Le elezioni regionali abruzzesi hanno messo in evidenza molti temi politici che devono farci riflettere. Per quanto riguarda le forze di governo, la Lega di Matteo Salvini sale vertiginosamente non più nei sondaggi ma nei voti, quelli veri, con un quasi 29 per cento, decuplicando i voti delle precedenti consultazioni, mentre i 5Stelle dimezzano i consensi passando dal 40 al 20 per cento. Il centrosinistra, con il Partito democratico fermo al palo del poco più del 14 per cento, supera di stretta misura – e con l’aiuto di tante liste civiche – il 31 per cento. Forza Italia non raggiunge il 10 per cento, mentre Fratelli d’Italia aumenta di solo qualche punto: dal 5 per cento passa al quasi 7 per cento, nonostante il candidato presidente di regione.
Insomma la Lega ora tiene il mazzo di carte e quindi il banco, mentre Luigi Di Maio e soci devono capire cosa fare. Parlare con più voci, e cambiando idea a giorni alterni, non paga. Alternative non ci sono. Il Carroccio tiene le chiavi dei due forni, quello di governo e quello delle istituzioni amministrative, come Le Regioni e i Comuni. Tra pochi giorni, ovvero il 24 febbraio, ci saranno le consultazioni regionali in Sardegna. Se il trend resterà quello attuale, per ripartire al Movimento 5 Stelle non resterà che scegliere se dare il via libera in Senato al processo contro Salvini oppure negare l’autorizzazione a procedere e accodarsi alla politica salviniana. Politica estera compresa (vedi Venezuela).
A Beppe Grillo e Davide Casaleggio restano le Europee quale ultima spes per cercare una nuova proposta politica. Prendendo atto che all’opposizione vanno bene tutte le affermazioni e le parole d’ordine, ma al governo servono scelte chiare e coerenti. Magari anche trasparenti. Perché anche le dirette streaming sono sparite e tutto è diventato top secret, Tav in primis. E questo alla gente questa situazione non piace. Insomma, l’amaro d’Abruzzo deve far riflettere.