Nel periodo 19-25 gennaio, in Fvg si registra una crescita dei nuovi casi Covid pari al 13%, in calo rispetto al 16,6% di aumento della settimana precedente. La fotografia arriva dal consueto report della Fondazione Gimbe.
Complessivamente, sono 5.240 i casi attualmente positivi ogni centomila abitanti. Guardando alle ex province, l’incidenza più alta si conferma nel Friuli Occidentale, con 2.918 positivi ogni centomila abitanti (in crescita rispetto ai 2.417 della settimana precedente). Numeri che collocano Pordenone al decimo posto della classifica nazionale dell’incidenza, guidata da Bolzano (3.466), Forlì-Cesena (3.441) e Vicenza (3.350).
In seconda posizione a livello regionale ancora una volta troviamo Udine, con 2.436 casi (erano 2.310 sette giorni fa), quota che la colloca al 29esimo posto in Italia. Trend in aumento anche a Trieste, 33esima nella classifica nazionale con 2.363 casi (erano 2.045), e a Gorizia, che chiude la graduatoria Fvg a quota 2.303 (erano 1.867 i positivi ogni centomila abitanti la settimana precedenti), 38esima in Italia.
L’occupazione dei posti letto Covid – parametro in base al quale, con le attuali norme, si decide il colore della Regione ed è stato sancito il passaggio in arancione da lunedì 24 gennaio – si avvicina in modo preoccupante ai livelli da zona rossa, ma nuovo cambio di fascia di rischio dovrebbe essere scongiurato, almeno per la prossima settimana.
Le terapie intensive restano occupate al 24% da pazienti positivi (la soglia per il rosso è al 30%), mentre i ricoverati Covid in altri reparti salgono al 37% (qui il campanello d’allarme scatta al 40%). A livello nazionale, il tasso di occupazione è del 17,6% in terapia intensiva e al 30,6% in area medica.
Sul fronte delle vaccinazioni, il tasso di copertura della popolazione si attesta al 79,1%, un punto al di sotto della media nazionale all’80,1%, con un 4,1% di cittadini che ha ricevuto la prima dose. Migliora la percentuale di terze dosi somministrate, che vede il Fvg balzare dal terzultimo al sestultimo posto con il 76,4%, a fronte di una media nazionale del 78,8%.
Faticano ancora a decollare, infine, le vaccinazioni per la fascia 5-11 anni, che sono comunque in crescita: il 5,4% dei bimbi ha completato il ciclo (erano l’1,7% una settimana fa), mentre il 13,2% ha ricevuto la prima dose. Un dato che ci conferma al quartultimo posto nazionale, a fronte di una media italiana del 9,1% di bambini che hanno ricevuto entrambe le somministrazioni e un 20,3% che ha fatto la prima dose.
I DATI NAZIONALI. Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva nella settimana 19-25 gennaio, rispetto alla precedente, una lieve diminuzione di nuovi casi (1.197.970 vs 1.243.789) e un aumento dei decessi (2.519 vs 2.266). In aumento i casi attualmente positivi (2.689.262 vs 2.562.156), le persone in isolamento domiciliare (2.667.534 vs 2.540.993), i ricoveri con sintomi (20.037 vs 19.448), mentre scendono le terapie intensive (1.691 vs 1.715).
“Dopo 13 settimane consecutive di aumento – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – sul fronte dei nuovi casi si registra una lieve flessione: 1,2 milioni con una riduzione del 3,7% rispetto alla settimana precedente e una media mobile a 7 giorni che scende da 178.332 casi del 19 gennaio a 171.139 il 18 gennaio (-4%). Un’iniziale discesa della curva nazionale condizionata da situazioni regionali molto eterogenee, da trend differenti per le varie fasce di età oltre che da una riduzione del numero di tamponi, sia antigenici che molecolari: in particolare per questi ultimi il tasso di positività è in lieve risalita”.
Testing. Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-4,5%), passati da 7.672.378 della settimana 12-18 gennaio a 7.327.579 della settimana 19-25 gennaio, con una diminuzione sia dei tamponi rapidi (-67.898; -1,2%) sia di quelli molecolari (-276.901; -13,9%). “Questi numeri – spiega il Presidente – confermano che la circolazione del virus rimane elevata e che, considerata la risalita del tasso di positività dei tamponi molecolari, il calo della curva dei contagi deve essere interpretato con cautela”.
Ospedalizzazioni. “Resta alta la pressione sugli ospedali – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – dove i posti letto occupati da pazienti Covid in area medica aumentano, seppure più lentamente (+3% rispetto alla settimana precedente), mentre si registra una lieve flessione in terapia intensiva (-1,4% rispetto alla settimana precedente)”.
VACCINI. Al 26 gennaio l’84,2% della popolazione (n. 49.887.628) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+298.990 rispetto alla settimana precedente) e l’80,1% (n. 47.455.470) ha completato il ciclo vaccinale (+297.596 rispetto alla settimana precedente). In calo nell’ultima settimana il numero di somministrazioni (n. 3.756.387), con una media mobile a 7 giorni di 536.627 somministrazioni/die: diminuiscono del 15,5% le terze dosi (n. 3.088.261) e del 30,9% i nuovi vaccinati (n. 355.309).
Nella settimana 19-25 gennaio si registra un crollo dei nuovi vaccinati: 355.309 rispetto ai 514.324 della settimana precedente. Di questi il 43,9% è rappresentato dalla fascia 5-11, in netta flessione rispetto alla settimana precedente (n. 155.997; -35,6%); nonostante la recente introduzione dell’obbligo vaccinale, i nuovi vaccinati Over 50 scendono a 96.957 (-25,6% rispetto alla settimana precedente). In particolare per questa fascia anagrafica la media mobile a 7 giorni dei nuovi vaccinati, dopo aver raggiunto il picco di 19.879 del 15 gennaio, è scesa a quota 13.851 il 25 gennaio; nella fascia 5-11 anni, dopo il picco di 38.624 registrato il 9 gennaio, si è stabilizzata per poi iniziare una discesa fino a quota 22.285 il 25 gennaio, inevitabilmente legata anche al rinvio delle prenotazioni vaccinali degli studenti in isolamento; in lieve, ma progressivo calo sia la fascia 12-19 che quella 20-49.
Al 18 gennaio sono ancora 7,8 milioni le persone senza nemmeno una dose di vaccino: 2,58 milioni della fascia 5-11 anni e 724 mila della fascia 12-19 che influenzano la sicurezza delle scuole, oltre a 2 milioni di Over 50 ad elevato rischio di malattia grave, il vero tallone d’Achille che alimenta i ricoveri in area medica e in terapia intensiva.
“Nonostante – conclude Cartabellotta – ci troviamo ancora in uno scenario caratterizzato da un’elevata circolazione del virus e da una forte pressione sugli ospedali con pesanti ricadute sull’assistenza ai pazienti non Covid, le Regioni spingono per semplificare le regole di convivenza con il SARS-CoV-2 mettendo sul tavolo varie proposte da discutere con il Governo. Proposte su cui la Fondazione Gimbe ha condotto un’analisi per valutarne la coerenza con le evidenze scientifiche e la fattibilità pratica”.
Superamento del sistema a colori delle zone di rischio: proposta pienamente condivisibile per tre ragioni. Innanzitutto, non sussistono attualmente differenze tra zona bianca e zona gialla e per la zona arancione le (poche) regole restrittive si applicano esclusivamente alle persone non vaccinate; in secondo luogo, le Regioni possono aumentare il numero di posti letto Covid-19 per evitare zone dai “colori più intensi” ma determinando conseguenze rilevanti in termini di mancata assistenza a pazienti con altre patologie; infine, è opportuno che siano le Regioni a istituire zone rosse, anche locali, in relazione alla circolazione del virus, al sovraccarico ospedaliero e ai ritardi delle cure in pazienti non Covid.
Revisione delle misure inerenti alla sorveglianza sanitaria, suddividendo fra i casi positivi asintomatici e quelli con sintomatologia correlata: proposta non accettabile perché l’ipotesi di differenziare le regole di sorveglianza sanitaria tra casi sintomatici e asintomatici non è basata su evidenze scientifiche, mentre l’elemento discriminante oggi dovrebbe essere rappresentato esclusivamente dallo status vaccinale. Infatti, tra persone non vaccinate circa il 50% dei contagi avviene da parte di soggetti asintomatici, pre-sintomatici o pauci-sintomatici, mentre il vaccino (ciclo completo entro 120 giorni o dose booster) riduce sia il rischio di infezione (del 53,2-66,7%), sia la probabilità di contagiare altre persone perché la persona vaccinata è contagiosa per un periodo di tempo inferiore rispetto al non vaccinato.
Sospensione del contact tracing nell’attuale contesto epidemiologico di elevata incidenza per la variante omicron, al fine di concentrare energie e risorse per un più efficace contrasto al virus: proposta condivisibile perché con l’attuale numero di positivi il contact tracing non è sostenibile né fattibile, né contribuisce in maniera efficace a rallentare la crescita dei casi.
Proposta di aggiornamento delle misure di isolamento dei lavoratori dei servizi essenziali con la proposta di riduzione dei giorni di isolamento (pari a 3 giorni dall’inizio dei sintomi e ulteriori 3 giorni obbligo mascherina FFP2, favorendo l’auto-sorveglianza): proposta non accettabile, perché non esistono evidenze scientifiche per supportare il termine dell’isolamento per i positivi – indipendentemente dal loro status vaccinale – dopo 3 giorni dalla comparsa dei sintomi, senza accertarne la negatività con tampone antigenico o molecolare.
Revisione e superamento dell’attuale sistema di sorveglianza nelle scuole, procedendo alla sospensione della didattica in presenza solo per i soggetti sintomatici; sospensione del contact tracing e mantenimento dell’auto-sorveglianza: proposta non accettabile, in quanto l’elemento discriminante ai fini della quarantena in caso di tampone negativo dovrebbe essere rappresentato dallo status vaccinale e non dalla presenza/assenza di sintomi Covid-19. Inoltre, in caso di positività al tampone, lo studente deve essere isolato, indipendentemente dallo status vaccinale.
Revisione della classificazione dei ricoveri Covid, tenuto conto che al momento tutti i pazienti ricoverati, anche per altre patologie, se positivi, vengono conteggiati come ricoverati per le conseguenze da Covid: proposta non accettabile e rischiosa per varie motivazioni:
– Cliniche: la Covid-19 è una malattia multisistemica che colpisce numerosi organi e apparati e definire lo status di “asintomaticità” è molto complesso, specialmente nei pazienti anziani con patologie multiple; inoltre, la positività al SARS-CoV-2 può peggiorare la prognosi di pazienti ricoverati per altre motivazioni, anche in relazione all’evoluzione della patologia/condizione che ha motivato il ricovero e alle procedure diagnostico-terapeutiche attuate.
– Organizzative: la gestione di tutti i pazienti SARS-CoV-2 positivi, indipendentemente dalla presenza di sintomi correlati alla Covid-19, richiede procedure e spazi dedicati, oltre alla sanificazione degli ambienti. Di conseguenza, risulta molto difficile riorganizzare in tempi brevi la gestione degli “asintomatici” senza risorse aggiuntive, in particolare locali e personale.
– Medico-legali e amministrative: la responsabilità di assegnare il paziente ricoverato ad una delle due categorie, con tutte le difficoltà e le discrezionalità del caso, è affidata al personale medico e alle aziende sanitarie.
Risvolti pratici: eliminando il sistema dei colori, di fatto, si tratterebbe solo di una rendicontazione separata, potenzialmente utile a fini epidemiologici e alla futura riorganizzazione dei servizi ospedalieri. Ma la riclassificazione dei pazienti ospedalizzati, in ogni caso, non può derogare dagli standard internazionali definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC).