Dopo lo stop, ieri, al quesito sul ‘fine vita’, la Corte costituzionale oggi ha dichiarato l’ammissibilità di cinque referendum sulla giustizia.
Il via libera è arrivato al referendum che ha come obiettivo la separazione delle carriere in magistratura, a quello che vuole cancellare le firme necessarie per poter presentare una candidatura alle elezioni dei consiglieri togati del Csm e al quesito sulla custodia cautelare. Si voterà anche sulla legge Severino. La Consulta ha, infatti, dichiarato l’ammissibilità del quesito sul Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità, uno dei decreti attuativi della legge. Ok anche al referendum per riconoscere nei consigli giudiziari il diritto di voto degli avvocati sulle valutazioni di professionalità dei magistrati.
La Corte costituzionale, invece, ha dichiarato inammissibile il quesito sulla depenalizzazione della coltivazione della cannabis. Lo ha detto in conferenza stampa il presidente Giuliano Amato. La Corte ha bocciato anche il referendum sulla responsabilità civile diretta dei magistrati, dichiarando l’inammissibilità del quesito. “Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali”, ha detto Amato in una conferenza stampa, spiegando la bocciatura del quesito.
“Grazie alla Lega e agli amici del Partito Radicale, 60 milioni di italiani avranno l’occasione per esprimersi al fine di attuare la vera riforma della giustizia”. Lo afferma in una nota il consigliere regionale Diego Bernardis (Lega) che, a proposito dei primi quattro referendum ammessi dalla Corte costituzionale in materia di giustizia, aggiunge che “l’impegno profuso in primis dai senatori Matteo Salvini e Roberto Calderoli permetterà ai cittadini italiani di esprimersi sul nostro progetto di cambiamento”.
“I primi quattro referendum ritenuti ammissibili – continua l’esponente del Carroccio – riguardano l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm, l’abrogazione delle disposizioni in materia di insindacabilità, la limitazione delle misure cautelari e la separazione delle funzioni dei magistrati”.
“La Corte costituzionale sta ancora lavorando – aggiunge Bernardis – e, pertanto, siamo fiduciosi che verranno ammessi anche gli ulteriori due quesiti sull’equa valutazione e sulla responsabilità diretta dei magistrati. Sono particolarmente soddisfatto di questo risultato, poiché – conclude il consigliere della Lega – insieme al nostro capogruppo in Consiglio regionale, Mauro Bordin, nella nostra funzione di delegati per la Regione Friuli Venezia Giulia, abbiamo sempre creduto nella necessità di garantire tale importante momento di partecipazione ai cittadini italiani”.
“Uno strano segno del destino quello che vede la Consulta dichiarare ammissibili, ad ora, quattro referendum sulla giustizia alla vigilia del trentennale di Tangentopoli, coincidente con l’arresto di Mario Chiesa”, scrive in una nota Franco Dal Mas, senatore di Forza Italia e componente della commissione Giustizia.
“Una stagione che qualcuno definisce una rivoluzione mancata, che di fatto nasceva, e già allora se ne ebbe la percezione, su un presupposto sbagliato: quello dell’invasione di campo del potere giudiziario in quello politico. Oggi, a trent’anni di distanza, i tanti problemi che assillano la giustizia italiana sono aumentati, così come non accenna a diminuire il desideri di ingerenza di certi uffici e la smania di protagonismo che si concreta nella commistione non solo tra magistratura requirente e giudicante ma tra pubblici ministeri e redazioni giornalistiche. Successe allora, successe in seguito con Silvio Berlusconi, succede ancora oggi. A primavera gli italiani saranno chiamati a pronunciarsi su quesiti tutt’altro che di semplice comprensione. E’ sì una vittoria perché il popolo è sovrano, ma è certo una sconfitta per la politica che in tre decenni non ha saputo guarire da questo male. La parola passa agli italiani, ma il Parlamento, sulla giustizia così come sul fine vita, su cui non ci sarà referendum, ha il dovere di intervenire. Se l’avesse fatto prima quella sarebbe stata la vera rivoluzione, altro che Mani Pulite”, conclude Dal Mas.
“I cittadini delle Regioni Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Liguria e Umbria hanno pagato le spese del collegio difensivo dinnanzi alla Corte costituzionale per i referendum voluti da Matteo Salvini”. Così Cristian Sergo, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale.
“Come è possibile leggere dagli atti – scrive Sergo nella sua nota -, l’11 gennaio scorso la Lombardia ha proposto un patrocinio legale unico alle altre Regioni promotrici, che hanno dato la loro adesione contribuendo con 15.000 euro cadauna. Soldi pubblici per l’assistenza legale sui referendum su cui gli stessi partiti avevano raccolto le firme, mai depositate. Mentre per i referendum popolari sostenuti attraverso la sottoscrizione dei cittadini, al netto dei rimborsi di legge, le spese sono state a carico degli organizzatori”.
“Perché i partiti non hanno depositato le firme raccolte”, conclude il referente del M5S Fvg chiedendosi se si tratti “solo di un caso oppure di una precisa scelta politica”.