“Ogni anno vengono effettuate 7.646 amputazioni per piede diabetico, ma ben il 60% potrebbero essere evitate”, a tutto vantaggio della salute del paziente e di quella dei conti del Servizio sanitario nazionale, perché significherebbe “ridurre del 25% le spese di ospedalizzazione”. A dirlo oggi, in Commissione Igiene e Sanità del Senato, è stato il presidente dell’Associazione Italiana Podologi (Aip), Mauro Montesi.
In 10 anni, dal 2003 al 2012, secondo dati del Ministero della Salute illustrati nel corso dell’audizione, sono state 71.000 le amputazioni effettuate, all’origine di oltre 1.367.000 giornate di degenza, con una media di 20 giorni di degenza per paziente.
“La tendenza – spiega all’Ansa Montesi – anche a seguito di una maggior diffusione del diabete nella popolazione, è ad un aumento delle amputazioni, traumatiche dal punto di vista fisiologico e psicologico e oltretutto spesso non risolutive del problema. Si è passati da 6725 del 2003 a 7646 del 2012, circa 900 in più in un anno”. Nel 2012 il maggior numero è stato a carico della Lombardia (1686), seguita da Sicilia (780), Veneto (680), Campania (653). Identificare precocemente i fattori di rischio, fare prevenzione specifica, effettuare test neurologici, medicare ulcere e realizzare plantari adatti a ridurre la pressione. Sono alcuni dei compiti del podologo nell’ambito della prevenzione e dell’assistenza al piede diabetico. “Al contrario di quanto avviene in molti paesi europei – conclude Montesi – questa figura in Italia è ancora troppo poco presente negli ospedali, nelle aziende sanitarie, nei centri diabetologici e sul territorio.
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