“Le annunciate riammissioni dei cittadini stranieri rintracciati nell’area confinaria tra Italia e Slovenia sono, al di là di ogni considerazione etica, operazioni gravemente illegittime per molte ragioni giuridiche”. L’Ics, il Consorzio italiano di solidarietà, ribadisce la sua posizione di netta contrarietà ai respingimenti dei migranti. “In primo luogo, l’accordo di riammissione tra Italia e Slovenia, risalente al lontanissimo 1996, non è mai stato ratificato, nonostante abbia una chiara natura politica e ricada pertanto tra le ipotesi di cui tale procedura è obbligatoria. Per tale ragione, anche ai sensi dell’art. 46 della Convezione di Vienna sul diritto dei trattati, esso è da considerarsi nullo sul piano giuridico”.
“In secondo luogo nessuna riammissione può essere informale in quanto, in uno Stato di diritto, ogni azione di qualsiasi pubblica amministrazione, specie se si tratta di una decisione che incide su diritti fondamentali di una persona, deve consistere in un provvedimento scritto, motivato e notificato all’interessato che deve poter avere il diritto, sancito dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’Uomo, di contestare la decisione in sede giudiziaria anche ad azione eseguita”, prosegue la nota di Ics.
“In terzo luogo, nessuno straniero che chiede asilo alla frontiera italiana o nel territorio può essere semplicemente riammesso in Slovenia come se tale domanda non fosse stata fatta, perché le norme impongono alle autorità italiane di registrare sempre la domanda di asilo e di attivare la procedura, compresa quella – prevista dal Regolamento Dublino III – per individuare il paese competente a esaminare la domanda di asilo se si hanno fondate ragioni che non sia l’Italia. La riammissione rappresenta pertanto una chiara violazione del diritto dell’Unione Europea in materia di asilo”.
“Il Governo italiano dovrà, quindi, chiarire se intenda riproporre nuovamente le gravissime illegalità che hanno caratterizzato la condotta delle autorità italiane nel 2020, anno in cui furono effettuate le riammissioni dei richiedenti asilo, poi cessate con ripristino della legalità a partire dal gennaio 2021”, conclude la nota di Ics.
Anche Oikos esprime “preoccupazione verso il tentativo di ritorno alla condizione di aperta illegalità delle cosiddette riammissioni informali sul confine italo-sloveno. Tale pratica è stata perpetrata in maniera massiccia sul nostro confine nord-orientale nel 2020, portando nei soli primi otto mesi dello stesso anno al respingimento illegale di oltre ottocento persone. Molte di queste avevano fatto esplicita richiesta di protezione internazionale alle autorità competenti. Le riammissioni informali, peraltro, alimentavano ed estendevano la prassi, ormai consolidata lungo la rotta balcanica, dei respingimenti a catena, per la quale i migranti intercettati in Slovenia vengono rimandati in Croazia e dalla Croazia in Bosnia o in Serbia, fuori dal territorio comunitario e in Paesi in cui i migranti corrono il rischio di subire trattamenti inumani e degradanti”.
“In questo modo, con un accordo giuridicamente invalido, l’Italia si rendeva complice di una dinamica in aperta violazione della Costituzione italiana, del principio di non-refoulement stabilito nell’ articolo 33 della Convenzione di Ginevra e di numerosi principi sanciti dalla Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo e della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea in materia di immigrazione e di asilo, che senza se e senza ma vietano riammissioni che possano comportare una violazione dei diritti umani fondamentali e/ o il rischio di respingimenti a catena verso Stati terzi. E’ dunque di estremo rilievo che il 18 gennaio 2021, accogliendo un ricorso presentato dalle avvocate Caterina Bove e Anna Brambilla per un richiedente asilo pakistano arrivato a Trieste e respinto a catena in Bosnia, il tribunale ordinario di Roma abbia dichiarato illegittima la pratica delle riammissioni informali, e che da quel momento, dopo anni di respingimenti, tali riammissioni non si siano più verificate”.
“Di fronte al lungo iter di riconoscimento di questa forma di illegalità perpetrata per anni dalle autorità italo-slovene, chiediamo al Governo italiano di ripensare le proprie posizioni e di non riproporre delle politiche confinarie che ignorano il diritto di asilo e tutti i diritti fondamentali da riconoscersi alle persone migranti”, conclude Oikos.
Dreosto (Lega): “Bene governo. Ong e talebani accoglienza si rassegnino”
“La direttiva del Ministro dell’Interno Piantedosi va nella giusta direzione per arginare i flussi migratori irregolari sulla rotta balcanica”, così, in una nota, il senatore Marco Dreosto, coordinatore regionale Lega Fvg e segretario dell’Ufficio di Presidenza della Commissione esteri e difesa di Palazzo Madama.
“Riammissioni e respingimenti sono necessari per bloccare questo fenomeno che tocca molto da vicino la nostra regione e che nel passato ha visto troppo lassismo da parte dei governi italiani. Una giusta posizione quella del nuovo Ministro dell’Interno che da importanza anche al nostro territorio e ai nostri cittadini che vedono la loro sicurezza messa a repentaglio da chi, invece, ha sempre sostenuto un sistema che promuoveva l’immigrazione paventando un sistema di accoglienza diffusa e fallimentare. Un ringraziamento va alle forze dell’ordine e all’esercito coinvolti nei pattugliamenti. Per questo è mia intenzione proporre in Commissione Difesa al Senato la possibilità di rifornire i nostri uomini e donne dislocate sul confine del Friuli Venezia Giulia tutti gli strumenti necessari per svolgere al meglio il loro lavoro, come più veicoli adatti al territorio sconnesso, apparecchiature tecnologiche di ultima generazione e più personale. Rispetto delle leggi italiane, ordine e controllo dei confini per dare più sicurezza ai cittadini. Le varie Ong e i talebani dell’accoglienza si rendano conto che il clima è cambiato e la sicurezza dei cittadini è al primo posto tra le priorità di questo governo”.