Sono tornate operative venerdì scorso, il 2 settembre, le pattuglie miste polizia di stato e Polizia slovena per controllare il confine tra i due paese e avviare fin da subito i respingimenti. L’operazione congiunta tra i due governi era stata sospesa nel 2020 in piena emergenza Covid vista l’impossibilità di lavorare a stretto contatto e la decisione del governo di Lubiana di chiudere i confini con l’Italia.
Lo scorso anno erano riprese ad agosto in attesa anche di alcuni ricorsi e poi della successiva ondata di covid che ne ha visto il blocco. Quest’anno l’attività è invece ripartita a pieno regime solamente la settimana scorsa.
Secondo Lorenzo Tamaro segretario del Sap, sindacato autonomo di polizia, in provincia di Trieste il lavoro congiunto è partito troppo in ritardo e senza il necessario aumento di personale che viene richiesto da tempo. In base ai dati resi noti dalla Regione, con l’assessore all’immigrazione Pierpaolo Roberti, gli arrivi sono stati circa 8 mila – dalla prefettura non vengono forniti numeri precisi ma si parla di dati in linea con il 2021 – e proprio Roberti va all’attacco: “Decidere di ripristinare i controlli congiunti appena a settembre equivale a chiudere la stalla quando i buoi sono scappati: statistiche alla mano infatti, i flussi più intensi lungo la rotta balcanica si esauriscono con la fine di agosto”.