Il Consiglio regionale ha respinto nella tarda serata di ieri una mozione della minoranza di centrodestra, che chiedeva l’uso dell’esercito per presidiare i luoghi sensibili e per pattugliare il confine Nord-orientale come “argine” all’attraversamento di migranti, e per azioni di intelligence e al presidio del territorio, dopo i fatti di Parigi.
La maggioranza di centrosinistra ha respinto con 18 no la mozione, a favore hanno votato M5S e centrodestra.
A respingere punto per punto il documento, l’assessore regionale all’immigrazione, Gianni Torrenti: “Il nostro Governo – ha detto – ha già preso decisioni contro il terrorismo che vanno nel senso di rafforzare le Forze di sicurezza e in particolare dell’Intelligence, anche perché si rischia di fare confusione tra terroristi e rifugiati. Le pattuglie sono intervenute contro i passeur, ma oggi problemi non ce ne sono perché il flusso dalla Grecia riguarda persone, soprattutto famiglie, regolarmente autorizzate a transitare attraverso Croazia e Slovenia verso l’Austria in treno”.
E’ stato quindi ribadito che Governo e Regione il 2 novembre scorso hanno firmato l’accordo per 250 agenti specializzati in antiterrorismo a disposizione della Slovenia per il controllo dei flussi degli stranieri regolarmente autorizzati.
“Per Trieste – ha quindi rivelato Torrenti – avevamo ottenuto 55 agenti di polizia che in realtà sono rimasti inattivi, perciò sono tornati a casa. Attualmente non ci sono i presupposti di cui parla la mozione, ma ribadisco che in caso di emergenza si farebbero valere i già esistenti protocolli di intesa tra Difesa e Interni”.
Allerta in Italia
Sarebbero una serie di elementi di natura investigativa ad aver fatto scattare l’allerta attentati in Italia. Elementi che, viene sottolineato da fonti qualificate, serviranno ora per fare ulteriori attività indagine. Non sarebbero invece stati indicati, sempre secondo quanto si apprende, segnali diretti di minacce concrete.
In base alle informazioni di possibili attentati in Italia sono stati ulteriormente rafforzati controlli, servizi di vigilanza e posti di blocco a Roma e Milano. A segnalare i rischi per i luoghi di culto di alcune città italiane, secondo quanto si apprende, sarebbero stati servizi di informazione esteri.