Non si risolve il caos nell’ambito socioassistenziale del Basso Isontino. Sei dei dieci sindaci dell’ambito accusano il comune più popoloso, Monfalcone, di non rispettare la democrazia dopo l’annuncio di voler rinviare a dopo le elezioni la nomina del presidente. Una storia che vede contrapposti Staranzano, Grado, Doberdò del Lago, Turriaco, San Canzian d’Isonzo e Sagrado alle decisioni prese dalla municipalità che, attualmente, ha l’onere di gestire le competenze dello stesso ambito.
Il 21 gennaio, di fatto, era stata convocata un’assemblea tra i comuni dell’ambito non solo per ratificare l’entrata di Sagrado, in precedenza inserito all’interno dell’Uti Alto Isonzo ma rimasta con i servizi sociali collegata al Basso Isontino, ma anche per eleggere il nuovo presidente di ambito. Mezz’ora prima della riunione una nota da parte del comune ospitante, Monfalcone, ha rinviato a data da destinarsi la stessa riunione, lasciando, però, lo stesso ambito in uno stato ancora d’attesa. Alcune settimane fa, però, allo stesso ambito è stata recapitata una nota dell’assessore Riccardi in cui veniva espressamente richiesta una convocazione della stessa assemblea al più presto possibile per poter ridefinire ruoli e dinamiche. Di fatto, dopo la soppressione delle province, gli ambiti erano stati soppiantati dalle Uti anche se, nel caso del Basso Isontino, il comune più popoloso, Monfalcone, ha continuato a convocare le assemblee dei sindaci. Nuovamente cambiata la norma, quindi, l’assessore Riccardi ha richiesto nuove convocazioni. Che, nel caso specifico dell’ambito mandamentale, non è ancora stata indetta. Ecco che, nei giorni scorsi, alcuni sindaci tra cui San Canzian d’Isonzo, Sagrado, Staranzano, Grado, Doberdò e Turriaco, hanno richiesto l’intervento dell’assessore regionale alla sanità Riccardo Riccardi al fine di risolvere l’annosa questione sia con l’elezione del presidente che con il prosieguo dell’erogazione dei numerosi servizi sociali del Mandamento.
Questione che è destinata a proseguire anche dopo la comunicazione, firmata dal primo cittadino di Monfalcone, Anna Maria Cisint, con la quale, sostanzialmente, c’è stato l’annuncio di un rinvio definitivo a dopo le elezioni. “È chiaro”, sottolinea il sindaco di Staranzano e presidente Uti, Riccardo Marchesan, “che è tutto un pretesto per sperare che le tre municipalità chiamate al voto cambino direzione politica”. Ma oltre al riferimento di carattere amministrativo, c’è una seria preoccupazione per la continuità dei servizi, “attualmente non bloccati”, specifica Claudio Fratta, sindaco di San Canzian d’Isonzo, “ma dei quali non sappiamo nulla. Rimane l’amarezza nel constatare che in un Territorio come il nostro non contiamo niente”. Affermazioni che arrivano in risposta a quanto rimarcato sulla stampa locale dall’assessore alla sanità di Monfalcone, Michele Luise, che ha espresso nei giorni scorsi il desiderio, per la Città dei Cantieri, in qualità di comune più popoloso, di contare di più e, quindi, di poter scardinare il principio ‘una testa un voto’ acquisendone di fatto almeno due.
Resta, dunque, l’impasse con un Marchesan che più volte ribadisce come il fatto sia “grave e inaccettabile”, a cui fanno eco i primi cittadini e gli assessori alla salute che hanno deciso di firmare una lettera all’assessore Riccardi.