Giornata di mobilitazione per la sanità Fvg. A Cividale, questa mattina è andata in scena la marcia a difesa dei piccoli Ospedali. Ridare vita, funzioni e i principali servizi alle strutture sanitarie di Cividale, Gemona, Maniago e Sacile. E’ questo l’obiettivo della manifestazione, alla quale hanno aderito il Coordinamento regionale dei piccoli ospedali che comprende i Comitati di Cividale, Gemona, Maniago e Sacile, ma anche il Tribunale del Malato, i pensionati dello Spi Cgil e alcuni Sindacati di lavoratori della Sanità, oltre a cittadini della regione.
“La motivazione che vogliamo ribadire ancora una volta”, sottolineano gli organizzatori, “è l’importanza degli ospedali periferici, una risorsa preziosa per i loro territori che, purtroppo, i governi di centrosinistra e centrodestra hanno pesantemente declassato, togliendo loro funzioni e servizi a favore dei grandi Hub e delle zone politicamente più pesanti. Questa azione di depauperamento è iniziata nel 2014 con la riforma Serracchiani che li ha declassati a presidi ospedalieri, trasformando in particolare i Pronto Soccorso in Punti di Primo Intervento, che possono gestire solo i codici bianchi e verdi e sono costretti a mandare i pazienti più gravi in altri nosocomi, con tempi di risposta allungati e, quindi, con rischi maggiori per i pazienti”.
“Anche la recente riforma del centrodestra non ha modificato questo stato di cose, che la pandemia ha ulteriormente peggiorato. In questi anni abbiamo ascoltato solo promesse, mentre la Sanità pubblica peggiorava continuamente, nonostante la dedizione del personale sanitario, numericamente insufficiente e malpagato”, continuano dai Comitati.
“Inoltre non c’è mai stato un confronto pubblico con i cittadini, per ascoltare la loro voce e si è preferito gestire tutto nelle segrete stanze istituzionali, con i risultati che abbiamo sotto gli occhi. Ora il Pnrr mette a disposizione della Regione ben 120 milioni di euro per la Sanità. E’ una occasione storica per ridare dignità e servizi agli ospedali periferici, che sono un essenziale presidio dei loro territori e filtro per i grandi nosocomi. Non si sprechino denari ed energie per fantomatici ospedali di Comunità, tutti da definire, e Case della Comunità, copia degli attuali falliti Centri di Assistenza Primaria, che non sono andati oltre al raggruppamento degli ambulatori dei medici di famiglia. Si faccia, invece, una vera politica di assunzioni di personale sanitario, che è il vero problema della Sanità pubblica e di cui non vediamo la volontà di attuarla”, conclude Claudio Polano a nome del Coordinamento regionale dei piccoli Ospedali.
“E’ dal 2020 che come gruppo consiliare chiediamo alla Giunta regionale di riaprire i Punti di primo intervento (Ppi) delle sedi di Cividale e Gemona, servizi essenziali per la cittadinanza che afferiscono ai due presidi ospedalieri che hanno subito anche la chiusura dei reparti di medicina per acuti. Per questo abbiamo depositato una mozione, con l’obiettivo di impegnare la Regione a dire con chiarezza quando i cittadini potranno contare nuovamente su questa attività, utile a trattare in prima istanza le patologie urgenti”. Con una nota, la consigliera regionale dei Cittadini, Simona Liguori, intervenuta anche lei “alla camminata per l’ospedale di Cividale, evento organizzato dal comitato ‘Io voglio l’ospedale a Cividale’ e dalla rete regionale che raggruppa i comitati delle Valli del Natisone, di Gemona, Maniago, Sacile”.
“L’assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi, ha sempre dichiarato che la riapertura dei Ppi era condizionata all’andamento della pandemia. Ora che lo stato di emergenza è terminato con il 31 marzo – aggiunge la rappresentante dei civici -, non sussistono più motivi per tenere chiuse le sedi dei Ppi: è tempo di far rientrare a Cividale e a Gemona il personale sanitario trasferito nel corso dell’emergenza per supportare in altri servizi l’attività Covid”.
Nel frattempo, al Santa Maria della Misericordia di Udine, la Uil Fpl Fvg ha organizzato un presidio per proclamare lo stato di agitazione.
“Ci troviamo qui a seguito di un percorso di assemblee che ha toccato gran parte delle strutture di AsuFc da Nord a Sud, questo percorso ci ha dato il pieno mandato da parte di tutti i dipendenti a indire lo stato di agitazione di tutto il personale del comparto dell’Azienda. C’è un malcontento diffuso in tutte le realtà aziendali causato dalla pessima gestione di questa direzione aziendale”, spiega il segretario Stefano Bressan.
“Le problematiche maggiormente sentite dal personale vanno dalla mancata assegnazione delle fasce, ormai ferme da sei anni, unico caso in tutte le aziende regionali, che provoca una perdita media mensile di 80 euro a tutti i dipendenti che ne beneficerebbero, alla mancata applicazione del Ccnl nel conferimento degli incarichi a oggi in larga parte assegnati a dei Facenti Funzione nominati senza alcuna selezione e pagati con i fondi impropri che potevano essere utilizzati per tutto il personale; alla grave carenza di personale a cui si aggiunge una poco attenta distribuzione delle risorse, i pagamenti del 2021: Rar, prestazioni aggiuntive, campagna vaccinale, straordinari”.
“Il territorio che doveva essere il centro della riforma risulta essere dimenticato a favore di una gestione Udine-centrica delle risorse a partire dalla Bassa Friulana fino ad arrivare all’Alto Friuli. E’ nostra intenzione, qualora il direttore generale non garantisca una seria apertura alle nostre rivendicazioni, dichiarare lo sciopero di tutti i lavoratori del comparto di AsuFc. A questo punto e davanti a così gravi situazioni non intendiamo arretrare davanti ai soliti impegni e promesse, ad azioni concrete risponderemo con serietà e collaborazione costruttiva che da sempre ci contraddistingue”, conclude la Uil Fpl Fvg.
La replica dell’azienda sanitaria
Sulla protesta dei comitati e della Uil interviene il direttore generale dell’Azienda sanitaria universitaria del Friuli Centrale, Denis Caporale. “I presidi ospedalieri torneranno a essere pienamente in funzione quando rientreranno tutti i professionisti nei reparti”.
“Nonostante sia terminata l’emergenza sanitaria – precisa Caporale – non possiamo dire che la pandemia sia conclusa in quanto, a oggi, sono 60 le persone ricoverate nei reparti Covid e dieci si sono presentate solo nelle ultime ore”.
“Per quanto concerne lo stato di agitazione della Uil, i sindacati sono a conoscenza che il 13 aprile, dopo le elezioni delle Rsu, è prevista una convocazione delle organizzazioni dei lavoratori per discutere del bilancio e, nell’occasione, si parlerà anche degli straordinari. Giorni fa, peraltro, abbiamo anche dato il via libera all’assunzione di cento operatori socio sanitari. Pertanto, questa protesta appare alquanto strumentalizzata in vista delle elezioni delle Rsu”, conclude Caporale.