna di queste tematiche”.