Quanto ha inciso l’epidemia di Covid-19 sul tasso di mortalità italiano e nei singoli territori? E’ quanto fotografa il Rapporto prodotto dall’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, e dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), pubblicato proprio ieri, in occasione dell’avvio della fase due in tutta Italia.
L’obiettivo dell’indagine è di fornire una lettura integrata dei dati epidemiologici di diffusione del Coronavirus e dei dati di mortalità totale acquisiti e validati dall’Istat.
I numeri si riferiscono al primo trimestre consolidato 2020 e riguardano 6.866 comuni (87% dei 7.904 complessivi). Si tratta della prima volta che l’Istat diffonde questa informazione riferita a un numero così consistente di amministrazioni locali, grazie all’integrazione della fonte anagrafica (ANPR e comuni) con i dati dell’Anagrafe tributaria. Il focus è concentrato principalmente sul mese di marzo, quello che ha registrato il maggior numero di decessi.
A livello regionale è in Lombardia che si riscontra l’inversione più marcata: si passa da una diminuzione dei decessi del 7,5% nel biennio gennaio-febbraio 2020 – rispetto alla media nello stesso periodo 2015-2019 – a un aumento del 185% nel mese di marzo; seguono l’Emilia Romagna, con un aumento del 70%, il Trentino Alto Adige (65%), le Marche, la Liguria e il Piemonte, con incrementi dell’ordine del 50%.
All’interno della classe di province ad alta diffusione dell’epidemia, le più colpite hanno pagato un prezzo altissimo in vite umane con incrementi percentuali dei decessi nel mese di marzo 2020, rispetto al 2015-2019, a tre cifre: Bergamo (568%), Cremona (391%), Lodi (370%), Brescia (290%), Piacenza (264%), Parma (208%), Lecco (174%), Pavia (133%), Mantova (122%), Pesaro e Urbino (120%).
Il Friuli Venezia Giulia, anche in questa classifica, conferma di aver sofferto meno delle altre regioni del Nord e di alcune aree del centro del Paese gli effetti della pandemia. L’incremento dei decessi tra il 20 febbraio e il 31 marzo 2020 e la media 2015-2019, infatti, è del 9,8%: le morti 2020 sono state 1.350, mentre la media dei quattro anni precedenti era stata di 1.244.
Va detto subito, però, che l’analisi non tiene in considerazione i dati del Comune di Trieste, che non sono stati forniti. Sapendo che proprio nel capoluogo giuliano si sono registrati molti casi di contagio e anche il numero dei decessi con Covid-19 è stato alto (non a caso l’area triestina, unica in Fvg, è inserita tra quelle ad alta intensità per Coronavirus, mentre le altre province sono considerate a media diffusione, ndr), il dato regionale appare chiaramente un po’ sfalsato.
Sul fronte delle altre tre ‘ex’ province, invece, possiamo avere una foto molto più attendibile. Nel territorio di Pordenone (i dati si riferiscono al 94% dei comuni, pari al 95,2% della popolazione), l’incremento di decessi a marzo 2020 è stato dell’11,4%. Si è passati da una media di 359 a 406 morti. Numero che cresce ulteriormente nell’area di Udine (qui sono disponibili i dati dell’86,6% dei comuni pari all’85,5% della popolazione), dove si attesta al 12,3%, con 712 lutti a marzo 2020 a fronte di una media di 657 nello stesso periodo degli anni precedenti.
In netta controtendenza, invece, l’Isontino: qui, con i dati riferiti al cento per cento delle Amministrazioni comunali e, quindi, della popolazione, si registra un calo della mortalità tra marzo 2020 e la media 2015-2019 pari allo 0,5%: si è infatti passati da 226 morti in media a 224 del marzo 2020.