Continua a crescere la circolazione del Covid in Fvg anche se, rispetto alla scorsa settimana, l’aumento dei casi è un po’ più contenuto. In base all’analisi della Fondazione Gimbe, infatti, la crescita dei casi nel periodo 10-16 novembre in regione si attesta al 36,1%, mentre sette giorni fa era al 53,6% e, nella settimana a cavallo tra ottobre e novembre, al 70%.
Non frena, però, l’incidenza passata da 292 casi ogni centomila abitanti del periodo 3-9 novembre ai 409 attuali, ma con notevoli differenze tra territori. A Trieste, che si conferma la ‘maglia nera’ il dato ‘esplode’ a 638 casi ogni centomila abitanti (era a 479 la settimana precedente). Gorizia, salita a 369 casi (erano 221 sette giorni fa) resta al terzo posto tra le zone con la più alta incidenza, alle spalle di Bolzano (402).
Molto più distanziate, ma comunque in crescita, Udine (salita da 121 a 147 casi ogni centomila abitanti) e Pordenone, dove l’incidenza si attesta a 140 (era a 93).
Anche per la Fondazione Gimbe, Fvg e Bolzano “sono molto vicini alla zona gialla” visto che, oltre all’incidenza settimanale ampiamente sopra 50 casi per 100.000 abitanti, “presentano entrambi i tassi di occupazione ospedaliera superiori o prossimi alle soglie del 15% in area medica e del 10% in terapia intensiva. Bisogna tenere conto – sottolinea il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta – che l’attuale sistema per l’assegnazione dei colori alle Regioni è stato elaborato quando non esistevano dati sul declino della copertura vaccinale, né sulla necessità della terza dose. Con queste regole, durante i mesi invernali di aumentata circolazione virale, nelle Regioni con coperture vaccinali più basse e/o in ritardo sulla somministrazione della terza dose c’è il rischio di sovraccaricare gli ospedali senza cambiare colore; anche perché le Regioni hanno la possibilità di aumentare i posti letto disponibili, sottraendoli ad altri malati, o dimettere pazienti Covid in strutture private”.
La quota di popolazione vaccinata è sempre inferiore alla media italiana: in Fvg ha completato il ciclo vaccinale il 75,2% dei cittadini (era al 74,5% sette giorni fa) contro il 76,8% nazionale, a cui si aggiunge un ulteriore 2,5% solo con prima dose (media Italia 2,3%).
Rimane ampiamente inferiore al dato nazionale, pur se in crescita, il tasso di copertura con la terza dose ‘booster’: in regione siamo al 39,2% (eravamo al 26,7% sette giorni fa) contro una media italiana del 53,3%, che ci colloca al quartultimo posto lungo lo Stivale. Migliore performance, invece, per quanto riguarda la dose aggiuntiva, quella per gli immuno-compromessi, che è del 63,5% contro una media italiana del 59,6%.
I DATI NAZIONALI. Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva nella settimana 10-16 novembre, rispetto alla precedente, un aumento di nuovi casi (54.370 vs 41.091) e decessi (402 vs 330). Continuano a salire anche i casi attualmente positivi (123.396 vs 100.205), le persone in isolamento domiciliare (118.945 vs 96.348), i ricoveri con sintomi (3.970 vs 3.436) e le terapie intensive (481 vs 421).
“Per la quarta settimana consecutiva – dichiara Cartabellotta – si conferma a livello nazionale un incremento dei nuovi casi settimanali (+32,3%) come documenta anche la media mobile a 7 giorni, che in un mese è triplicata: da 2.456 il 15 ottobre a 7.767 il 16 novembre”.
In tutte le Regioni tranne Calabria e Umbria si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi, con variazioni che vanno dal 0,7% della Puglia al 180% della Valle D’Aosta. In 84 Province si registra un’incidenza pari o superiore a 50 casi per 100.000 abitanti. “Di fronte a questi numeri – commenta il Presidente – è inaccettabile che gli amministratori non abbiano introdotto restrizioni locali, seppur impopolari, accettando il rischio che la diffusione del contagio trascini l’intera Regione in zona gialla”.
“Sul fronte ospedaliero – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – si registra un ulteriore incremento dei posti letto occupati da pazienti Covid: rispetto alla settimana precedente +15,5% in area medica e +14,3% in terapia intensiva”. In termini assoluti, il numero di pazienti Covid in area medica è aumentato da 2.371 del 16 ottobre a 3.970 del 16 novembre (+67,4%) e quello nelle terapie intensive da 338 del 25 ottobre a 481 del 16 novembre (+42,3%). A livello nazionale il tasso di occupazione è del 7% in area medica e del 5% in area critica, con notevoli differenze regionali.
VACCINI. Al 17 novembre il 79,1% della popolazione (n. 46.894.047) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+109.996 rispetto alla settimana precedente) e il 76,8% (n. 45.521.038) ha completato il ciclo vaccinale (+277.306 rispetto alla settimana precedente). In aumento nell’ultima settimana il numero di somministrazioni (n. 1.257.024), con una media mobile a 7 giorni di 179.740 somministrazioni/die.
Dopo aver sfiorato quota 440 mila nella settimana 11-17 ottobre, in quattro settimane il numero dei nuovi vaccinati è crollato a quota 127.361 (-71,1%). Degli oltre 7,15 milioni di persone non ancora vaccinate preoccupano sia i quasi 2,66 milioni di Over 50 a elevato rischio di malattia grave e ospedalizzazione, sia gli oltre 1,23 milioni nella fascia 12-19 che influiscono negativamente sulla sicurezza delle scuole.
“Oltre all’adesione della popolazione alla somministrazione delle terze dosi – commenta Cartabellotta – e alle sfide organizzative e comunicative che le Regioni sono chiamate ad affrontare, preoccupano le scorte di vaccini a mRNA, oggi pari a meno del 50% delle dosi da somministrare entro fine anno, insieme al fatto che rimane sconosciuto il piano delle prossime forniture, ormai al palo da 5 settimane”.
“Nello scenario attuale – conclude Cartabellotta – caratterizzato dal progressivo aumento della circolazione virale e dalla riduzione dell’efficacia vaccinale che impone la dose di richiamo, sono due le decisioni politiche che possono minimizzare il rischio di misure restrittive. La prima è ridurre a sei mesi la validità del Green Pass rilasciato a seguito di vaccinazione, in linea con le evidenze scientifiche sulla durata della protezione vaccinale e con le indicazioni per la dose di richiamo. La seconda è introdurre l’obbligo vaccinale sia per il ciclo primario, sia per la dose booster, almeno per tutte le categorie di lavoratori a contatto con il pubblico. Invece, non convince affatto il “super Green Pass” sul modello austriaco, di fatto un surrogato dell’obbligo vaccinale: escludere il tampone dalle modalità per il rilascio della certificazione verde – pur identificando le attività essenziali per le quali tale opzione rimarrebbe valida – rischia solo di aumentare le tensioni sociali senza alcuna garanzia di aumentare coperture vaccinali e adesione alla terza dose”.