La giunta del Friuli Venezia Giulia ha recepito l’atto approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome lo scorso 4 settembre, aprendo alla fecondazione eterologa il percorso che consentirà di effettuarla in tutta l’Italia. Su proposta dell’assessore regionale alla Salute Maria Sandra Telesca, oltre a far propri i contenuti del “Documento sulle problematiche relative alla fecondazione eterologa”, la giunta regionale ha deliberato di consentire l’espletamento delle relative procedure nell’ambito dell’attività di Procreazione medicalmente assistita (Pma).
L’Accordo interregionale che diventa con oggi strumento operativo anche in Friuli Venezia Giulia ha valenza transitoria, in attesa che il Parlamento legiferi in materia, ma, osserva l’assessore Telesca, “rappresenta un risultato importante e risponde all’esigenza di una fecondazione eterologa regolamentata e controllata fissandone i cardini principali, che sono la qualità delle cellule riproduttive, garantita da un accurato screening dei donatori, e la gratuità del dono”.
“È stato elaborato uno strumento tecnico finalizzato all’individuazione di una serie di regole che vincolano il donatore a fronte della soluzione del problema dell’infertilità di coppia” osserva Maria Sandra Telesca, nel ricordare come le caratteristiche richieste per l’accesso all’eterologa siano molto selettive (possono usufruirne solo coniugi o conviventi di sesso diverso, maggiorenni e di età potenzialmente fertile, con la donna che abbia non più di 50 anni e sia in buone condizioni di salute, in modo da poter affrontare positivamente una gravidanza) e che a ciò si aggiunge l’obbligo di una certificazione attestante la non disponibilità di ovociti validi per la donna, mentre per l’uomo le indicazioni alla donazione sono tutte situazioni mediche e di sterilità comprovata.
Quest’attività non dovrebbe riguardare più di una quarantina di richieste l’anno ed a svolgerla saranno i centri già autorizzati alla Pma e cioè l’Ospedale di Pordenone ed l’Irccs Burlo Garofolo di Trieste, entrambi dotati di una banca per la conservazione dei gameti. Infine, per quanto riguarda il costo della prestazione, l’assessore ricorda che la tariffa è stata indicata dalle Regioni a 1.000 euro, ma anche in questo caso vale la regola del ticket, che sarà stabilito la prossima settimana in sede di Commissione nazionale sanitaria.