C’era una volta la regione del ‘furlan salt, onest, lavoradôr’, che pensava a fare più che a reclamare. Gente che si rimboccava le maniche e che in un secolo ha affrontato tre catastrofi bibliche (due guerre mondiali e un terremoto) e si è sempre rialzata. Oggi però qualcosa è cambiato. Anche nella nostra cosiddetta ‘Piccola Patria’ – che da sempre si sente ‘speciale’ – si sta diffondendo una fenomenologia da sempre molto ‘italiana’, ossia quella del ‘libero ricorso in libero Stato’. I friulani sono sempre più un popolo che, invece di correre, ricorre. Anche a livello individuale, com’è stato sottolineato all’inaugurazione dell’anno giudiziario tributario 2015, i contribuenti hanno ‘battuto’ per la prima volta l’Agenzia delle Entrate nella partita delle cause consumate di fronte alle Commissioni provinciali e regionale. Se Gorizia e Trieste vincono di più gli uffici impositori (78 cause a 69 nell’Isontino, 190 a 152 nel capoluogo), a Udine (298 a 222) e Pordenone (126 a 118) e nella Commissione regionale – che vale come organo di appello – (255 a 195) vince il cittadino.
Riforma degli enti locali
Non c’è da meravigliarsi quindi se la ‘sindrome da ricorso’ contamina anche la vita politica della Regione. Il fenomeno è sempre più diffuso ed è al centro di alcuni snodi centrali per la nostra cosa pubblica. A partire dalla riforma degli enti locali, che vede un numero sempre più cospicuo di sindaci (47 secondo l’ultimo bollettino di guerra, ma è probabile che la pattuglia cresca) opporsi al ddl Panontin proprio in termini di azione davanti al Tar. Un’azione che il Pd regionale (vedremo se a torto o a ragione) definisce ‘senza presupposti’ e bolla come ‘puro ostruzionismo’, ma che va avanti con esiti imprevedibili che preoccupano Debora Serracchiani & Co.
Taglio alla ‘pensione’
Un altro ricorso estremamente discusso è quello degli ex consiglieri regionali che si sono visti decurtare i vitalizi dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale e che hanno deciso di adire le vie legali, avvalendosi delle competenze di un esperto, l’avvocato-politico Maurizio Paniz, già parlamentare Pdl e difensore di Elvo Zornitta, ingegnere accusato per anni di essere l’Unabomber del Nordest e scagionato grazie a lui. Qui i 213 potenziali ricorrenti guidati da Pietro Arduini, presidente dell’associazione che li riunisce, hanno risposto già in 60 al primo appello all’hotel Astoria di Udine il 31 marzo. Soffrono le conseguenze di decurtamenti che vanno dai 36 ai 605 euro mensili (in base all’importo che incassano), ma trovano modo di anticipare 200 euro per le spese legali del loro avvocato di grido che, c’è da sospettare, non si fermeranno lì. E dire che i tagli non sono nemmeno definitivi: sono in vigore fino al 30 giugno 2018.
Contro la maxigara
Intanto, un altro ricorso fa tremare le stanze della Regione: è quello contro la maxigara d’appalto del Tpl. A dare uno scossone alla procedura è l’associazione temporanea d’impresa (Ati) formata da Busitalia Sita Nord (società di Ferrovie dello Stato) e Autoguidovie Spa, che aveva già promosso un primo ricorso al Tar della regione. Il primo pronunciamento è stato positivo per la Regione, ma una seconda Camera di consiglio fissata per il 13 maggio svelerà se le modifiche introdotte nel Bando, e relative agli unici tre punti parzialmente accolti nel primo ricorso delle società ricorrenti, rispettino la prima pronuncia di gennaio 2015.
Resistenza al cambiamento
Si dirà che si ricorre perché si legifera male. Ma è anche vero che chiunque è in agguato per cogliere in fallo il legislatore improvvido o frettoloso. “E se si vuole davvero riformare qualcosa – come ha detto recentemente l’ex presidente, Sergio Cecotti, a Telefriuli – si deve lasciare anche che le riforme già impostate vadano a decantarsi, per verificarne gli effetti”. Invece, anche il Friuli Venezia Giulia è entrato nel ‘loop’ della ‘libera repubblica del ricorso’. E se la volontà di resistere al cambiamento sia dettata solo dal giusto opporsi a scelte sbagliate, dalla semplice volontà di mantenere lo ‘status quo’ o dalla volontà di prender tempo in mancanza di alternative, lo scopriremo solo vivendo. Sperando che non sia troppo tardi per una Regione che, a suon di aspettare, rischia di non ricostruirsi, dopo una crisi che l’ha depotenziata fin troppo.