La morte sul parquet di Brescia del 16enne Eugenio Rossetti, oltre a destare impressione, fa crescere ulteriormente la necessità di aggiornare i protocolli per l’attribuzione dell’idoneità fisica. “La migliore arma per combattere le morti improvvise nei giovani atleti è la prevenzione”, spiega il segretario nazionale della società italiana di cardiologia dello sport, Lucio Mos. “Con l’obbligatorietà della visita sportiva una volta all’anno nei soggetti che fanno attività agonistica si possono evitare le morti soprattutto per cardiopatia ipertrofica. Con la visita, che deve comprendere obbligatoriamente un elettrocardiogramma di base dopo uno sforzo, si riesce a diagnosticare alcune patologie che fino a dieci anni fa erano ancora sconosciute”.
“Le morti improvvise sono generalmente causate da malattie aritmiche, come la fibrillazione ventricolare. Nel caso del giovane triestino probabilmente se in campo ci fosse stato il defibrillatore e qualcuno che sapeva usarlo forse si sarebbe salvato. Il decreto Balduzzi, che prevede l’obbligatorietà della presenza di questo strumento in tutti i luoghi dove si fa attività fisica, non è ancora operativo”.
“La società italiana della cardiologia dello sport per parte sua sta lavorando per attivare nuovi protocolli. Sono stati nominati degli esperti che dovranno redigerne i contenuti”, conclude Mos.