Europeismo significa anche dotare il Friuli delle infrastrutture adeguate affinché il suo sistema economico dialoghi efficacemente con il resto del continente. E il Recovery Fund è la vera opportunità da non perdere. Per l’eurodeputato friulano Marco Dreosto, da poco nominato anche segretario regionale del suo partito, la Lega, il sostegno al governo Draghi è la risposta naturale a una base di elettori, lavoratori e imprenditori, che chiedono risposte rapide per uscire dal pantano causato dalla pandemia.
Dal suo osservatorio europeo, come viene visto negli altri Paesi il cambio radicale avvenuto nel governo italiano?
“Le Cancellerie internazionali stanno osservando con grande attenzione quello che sta succedendo in Italia. Mario Draghi, oltre a essere una persona di buon senso, è anche una figura con un altissimo profilo a livello internazionale che può quindi inserirsi in determinate dinamiche europee per difendere gli interessi italiani. Penso, ad esempio, alla sua autorevolezza durante le trattative diplomatiche al Consiglio europeo. Con Draghi, l’asse franco-tedesco in Europa potrebbe vedere l’innesto del nostro Paese e questo potrebbe scardinare i piani di qualcuno. Gli scenari internazionali sono molteplici ma l’obiettivo sarà contare di più in Europa ed essere credibili nella spesa del Recovery Fund, vero e proprio strumento per rilanciare la nostra economia: l’obiettivo più importante”.
E la sua base elettorale? Che commenti ha sentito negli ultimi giorni nelle botteghe e nelle osterie nella sua Spilimbergo?
“Gli impegni mi portano ad essere spesso lontano dalla mia città, ma frequento costantemente i territori. La nostra base elettorale è un elettorato maturo fatto di persone che lavorano, sudano e ci chiedono di far ripartire prima possibile le loro attività. Questa scelta non è stata calata dall’alto, ma è arrivata ascoltando i nostri territori e le esigenze delle attività produttive. Gli esercenti, le partite Iva, i piccoli e grandi imprenditori hanno fretta di riaprire. Non si poteva perdere altro tempo. Abbiamo anteposto il bene del Paese agli interessi personali e politici. Ora bisogna lavorare tutti assieme e la Lega a questa chiamata ha risposto: presente! Ora è necessaria responsabilità, velocità ed efficienza”.
Quanto sta succedendo (e succederà) a Roma potrebbe avere ripercussioni anche nello scenario politico regionale?
“No. L’alleanza con gli altri partiti del centrodestra è salda senza se e senza ma. Alle prossime elezioni amministrative ci presenteremo ovunque assieme e assieme vinceremo in molti Comuni”.
La ‘vera’ Lega è quella di Salvini sovranista o di Salvini europeista?
“A noi non interessano etichette. Noi lavoriamo per il bene degli italiani. Dopo la chiamata da parte del Quirinale a tutti i partiti, la Lega si è dimostrata responsabile. Come primo partito italiano e come forza politica candidata a governare il Paese, è necessario per noi saper dialogare e parlare con tutti in Italia e in Europa”.
Assumendo l’incarico di segretario regionale, che Lega ha trovato in Friuli?
“La Lega in regione è fatta da tanta gente per bene e da migliaia di attivisti che sono il vero motore del partito. Spesso sono i vertici che prendono più visibilità, ma è agli iscritti che vorrei rivolgere il mio pensiero più grande di gratitudine. Tanto impegno quotidiano sul territorio, passione, ore spese nelle sezioni e a risolvere i problemi. La Lega Fvg è un partito in salute e con tanta voglia di fare”.
Che obiettivi si è dato in questo nuovo ruolo?
“La prima sfida saranno le prossime elezioni amministrative. Andremo al voto in Comuni grandi e in comuni più piccoli ma in tutti la Lega sarà presente con suoi candidati. Sono convinto che il lavoro svolto fino a ora premierà il nostro partito con tante vittorie nella nostra amata regione”.
In Friuli, nascerà mai una lista Fedriga come è successo in Veneto con Zaia?
“Ritengo che in Friuli vi siano dinamiche diverse da quelle del Veneto. Fedriga sta lavorando in maniera eccezionale alla presidenza e l’obiettivo è quello di rivincere le prossime elezioni regionali e governare la nostra Regione con il buon governo ancora per molto tempo”.
Veniamo al Recovery Plan. Secondo lei, come deve muoversi in queste settimane la giunta regionale per ottenere il massimo degli investimenti?
“Giustamente il Friuli-Venezia Giulia aveva richiesto che fossero le Regioni a fare da collettore delle richieste e necessità del territorio per le interlocuzioni con il governo, in modo che venisse predisposto un piano organico per lavorare in maniera puntuale sul Recovery Fund. Assieme a un dialogo costante con il governo e con le istituzioni europee e con progetti concreti, penso sia questo il percorso corretto da intraprendere per ottenere il massimo degli investimenti”.
Quali sono secondo lei esempi di opere che il Friuli può chiedere e che rispondono meglio ai requisiti previsti dalla Next Generation Eu?
“Ad esempio, in tema di infrastrutture, si potrebbe pensare all’interporto di Pordenone, snodo strategico per i collegamenti commerciali con il Nord Europa, al rafforzamento delle vie di collegamento tra Friuli, Veneto e Austria. Non si può dimenticare di inserire nel piano nazionale anche il rilancio del progetto Udine 2050 con la riqualifica dell’ex Safau che da decenni attende di essere restituita alla città. Rafforzare anche i collegamenti tra Porto di Trieste e il retroterra in maniera tale che eventuali finanziamenti allo scalo giuliano possano essere propedeutici allo sviluppo economico di tutta la regione. Tutti progetti di ampio respiro europeo che si inseriscono nella riorganizzazione dell’impianto logistico voluta dalla Regione e considerata dal presidente Fedriga tra i pilastri più importanti della legislatura. L’obiettivo finale è l’integrazione delle infrastrutture, dei porti e degli interporti per poter diventare una piattaforma di riferimento del Centro ed Est Europa. È una vera opportunità da non perdere”.
E l’autostrada pedemontana Sequals-Gemona che tanto invocata dal presidente di Confindustria Alto Adriatico, il pordeonese Michelangelo Agrusti?
“Le infrastrutture sono strategiche e la regione sta valutando attentamente tutte le opportunità. Questa via potrebbe decongestionare la Pontebbana, ridurre l’inquinamento e ampliare il bacino occupazionale. Dobbiamo anche pensare come rafforzare i collegamenti tra la nostra regione e il Nord Europa con i rapporti commerciali che ne beneficerebbero non poco. Le proposte, quindi, non mancano”.
Infine, potrà mai esistere un’Europa dei popoli, quindi compreso quello friulano, anziché dei governi nazionali?
“È dovuta intervenire purtroppo una pandemia globale con una conseguente crisi economica per fare cambiare approccio all’Ue. Noi della Lega siamo stati eletti nel 2019 chiedendo che l’Europa si trasformi da un’Europa dei burocrati a un’Europa dei popoli. C’è ancora tanto da lavorare, ma più che una legislazione è necessario far scattare un cambio di mentalità per chi lavora in alcuni palazzi di Bruxelles e noi della Lega continueremo a lavorare perché ciò avvenga”.