La Protezione civile regionale è una macchina ben organizzata e matura, pronta ad affrontare non solo le emergenze ma anche eventi straordinari. Ne è convinto il vicepresidente della Regione Riccardo Riccardi, delegato alla protezione civile.
L’emergenza della pandemia è stata del tutto inedita, ma anche questa volta la Protezione civile ha dimostrato di saperla affrontare. Come immagina questa organizzazione nei prossimi anni?
“Immagino la Protezione civile del futuro mutuandola dalla visione di Guido Bertolaso, che aveva capito che questa organizzazione non doveva occuparsi esclusivamente delle emergenze tradizionali, ma era una macchina molto più complessa, capace di intervenire in qualsiasi tipo di evento straordinario o in presenza di situazioni particolarmente complesse. Al di là della grande capacità e competenza tecnica relativamente ai temi del territorio e della sua sicurezza, che restano al centro dell’azione del sistema di protezione civile, è chiaro che oggi – e lo abbiamo sperimentato con il Covid – questo dispositivo ha dimostrato di saper affrontare anche situazioni assolutamente inedite come quella di un’emergenza sanitaria alla quale il sistema ha risposto in maniera adeguata con grande impegno, dialogando e collaborando sneza difficoltà anche con altri settori”.
Resta il problema di cosa fare per garantire a questa istituzione di mantenere gli alti livelli raggiunti.
“Si tratta di una macchina complessa e in rapida trasformazione anche se a dire il vero da noi vantiamo già una Protezione civile ben gestita e al passo con i tempi. Certo la sfida resta quella di mantenerla efficiente anche attraverso investimenti costanti e di sapersi relazionare con altre tipologie organizzative. Il sistema ha dimostrato di essere maturo e pronto ad affrontare anche temi quali il governo e il coordinamento dell’assistenza e delle azioni a favore della popolazione”.
A patto che i giovani si facciano avanti visto il progressivo invecchiamento dei volontari?
“Il ricambio generazionale è sempre stata una mia grande preoccupazione, ma l’emergenza Covid ha fatto avvicinare tantissimi ragazzi. Ora la sfida è permettere a queste nuove risorse di entrare a pieno titolo nel nostro sistema della Protezione civile. Credo sia un dato molto positivo: vuol dire che il cuore dei nostri giovani è tutt’altro che freddo, superficiale e disinteressato, mentre invece sa essere molto disponibile e generosi. La nostra generazione ha vissuto il terremoto e si è plasmata in questo slancio di solidarietà che ha portato alla Protezione civile. Credo stia avvenendo lo stesso per i giovani di oggi a fronte di un’emergenza che hanno vissuto in prima persona e ricorderanno per sempre”.