Dopo settimane di continua crescita, il Fvg fa finalmente segnare un dato in controtendenza: i nuovi casi Covid, infatti, nella settimana dall’8 al 14 dicembre registrano una diminuzione dell’8,5%. Lo certifica la Fondazione Gimbe che settimanalmente analizza l’andamento della pandemia nelle varie regioni.
I casi attualmente positivi complessivamente passano da 661 a 671 ogni centomila abitanti, ma in tutti i territori si registra un segno meno rispetto a sette giorni fa. A Trieste, che rimane prima in questa non invidiabile classifica nazionale, l’incidenza scende da 694 a 601 casi ogni centomila abitanti. Treviso, con 576 contagi, scalza sul podio Bolzano, terza con 568. Seguono Padova (552), Vicenza (541), Imperia (450), Venezia (434), Rimini (411) e la piemontese Verbano-Cusio-Ossola (361).
A livello regionale, il secondo posto va a Pordenone, dove il dato scende da 365 a 346 casi ogni centomila abitanti. Numero, questo che colloca il capoluogo del Friuli Occidentale al decimo posto nazionale. Gorizia, dopo settimane costantemente sul podio, esce, invece, dalla top ten. Qui l’incidenza è passata da 377 a 332 contagi. Udine rimane la meno colpita, con 235 casi (erano 244 sette giorni fa) ogni centomila abitanti.
L’occupazione dei posti letto Covid, che vede il Fvg in zona gialla dal 29 novembre, vede stabili le terapie intensive al 16%, mentre i ricoveri in altri reparti aumentano leggermente, dal 24 al 24,5%, restando comunque entro i parametri per scongiurare un passaggio in arancione. A livello nazionale, al 14 dicembre, il tasso di occupazione è del 9,5% in area critica e dell’11,9% in area medica.
Rimane ampiamente inferiore al dato italiano, invece, il tasso di copertura vaccinale con i richiami: la regione resta al terzultimo posto con il 47,9% di terze dosi (in aumento rispetto al 35,4% dell’ultima rilevazione), contro una media nazionale del 61,4%, considerando persone immuno-compromesse, Over 18, operatori sanitari, ospiti delle Rsa personale scolastico, fragili, caregiver e comparto difesa e sicurezza.
I DATI NAZIONALI. Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva nella settimana 8-14 dicembre, rispetto alla precedente, un aumento di nuovi casi (124.568 vs 105.771) e decessi (663 vs 558). In aumento anche i casi attualmente positivi (297.394 vs 240.894), le persone in isolamento domiciliare (289.368 vs 234.040), i ricoverati con sintomi (7.163 vs 6.078) e le terapie intensive (863 vs 776).
“Da due mesi – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – continuano ad aumentare i nuovi casi con una media mobile a 7 giorni che passa da 2.456 il 15 ottobre a 17.795 il 14 dicembre”. Incrementano nettamente i rapporti positivi/persone testate (da 3,6% a 23,9%), positivi/tamponi molecolari (da 2,4% a 9,5%) e positivi/tamponi antigenici rapidi (da 0,07% a 0,81%).
In tutte le Regioni – a eccezione di Friuli Venezia Giulia, Molise e Provincia Autonoma di Bolzano – si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi.
“Sul fronte ospedaliero – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – aumentano ancora i posti letto occupati da pazienti Covid: +17,9% in area medica e +11,2% in terapia intensiva rispetto alla settimana precedente”.
Nonostante l’aumentata pressione sugli ospedali, nelle ultime settimane si è progressivamente ridotta la percentuale dei pazienti ricoverati in area medica e in terapia intensiva sul totale degli attualmente positivi. In particolare, per l’area medica la media mobile a 7 giorni è scesa dal 3,47% del 7 novembre al 2,41% del 14 dicembre e per le terapie intensive dallo 0,47% del 21 ottobre allo 0,30% del 14 dicembre. “A fronte di un numero di tamponi sostanzialmente stabile – spiega Cartabellotta – questo dato è verosimilmente da imputare all’incremento delle terze dosi, che riportano l’efficacia a valori più elevati”.
VACCINI. Al 15 dicembre l’80,5% della popolazione (47.696.102) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+218.456 rispetto alla settimana precedente) e il 77,6% (45.975.355) ha completato il ciclo vaccinale (+144.773 rispetto alla settimana precedente). In aumento nella settimana 6-12 dicembre il numero di somministrazioni (3.272.324), con una media mobile a 7 giorni di oltre 460 mila somministrazioni/die: crescono dell’8,8% le terze dosi (n. 2.903.412) e del 5,8% i nuovi vaccinati (n. 236.606).
Al 15 dicembre sono state somministrate 12.563.534 terze dosi con una media mobile a 7 giorni che si è stabilizzata intorno alle 400 mila somministrazioni al giorno.
VARIANTE OMICRON. I dati epidemiologici provenienti dal Sudafrica e da alcuni Paesi europei (in particolare Danimarca e Inghilterra) mostrano che la variante omicron è più contagiosa della delta con un tempo di raddoppio dei casi attualmente stimato intorno a 2-3 giorni. Non è ancora chiaro se la rapida crescita nei Paesi con elevati tassi di copertura vaccinale dipenda dalla capacità del virus di sfuggire alla risposta immunitaria, dall’aumento di trasmissibilità o dalla combinazione di entrambi i fattori.
Sembra emergere una maggiore incidenza di reinfezioni in persone guarite e una ridotta efficacia dei vaccini. A tal proposito, i dati del Public Health England mostrano che l’efficacia di due dosi di vaccino sulla malattia sintomatica si riduce nettamente, ma risale dopo la somministrazione della terza dose (circa 70-75%). Non ci sono ancora, tuttavia, dati robusti e conclusivi sull’efficacia dei vaccini nei confronti delle forme severe di malattia da variante omicron.
Anche se i dati sudafricani suggeriscono che questa variante possa causare un quadro clinico meno severo e quasi tutti i casi riportati in Europa sono lievi o asintomatici, le evidenze in tal senso non sono ancora robuste. Peraltro, anche se la malattia fosse più lieve, l’aumento consistente dei casi potrebbe comunque determinare un incremento in termini assoluti delle forme severe, con conseguente sovraccarico ospedaliero.
In questo scenario l’Oms e l’Ecdc hanno classificato il rischio della diffusione della variante omicron come molto alto, raccomandando di rafforzare sorveglianza e sequenziamento, di accelerare la somministrazione di vaccini e richiami e di potenziare le misure non farmacologiche per il contenimento dell’epidemia: mascherine, distanziamento sociale ed evitare assembramenti, igiene delle mani, ventilazione degli ambienti chiusi, smartworking.
“Il nostro Paese – conclude Cartabellotta – è entrato in una fase critica della pandemia per la convergenza di vari fattori: la stagione invernale, gli oltre 6 milioni di non vaccinati, il netto ritardo iniziale nella somministrazione delle terze dosi, le imminenti festività natalizie che aumenteranno contatti sociali e contagi e, soprattutto, la progressiva diffusione della variante omicron che secondo l’Ecdc diventerà prevalente in Europa entro i primi due mesi del 2022. In questo contesto, le ultime misure del Governo, che mirano a innalzare la protezione nei confronti del virus, non hanno modificato i criteri per assegnare i colori alle Regioni, definiti quando non erano noti il declino dell’efficacia vaccinale e la necessità delle terze dosi e non incombeva la minaccia di una variante così preoccupante. Criteri che lasciano alle Regioni la massima autonomia nell’aumentare la disponibilità di posti letto per ridurre i tassi di occupazione, con il rischio di congestionare silenziosamente gli ospedali e limitare l’accesso alle cure ai pazienti non Covid”.