La Corte Costituzionale ha bocciato ancora una volta la norma della Regione Friuli Venezia Giulia che prevede incentivi per l’assunzione di lavoratori sulla base della durata della residenza in Fvg.
Si tratta di un altro pezzo di una legge regionale che stabilisce il requisito di residenza di cinque anni per poter accedere alle misure, richiamata da un articolo della legge Omnibus del maggio 2021.
L’applicazione di questo limite di residenza in varie misure di welfare è già stato definito incostituzionale alcune volte, lasciando, però, la possibilità di utilizzare la durata della residenza per regolare l’entità della misura. Cosa che la Regione ha fatto, se non fosse che questa volta, sottolinea la sentenza costituzionale, si tratta d’incentivi indiretti, ovvero destinati alle aziende, ma la cui entità dipende dalla durata della residenza del lavoratore disoccupato che deve essere riassorbito nel tessuto produttivo. Ciò porterebbe a una potenziale discriminazione dei lavoratori per scelta dei datori di lavoro di ottenere il massimo incentivo, generando di fatto una “preclusione all’accesso” al posto di lavoro a chi è residente da meno tempo.
“La Corte costituzionale ha cassato la legge attraverso la quale, in sostanza, la Regione voleva aiutare i propri concittadini che da più tempo risiedono in Friuli Venezia Giulia a rioccuparsi. La norma non limitava la possibilità per lavoratori di altre regioni italiane o stranieri di venire a svolgere la propria attività in regione, tutt’altro; si limitava a sostenere in misura maggiore i cittadini del Friuli Venezia Giulia che hanno perso la propria occupazione a seguito di crisi aziendali sul nostro territorio. Per la Corte costituzionale questo è in contrasto con la Costituzione la quale, a suo dire, prescrive, invece, che l’assunzione di una persona che vive, lavora e ha pagato le tasse nella nostra Regione da anni riceva lo stesso sostegno a valere sul bilancio regionale dell’assunzione di chi ha deciso di venire in regione da una settimana”. Questo, in sintesi, il commento del governatore Massimiliano Fedriga e dell’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen.
“Le sentenze si rispettano e si applicano, a maggior ragione quando provengono dal “giudice delle leggi” previsto dalla Costituzione, ma hanno anche evidenziato come la Regione, applicando nei fatti e non solo a parole il principio di leale collaborazione tra istituzioni, non abbia nemmeno la necessità di adeguarsi alla sentenza, perché in attesa di conoscere le valutazioni della Corte, l’Amministrazione regionale ha preferito non esercitare la facoltà riconosciuta dalla norma”, spiegano ancora.
Inoltre, “la pronuncia lascia una sensazione di incompiutezza, perché dedicare maggiore attenzione alla propria comunità territoriale dovrebbe essere una delle principali ragioni d’essere dell’azione della Regione”.
Il presidente e l’assessore al Lavoro hanno quindi osservato che “l’attuale periodo pare essere caratterizzato da un neocentralismo che mira a sterilizzare le competenze e le possibilità delle Regioni e degli Enti locali, finendo così per livellare verso il basso, almeno nel caso del Friuli Venezia Giulia, i servizi e il supporto che il sistema pubblico fornisce ai cittadini. Nel rispetto della decisione della Corte, che interpreta la Costituzione, si pone quindi il tema politico dell’ineludibile avvio di un percorso di riforma costituzionale che riconosca senza ambiguità alla nostra e alle altre regioni il più ampio spettro di possibilità di prendersi cura concretamente di chi vive, lavora, costituisce una famiglia e cresce i propri figli su un determinato territorio. La richiesta di riconoscere maggiore autonomia alle Regioni è già parte fondamentale del dibattito politico e, con il dovuto rispetto alla sentenza in oggetto, essa rimarca ulteriormente la necessità di ottenere maggiore autonomia”.
“Esprimo grande soddisfazione per quanto contenuto nella sentenza della Corte Costituzionale depositata oggi, con la quale è stata dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’art. 77, comma 3-quater.1 della legge della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia 9 agosto 2005, n. 18 (Norme regionali per l’occupazione, la tutela e la qualità del lavoro), introdotto dall’art. 73 della legge regionale 14 maggio 2021, n. 6”, commenta il consigliere regionale di Open Sinistra Fvg, Furio Honsell.
“Questa prevedeva che i contributi per assunzioni e stabilizzazioni potessero essere modulati sugli anni di residenza del lavoratore o della lavoratrice. La Corte ha smontato, anzi demolito, le improbabili motivazioni prodotte dalla Giunta Fedriga, ha riconosciuto come qualsiasi modulazione sulla durata della residenza in tema di incentivi alle assunzioni o alle stabilizzazioni non abbia nulla a che fare con la residenza ed è pertanto una discriminazione iniqua. Come Open Sinistra Fvg esprimiamo grande soddisfazione perché, proprio sulla base di questi ragionamenti, abbiamo sempre avversato queste norme xenofobe della maggioranza Fedriga. Questa sentenza è una vera boccata di ossigeno per chi, come noi, ritiene che le disparità siano uno delle più gravi emergenze contemporanee e vadano combattute”, conclude Honsell.
“La bocciatura della Corte Costituzionale della norma che prevede la possibilità per la Regione di modulare l’entità degli incentivi a favore dei datori di lavoro per nuove assunzioni sulla base del periodo di residenza del lavoratore sul territorio regionale conferma la necessità di correggere la rotta rispetto al disegno discriminatorio del centrodestra”. Lo afferma il capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Mauro Capozzella.
“Nonostante i nostri richiami rispetto all’incostituzionalità della norma, contenuta nella legge multisettoriale 2021, Giunta e maggioranza non hanno voluto sentire ragioni – continua Capozzella -. La Consulta afferma come venga violato il principio costituzionale di uguaglianza e con il diritto dei lavoratori italiani alla libera circolazione tra le regioni italiane. Ci auguriamo che ora quella norma venga eliminata”.
“Non possiamo essere troppo fiduciosi sulla volontà del centrodestra di correggere, se non cancellare, la previsione di legge nonostante la sentenza della Corte Costituzionale – conclude l’esponente M5S -. Già per quanto riguarda la norma, altrettanto discriminatoria, che prevede la presentazione, da parte dei cittadini extra UE, di una certificazione dell’assenza di proprietà immobiliari nel Paese di origine o di provenienza per ottenere il contributo per l’affitto, abbiamo visto che la maggioranza è disposta a contrastare anche le sentenze di Tribunali e Corte Costituzionale, pur di salvaguardare la propria visione ideologica”.