Prima o poi la tragica morte del ricercatore friulano Giulio Regeni sarebbe emersa e dal nuovo governo si attendeva una presa di posizione. E’ arrivata in questi giorni tramite le parole del ministro degli Interni, Matteo Salvini, che ha ribadito in più occasioni che deve essere fatta giustizia per la morte di Giulio Regeni, ma che i rapporti commerciali ed economici tra Italia ed Egitto rimangono importantissimi.
“Io comprendo bene la richiesta di giustizia della famiglia Regeni – questa la frase riportata da Adnkronos -, ma per noi, per l’Italia, è fondamentale avere buone relazioni”.
Parole che sono state lette come una presa di posizione netta del neo ministro. Salvini è stato contestato perchè “avrebbe liquidato l’assassino di Giulio Regeni come una questione della famiglia”. Soltanto pochi giorni fa la famiglia Regeni aveva incontrato il Presidente della Camera, Roberto Fico, a Roma.
“Le dichiarazioni del ministro Salvini sono inquietanti dal punto di vista istituzionale e politico, oltre che umano: il presidente del Consiglio chiarisca definitivamente la posizione dell’Italia sul caso Regeni”. Lo afferma la deputata del Pd Debora Serracchiani, annunciando un’interrogazione al presidente del Consiglio, al ministro degli Esteri e al ministro della Giustizia, in relazione a quanto dichiarato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, secondo il quale “per l’Italia, è fondamentale avere buone relazioni con un paese importante come l’Egitto”.
“Salvini ha relegato a questione di famiglia un caso internazionale su cui – ha continuato la deputata – si sono mobilitate le diplomazie e gli organi investigativi, su cui si sono espressi anche autorevoli membri della maggioranza che sostiene il Governo. Un cittadino italiano è morto in Egitto in circostanze misteriose e sospette: il titolare del Viminale vuole che si smetta di indagare?”.
“La sensazione che il ruolo di Salvini stia oltrepassando di molto i limiti che gli sono istituzionalmente attribuiti è ormai diffusa, e può creare confusione non solo in Italia ma anche all’estero: l’Egitto – ha concluso Serracchiani – potrebbe leggere le parole del ministro italiano come un via libera a smettere di collaborare”. Di qui la richiesta di un chiarimento formale al vertice dell’Esecutivo e ai ministri competenti.
“Salvini scarica la famiglia Regeni e tutte le persone che, in Italia e nel mondo, lottano per la verità e la giustizia. Sono parole ignobili. Cosa ne pensa il presidente Fedriga? E i grillini del Fvg sono d’accordo con il loro alleato? Sacrificheranno anche loro la battaglia per Giulio in nome degli interessi di governo? – ha affermato l’eurodeputata Pd Isabella De Monte dopo le dichiarazioni del ministro Salvini.
Secondo De Monte” le parole di Salvini sono vergognose. Offendono Regeni e la sua famiglia, la comunità di Fiumicello, il Friuli Venezia Giulia e il Paese. È ciò che non avremmo voluto sentire da un vicepresidente del Consiglio. Sembra che per Salvini vengano prima gli italiani, eccetto quelli torturati e che rischiano di interferire con i suoi interessi”.
«La ricerca della verità sulle circostanze che hanno portato alla morte di Giulio Regeni risponde a un’esigenza di giustizia che va anteposta a qualsiasi altro interesse. Il fatto che il nostro ministro dell’Interno lo giudichi un problema della famiglia Regeni, o peggio alla stregua di un ostacolo alle relazioni economiche tra l’Italia e l’Egitto, non è soltanto uno schiaffo alla famiglia e a tutti coloro che chiedono giustizia, ma anche un segnale sbagliato, che rischia di pregiudicare il già faticoso percorso di collaborazione tra i due Paesi nelle indagini sulla morte del ricercatore di Fiumicello». Questa, affidata alle parole del segretario Villiam Pezzetta, la presa di posizione del direttivo regionale della Cgil, riunitosi oggi a Udine, dopo le esternazioni del ministro Salvini sul caso Regeni. La Cgil sollecita anche la Giunta e il Consiglio del Friuli Venezia Giulia «a continuare a farsi portatori davanti al Governo, indipendentemente da qualsiasi logica di partito e di schieramento, dell’ineludibile istanza di verità e giustizia posta non soltanto dalla famiglia Regeni, ma da tutta la comunità regionale».