“La Delibera n. 134/2022 sulla possibilità di reclutamento di personale sanitario in deroga ha destato forte preoccupazione in tutti noi professionisti in un momento di emergenza denunciato da tutti, unendo sigle sindacali e associazionismi”, si legge in una nota intersindacale delle professioni sanitarie siglata da Aaroi-Emac con Alberto Peratoner, Anaao-Assomed con Valtiero Fregonese, Anpo-Ascoti-Fials Medici con Antonio Maria Miotti, Fassid con Stefano Smania, Fp Cgil con Calogero Anzallo e Fvm con Patrizia Esposito.
“Avremmo preferito fossero messi in atto altri provvedimenti, da noi suggeriti da tempo, per far fronte alla situazione d’emergenza. Qui non è in discussione il trattamento che i cittadini del Fvg hanno ricevuto nelle nostre terapie intensive e semi-intensive dove solo l’abnegazione, la dedizione, l’impegno, la resistenza, la totale disponibilità e la professionalità di medici e infermieri ha permesso al sistema di reggere e ai nostri pazienti di ricevere la miglior qualità di cura e assistenza”, si legge ancora.
“Qui è in discussione quanto l’Amministrazione regionale ha dichiarato nell’ambito della disponibilità effettiva di posti letto intensivi e semintensivi dedicati, di posti letto incrementati secondo indicazioni normative, di posti letto attivi e non forse attivabili, di posti letto reali secondo standard previsti e secondo codifiche ministeriali. L’ispezione ministeriale con esito inizialmente tenuto nascosto, con rilievi chiaramente a supporto di quanto denunciato da mesi dalle Organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria, con tentativo di depistaggio verso inesistenti questioni di clima organizzativo, e con conferma da parte di un report della Corte dei Conti, non rappresenta un’interpretazione di singoli o una questione politica, ma una contestuale e veritiera descrizione tecnica di quanto avvenuto, denunciato e purtroppo ancora oggi negato dall’Amministrazione regionale”.
“La si finisca di non ascoltare e non coinvolgere le Organizzazioni Sindacali della dirigenza medica e sanitaria, la si finisca di sviare il problema di errate scelte gestionali regionali, facendo passare ogni forma di critica come attacco agli operatori del nostro Servizio sanitario regionale e aizzando alcune frange di sindacato contro altre, nel solito deprecabile disegno del divide et impera”, denunciano le sigle. “Lo stato di agitazione dei Medici di Medicina Generale evidenzia ancor di più la precaria organizzazione territoriale della Sanità. Il potenziamento del territorio tanto sbandierato, e mai attuato, è giunto al capolinea”.
“Le carenze sono evidenti e in molti avamposti territoriali si fa fatica a coprire i turni di guardia medica. E cominciano anche a scarseggiare i medici di medicina generale nei piccoli comuni montani e non solo. Lo stesso vale per i pediatri di libera scelta, con conseguente difficoltà a erogare i livelli essenziali di assistenza ai cittadini. Appare chiaro che questo sistema ha bisogno di una rimodulazione paradigmatica, che si può fare solo con il contributo di tutti. Il costante disinteresse da parte di questa gestione (Regione e Aziende) a confrontarsi con coloro che hanno voglia di dare un contributo costruttivo, potrebbe portare inevitabilmente al collasso della sanità come servizio pubblico, universale e di prossimità”.
“Tra questi troviamo proprio noi, i delegati delle organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria. Si tratta dei veri rappresentanti dei Professionisti della salute (ogni tanto ricordati come ‘angeli’ oppure ‘eroi’ dai media), regolarmente ignorati da Regione e Aziende, mentre il loro ruolo principale è anche quello sociale di presidiare e valutare la gestione del sistema sanitario, suggerendo poi eventuali azioni correttive. E’ stato ripetutamente ma inutilmente proposto un tavolo permanente di confronto. Dobbiamo ammettere che in altre realtà nazionali i livelli collaborativi e di ascolto sono ben diversi, con un confronto costante, con calendari strutturati e programmati di specifici incontri con le istituzioni della sanità”.
“Emblematico è, a questo proposito, l’incredibile recente episodio di presentazione del protocollo d’intesa tra Regione e università, a lavori già conclusi, senza alcuna possibilità di modifica dopo almeno due anni di promesse di coinvolgimento. Il risultato è l’evidente dimostrazione di una nulla considerazione e nessun rispetto verso quanti hanno sempre lavorato dall’interno e con le loro specifiche competenze per il miglioramento del servizio sanitario”, conclude la nota.
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