Quesiti ripetitivi e mancanza di tempo per rispondere. Sono questi i principali motivi che hanno spinto la Giunta di Udine a non rispondere alle numerose interrogazioni presentate dai consiglieri di minoranza negli ultimi due anni e mezzo.
A spiegarlo, subito dopo l’esposto presentato alla Regione da parte del capogruppo di Prima Udine, Enrico Bertossi, è stato lo stesso primo cittadino, Pietro Fontanini. Il sindaco, proprio ieri, ha protocollato una risposta scritta a una interrogazione del 2019 che chiedeva spiegazioni in merito ai ritardi accumulati nelle risposte.
“In effetti – scrive il primo cittadino – l’esecutivo non ha pienamente ottemperato alle disposizioni dell’articolo 30 del regolamento del Consiglio comunale. Se ciò è avvenuto è a causa di tre fattori. La mancata istruttoria da parte degli uffici in merito ai quesiti proposti, la ripetitività dei quesiti e la mancanza di tempo da parte dell’esecutivo per assicurare la funzionalità di questo strumento di democrazia. Ma, alla data odierna, le risposte scritte hanno superato ampiamente il 50% delle interrogazioni presentate”, conclude Fontanini.
“In sostanza”, replica il consigliere Bertossi “il sindaco istituisce un principio in base al quale la democrazia esercitata al 50% è più che sufficiente. Faccio presente che tutti i consiglieri di minoranza hanno più volte sollecitato le risposte ai quesiti presentati e che la mancanza di tempo da parte dell’esecutivo e degli uffici per rispettare il regolamento del Consiglio comunale è un’affermazione estremamente grave”, aggiunge il capogruppo.
“La ripetitività dei quesiti, inoltre, se fosse vera, dovrebbe essere motivo di risparmio di tempo e non di mancata risposta per mesi, se non anni. Se esercitare i compiti e i diritti di consigliere comunale è un fastidio per la Giunta, il sindaco lo dica e cambi i regolamenti. Almeno così facciamo chiarezza una volta per tutte”, conclude Bertossi.