La Corte Costituzionale intervenga per superare la situazione di stallo nel quale si trova il processo per l’uccisione del ricercatore friulano Giulio Regeni: è la richiesta che la Procura della Repubblica di Roma ha formalizzato nell’udienza di oggi al Giudice per l’Udienza Preliminare del Tribunale della capitale. Nel processo sono imputati di omicidio quattro agenti segreti egiziani.
La richiesta è stata formalizzata oggi, 3 aprile, in udienza dal Procuratore Francesco Lo Voi, affiancato dal Procuratore aggiunto, Sergio Colaiocco, e riguarda la questione di costituzionalità dell’art. 420 bis del Codice di Procedura Penale in tema di “assenza” dell’accusato.
Il Gup si è riservato di decidere e ha aggiornato l’udienza al prossimo 31 maggio.
Il tema – secondo la Procura di Roma – si pone in seguito alle modifiche introdotte dalla riforma Cartabia che non prevede che si possa procedere in assenza dell’accusato “nei casi in cui la formale mancata conoscenza del procedimento dipenda dalla mancata assistenza giudiziaria da parte dello Stato di appartenenza o residenza dell’accusato stesso”.
A questo punto, nella complessa vicenda, per il Gup si aprono tre diverse possibilità: accogliere la richiesta della Procura e inviare gli atti alla Consulta; recepire quanto definito in una memoria dell’Avvocatura di Stato secondo cui la riforma Cartabia consente di procedere con il processo; dichiarare il non luogo a procedere.
Nell’udienza di oggi era prevista l’audizione del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, e del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ma – come anticipato ieri dallo stesso Tajani a Verona – nè la premier, nè il titolare della Farnesina si sono presentati.
Nelle settimane scorse, l’avvocatura dello Stato ha comunicato al tribunale di Roma che i due non avrebbero deposto in quanto non sono divulgabili i colloqui con il presidente dell’Egitto, Al Sisi.
In coincidenza con l’udienza, davanti al Palazzo di Giustizia si è svolto un sit al quale ha partecipato anche il segretario del Pd, Elly Schlein, che dopo aver abbracciato i genitori di Regeni, Paola e Claudio, ha detto che il suo è “un segnale di vicinanza alla famiglia di Giulio e alle tante persone che in questi non anni non hanno mai smesso di chiedere verità e giustizia. Crediamo fortemente che questo processo debba andare avanti – ha concluso Schlein – che debba essere fatto, siamo qui con questa speranza”.
(Foto: archivio)