La libertà è partecipazione, cantava Giorgio Gaber nel lontano 1972. Lo è ancora di più se a essere parte di qualcosa sono ragazzini dai 9 ai 14 anni più o meno: gli alunni delle scuole elementari, oggi primarie, che aderiscono ai consigli comunali dei ragazzi (Ccr), 68 soltanto nella nostra regione.
Per il garante regionale dei bambini e degli adolescenti, Fabia Mellina Bares, non si tratta di politica con la ‘p’ maiuscola. “I Ccr hanno una funzione diversa. E’ partecipazione alla vita comunitaria. Altrimenti, l’unico modo dei ragazzi di far sentire la loro voce è a scuola. Nei Ccr possono presentare progetti interessanti per il loro territorio, fare richieste e confrontarsi”.
Momento importante e di grande coinvolgimento è stato l’incontro dello scorso 21 novembre a Udine, al quale hanno partecipato 44 Ccr da tutta la regione. “In quell’occasione – continua la garante – è tato presentato il nuovo progetto della Regione: l’albo dei Ccr, attraverso il quale i funzionari possono tenere ‘sotto controllo’ la situazione, dalle nuove adesioni alle proposte. Dal sito, al quale si accede tramite quello del garante, i ragazzi possono anche entrare in contatto tra di loro, confrontare le proprie esperienze e conoscere quali progetti stanno portando aventi tutti i consigli”.
È fondamentale che, almeno nel caso dei Ccr, i ragazzi siano ascoltati dagli adulti. “È una bellissima esperienza, tanto più che, almeno una volta l’anno, i consiglieri hanno la possibilità di partecipare a una riunione del consiglio comunale vero e proprio e di poter portare ai consiglieri adulti proposte ed eventuali critiche”.
Un occhio attento sulle problematiche della scuola e del proprio territorio
Ovvimanete, visto che si tratta di giovanissimi, proproste e progetti riguardano soprettutto il loro territorio di appartenenza.
“Proprio per monitorare le diverse realtà presenti in regione, è stato istituito un elenco dei Ccr – conclude Melina Bares – . Per quanto riguarda le proproste e le richieste, è ovvio che riguardino soprattutto la scuola, piuttosto che nuovi campi spotivi la valorizzazione della montagna, per chi magari vive nei piccoli paesi della Carnia”. Insomma, le realtà più vicine ai giovanissimi.
Proposte concrete e grande entusiasmo
La storia dei Consigli comunali dei ragazzi cominciò in Friuli Venezia Giulia, dalla provincia di Gorizia, nel 1995. Visto il successo di questa prima iniziativa, i Ccr si diffusero pian piano in tutta la regione, fino ad arrivare al numero attuale di 68.
“Quella dello scorso 21 novembre a Udine – spiega Patrizia Baldassi, funzionario dell’Ufficio regionale del garante regionale dei diritti della persona – è stata un’occasione importante per regionare insieme sulle proposte, i progetti, anche attraverso la presentazioni di documentazioni ad hoc. La riunione ha avuto una grande partecipazione. Su 58 Ccr, il numero si riferisce ai dati dello scorso anno, hanno aderito all’incontro ben 44 consigli”.
E’ stata l’occasione per presentare l’albo regionale dei Ccr.
“Adesso – continua Baldassi – ogni Ccr può inviarci immediatamente le comunicazioni su chi è l’educatore referente di ogni singolo Ccr, su ventuali cabiamenti, nuove adesioni o cancellazioni. Oltre, ovviamente, a comuncarci nuovi progetti o richieste. E’ fondamentale che grazie al nuovo albo i Ccr si possano mettere in contatto tra di loro”.
Progetti e rischeste rigardano sorattutto il territorio di appartenenza. “Durante il consiglio, i ragazzi discutono e si confrontano sui diversi temi, presentando anche disegni, soprattutto nel caso di piccoli delle scuole primarie. Per eseperienza personale, posso garantire che le poproste non sono mai dipsersive, ma senza concrete e che negli anni c’è stata sempre grande adesione ed entusiasmo. Forse, è proprio perché i partecipanti sono così giovani. Poi alle superiori ci saranno altri modi per partecipare, dai consigli d’istituto alle consulte, alla politica vera e propria”.
Almeno una volta l’anno ogni Ccr partecipa a un consiglio comunale degli ‘adulti’. “E’ questo – continua Baldassi – il vero momento isttzionale. E’ importatnte perché i ragazzi non soltanto sono ascoltati, ma vengono date loro risposte. Non tutte sono positive, ma è spiegato loro perché il progetto che hanno presentato non può essere approvato, o perché sarà realizzato soltanto in parte. Credo che anche un ‘no’, se ben documentato, sia ben accetto”. E megari non fa perdere entuasiasmo, quello che ormai la politica con la ‘p’ maiuscola fatica a suscitare nei giovani, ma anche negli adulti.
La democrazia funziona meglio quando è gestita dai giovanissimi
L’idea del consiglio comunale dei ragazzi nasce a New York il 20 novembre 1989, quando è stata firmata da 196 Stati di tutto il mondo la ‘convenzione sui diritti del fanciullo’. Recepita con una legge italiana oltre a fissare i principi fondamentali per la crescita ei bambini promuove anche la partecipazione nelle istituzioni da parte dei più piccoli. Il Ccr è composto da ragazzi che sono nominati in ogni scuola che partecipa al progetto per diventare i rappresentanti dei propri compagni di classe. Possono essere eletti studenti delle scuole medie, ma anche quelli degli ultimi due anni della scuola primaria.
Ogni quarta e quinta elementare, infatti, può eleggere un consigliere. I tre anni delle medie, invece, eleggono per ogni classe due consiglieri. Si vota, scrivendo su una scheda il nome dei due candidati preferiti. In caso di parità, come nella politica dei grandi, si procede al ballottaggio.
Il consiglio comunale dei può proporre iniziative e dare giudizi sui problemi che riguardano la gestione della città di appartenenza, soprattutto per quanto riguarda il mondo della scuola ma anche lo sport e gli spettacoli culturali.
Tra i compiti dei consiglieri c’è anche quello di eleggere il sindaco dei ragazzi che avrà il compito di rapportarsi direttamente con il suo omologo adulto. Dopo l’elezione del sindaco, il consiglio si riunisce dopo circa un mese per eleggere il presidente e il segretario. In questi casi possono essere eletti anche i bambini delle elementari dei primi tre anni. Per riuscire a sviluppare al meglio il lavoro, il consiglio viene aiutato da un adulto, tutor referente, che ha il compito di permettere ai ragazzi di migliorare il territorio di appartenenza anche attraverso una somma di denaro messa a disposizione dal Comune.