Dalla cartolarizzazione degli immobili regionali gestita a partire dal 2003 dalla Giunta guidata da Riccardo Illy (la decisione di avviare la vendita fu tuttavia presa dal suo predecessore Roberto Antonione) permise a fronte di un valore stimato di oltre 55 milioni di raccogliere circa 65 milioni di euro. Non mancarono le polemiche e pure processi, ma si trattò indubbiamente di un successo.
Si tratta di un percorso che lo stesso Illy rifarebbe da capo, nonostante i problemi legati ai processi davanti alla magistratura contabile, uno concluso con l’assoluzione e l’altro con la condanna, contro la quale Illy ha deciso di rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo: “La cartolarizzazione – conferma Illy – permise di ottenere un duplice beneficio: incassi per parecchi milioni di euro e, in più, il ritorno in circolazione nell’economia di vari immobili destinati a edilizia residenziale e attività economiche, creando un volano importante”.
A fronte dell’ipotesi di nuove vendite, nonostante la situazione del mercato oggi sia decisamente cambiata, Illy appare favorevole a patto che si seguano alcuni accorgimenti: “Ci sono ancora le condizioni per mettere in vendita immobili regionali, ma ovviamente un fabbricato o un terreno diventano appetibili se lo sono i prezzi. Questo vale anche per gli immobili storici. Il caso del palazzo ex Allianz a Trieste, che sta diventando un albergo lo dimostra. Dipende dunque da quali sono le pretese di partenza ben sapendo che i costi di ristrutturazione possono essere molto alti. In alcuni casi occorre però un accordo preventivo con le amministrazioni comunali. Vendere una caserma la cui destinazione d’uso è di tipo pubblico è quasi impossibile. Suggerisco anzi che, per ottenere dal Comune la disponibilità a modificare la destinazione d’uso, gli sia garantito parte dell’introito perché così si permette all’amministrazione di ottenere risorse importanti”.
Operazione di successo, ma tutt’altro che semplice, come testimoniato dall’ingegner Giovanni Svara, allora responsabile unico del procedimento: “Non è facile dare l’esatta idea – spiega Svara – del disordine del patrimonio immobiliare pubblico. A cominciare dal fatto che per molti immobili c’era discordanza tra lo stato di fatto e il censito o erano bisognosi di regolarizzazione, non sempre facilmente fattibile. E poi c’erano i vincoli del diritto agrario, l’invasione di superfici del demanio marittimo o storico-artistico, la presenza occulta di inquinanti o situazioni urbanistiche. Fu svolto in quegli anni un incredibile lavoro da un gruppoe di funzionari molto preparati per mettere tutto in ordine, ma alla fine i risultati furono davvero positivi”.