Nuovo fronte di crisi dal punto di vista occupazionale. Un centinaio i posti a rischio nelle scuole paritarie in Friuli, tagli che potrebbero colpire almeno un terzo dei dipendenti a livello regionale già dal prossimo settembre: queste scuole impiegano oltre 600 dipendenti con circa 520 laici assunti; in provincia di Udine si contano circa 300 impiegati di cui non meno di 260 laici. E’ il grido di allarme innescato dalle riduzioni previste dalla Regione sui contributi alle famiglie. Il quadro emerge dall’analisi dei dati di un sondaggio effettuato in queste settimane. I tagli regionali penalizzerebbero soprattutto le realtà più piccole, ovvero quelle al di fuori della città di Udine, nate per rispondere alle esigenze del territorio. Una simile politica non porterebbe certo a migliorare lo stato della scuola pubblica, che risulterebbe aggravata da classi ancora più numerose.
Le scuole aderenti alla Fidae (Federazione scuole cattoliche paritarie) in regione sono venti, distribuite su tutte le quattro province in questo modo: 6 in provincia di Trieste, 2 in provincia di Pordenone, 2 in provincia di Gorizia e ben 10 in provincia di Udine. La maggioranza degli istituti scolastici paritari aderenti alla Fidae è collocata nella provincia di Udine ed è interessante rilevare che le scuole sono collocate non solo nel capoluogo, ma anche sul territorio, in particolare nella zona del medio ed alto Friuli. “L’iniziativa del Presidente Pietro Fontanini che ha stanziato oltre 580 mila euro risulta determinante sia per garantire l’efficacia del servizio fornito alle famiglie, che trovano scuole aperte a partire dalle 7.20 fino alle 18.00 e possono contare su una continuità didattica – un diritto previsto dal Ministero -, sia per difendere tantissimi posti di lavoro”, afferma il dirigente Gianluca Macovez, dirigente della scuola parificata “Maria degli Angeli” di Gemona del Friuli.
Per quanto riguarda il numero degli iscritti, sul territorio regionale ammontano a circa 4 mila 400 gli studenti che frequentano istituti paritari aderenti alla Fidae; relativamente alla provincia di Udine si supera di poco le 2 mila unità. Le famiglie dei ragazzi che frequentano le scuole Fidae provengono da non meno di 136 comuni sui 219 del Friuli Venezia Giulia. La percentuale è pari al 62%, che diventa ancora più significativa quando scendiamo al dettaglio per provincie: in provincia di Gorizia i comuni nei quali abitano studenti Fidae sono 20 su 25, cioè l’80%; nel pordenonese 29 su 51, il 56%; nel triestino 5 su 6, ovvero l’83% e nella provincia di Udine 82 su 137, cioè comunque il 59%.
Dalla lettura dei dati che si evincono dall’indagine relativi all’organizzazione delle attività scolastiche emerge la seguente situazione: numerose le realtà che garantiscono il tempo pieno o in alternative attività di doposcuola o studio assistito pomeridiano; la quasi totalità offre un servizio di preaccoglienza, in alcuni casi già a partire dalle 7 e per la maggioranza dalle 7.30. Anche in questo caso è evidente che gli eventuali tagli economici andrebbero a colpire un servizio vitale per la gestione delle famiglie, del resto – visto anche il servizio di post accoglienza che dilata l’orario di apertura anche fino alle 18 – undici ore continuate di apertura al pubblico sono un servizio alla famiglia di non poca portata.
Anche dal punto di vista della proposta linguistica, si notano sia una diffusione capillare, a partire dalla scuola dell’infanzia, dello studio delle lingue e di quella inglese in particolare presente in tutte le scuole, sia una tendenza a differenziare l’offerta, che porta ad offrire il tedesco come seconda lingua di studio più proposta, seguita da spagnolo, francese, sloveno, cinese.
Il dirigente Macovez cita testualmente il programma elettorale del Pd che recitava: “Ci sentiamo impegnati nella proposta di un nuovo accordo Stato-Regione all’interno del quale richiedere la competenza in materia di autonomia scolastica e trasferimento delle funzioni, fermo restando l’assegnazione delle relative risorse”. Oltretutto gli stabili utilizzati dagli istituti paritari non comportano spese di gestione per le amministrazioni pubbliche, “si intuirà quindi – prosegue – che le ragioni che possono aver condotto ad una simile riduzione dei contributi alle famiglie, perché si tratta di fondi che vanno alle famiglie e non direttamente alle scuole, difficilmente trovano una ragione in ambito didattico, educativo e neppure economico”. Il dirigente invita le altre province del FVG a seguire la best practice inaugurata dalla Provincia di Udine: “Il senso di responsabilità della provincia di Udine garantisce la difesa dei diritti degli studenti e delle loro famiglie e tutela il posto di lavoro di moltissimi operatori della scuola e permette alla scuola friulana, pubblica e paritaria, di mantenere alti gli standard qualitativi”.
Paritarie, in Friuli 100 posti di lavoro a rischio a causa dei tagli della Regione
Scuola: nuovo fronte di crisi occupazionale. I dati emersi da un sondaggio sulle scuole aderenti alla Fidae in Fvg
103
articolo precedente