Cresciuta a pane e amministrazione prima, a pane e politica poi, Manuela Celotti è entrata in consiglio comunale a Treppo Grande a soli 23 anni.
“Prima di candidarmi come sindaco, sono stata capogruppo di maggioranza, poi in minoranza. Posso dire di essere nell’amministrazione pubblica da dodici anni. A pensarci bene, fa un certo effetto”.
La strada era segnata, però. “Ho cominciato – spiega il primo cittadino – da vera sprovveduta. Ho fatto esperienza col tempo. S’inizia per caso e poi si capisce che un percorso può diventare la tua strada. E come succede nei paesi, si cerca di avvicinare i giovani che mostrano più interesse e nei quali si può avere fiducia. Per intraprendere una strada, bisogna ricevere una proposta”. E accettarla.
La giovane età è stata compensata dai due mandati in Consiglio e da un lavoro, che non ha mai lasciato, molto impegnativo.
“Lavoro in Diocesi, nell’Osservatorio povertà. Questo compito mi serve anche per fare il sindaco, perché conosco da vicino i bisogni e le esigenze delle persone, con le quali sono sempre in contatto diretto”.
Quando si è candidata a sindaco non ha avuto vita facile.
“Sono scesa in campo contro lo storico sindaco di Treppo Grande, Giordano Menis. Nonostante fossi stata in Consiglio con lui per due mandati, Menis ha voluto proporsi per la terza volta, senza considerare la mia candidatura. L’ho vissuta come una mancanza di passaggio del testimone”.
I soliti ‘vecchi’ che non vogliono lasciare spazio ai giovani.
“Per me è stata una questione generazionale. Bisogna lasciare ai giovani la possibilità di costruire il proprio presente, anche perché, rispetto al passato, è tutto cambiato”. Ma forse gli over 35, per non andare oltre, non se ne accorgono neanche.
Almeno Celotti non si è mai sentita discriminata, perché è una donna. “Non ho mai percepito disparità in quanto sindaco donna. Piuttosto, è strano trovarsi alle assemblee tra primi cittadini come unica donna in mezzo a soli uomini”.