Non si placano le polemiche politiche per lo stop, last minute, dell’avvio della stagione invernale sulle piste. Il caso ha già creato le prime tensioni all’interno del Governo Draghi, con la componente leghista, guidata dal neoministro al Turismo Massimo Garavaglia che ha attaccato, neanche troppo velatamente, il collega alla Salute, Roberto Speranza, per l’intempestiva decisione di fermare fino al 5 marzo le attività.
Sulla mancata riapertura degli impianti da sci, è nuovamente intervenuto questa mattina, sulle frequenze di Radio Uno, il governatore Massimiliano Fedriga. “Innanzitutto, anche per le altre attività, serve programmazione. Decidere il giorno prima non è accettabile. Avevamo ricevuto l’ok dal Comitato Tecnico Scientifico non più tardi di una settimana fa, rispetto alle linee guida concordate con la Conferenza delle Regioni”.
“Il problema delle varianti è emerso da un’indagine che, su richiesta dell’Istituto superiore di sanità, tutte le regioni hanno eseguito il 3 e 4 febbraio, quindi si conosceva giorni prima, non certo domenica alle 19. Bisogna avere rispetto per gli operatori: sarebbe stato corretto dare maggiore preavviso, per evitare che si facessero ordinazioni o di farsi trovare già pronti chiavi in mano per il giorno dopo…”.
“Ricordo che, su richiesta delle Regioni, il precedente Governo aveva già deciso sullo stop agli spostamenti. Non si poteva decidere nello stesso momento anche per gli impianti di risalita? Così è sembrata proprio una presa in giro”.
“Gli indennizzi? Non sono in grado di quantificarli. Ma teniamo in considerazione che, solo per il Fvg, lo stop alla stagione invernale equivale a una perdita di Pil di 500 milioni, calcolando le molte entrate indirette”, conclude Fedriga.