Può sembrare una questione squisitamente sindacale, ma in realtà risolvendola si darebbero più garanzie ai pazienti del Fvg. Stiamo parlando dell’orario di lavoro dei medici, per il quale nel 2011 la Ue ci ha messo in infrazione e che le Regioni a Statuto speciale sono chiamate a sistemare “entro il 25 novembre con una riorganizzazione delle strutture e dei servizi senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Straordinari e riposo
Il problema sta in questi termini: la direttiva Ue 88 del 2003 stabilisce che non si può lavorare più di 48 ore a settimana e ci devono essere almeno 11 ore di riposo tra un turno e l’altro. La norma è stata recepita, ma nel decreto legge 112 del 2008 i medici del servizio sanitario ne sono esclusi. Il pericolo per i pazienti è evidente: un dottore stanco, specie se è un chirurgo, potrebbe non operare al meglio e fare errori. Mettendo, quindi, a repentaglio la salute di chi a lui si affida. E ci sono studi legali, soprattutto della Capitale, che si sono specializzati nelle cause promosse da medici che chiedono un risarcimento per essere stati impiegati in modo ‘intensivo’ e che promettono risarcimenti fino a 80mila euro (pagati dalla collettività).
Brutte abitudini
“Per quanto riguarda gli straordinari – dice Laura Stabile, segretario regionale di Anaao-Assomed -, la nostra regione non dovrebbe avere problemi, anche perché il limite vale per la media di 4 mesi. C’è, però, la questione delle 11 ore: capita che i medici, fatto spesso da loro accettato, siano in servizio la notte e il giorno seguente, con un ‘pausa’ insufficiente tra un turno e l’altro. Succede nelle terapie intensive, ma anche in alcuni normali reparti di degenza, ed è diventata in qualche caso un’abitudine. Una situazione, questa, che dovrà cambiare con una diversa modulazione dei turni”.
Turn over e specializzandi
“In Fvg – aggiunge Luigi Conte, presidente dell’Ordine dei medici di Udine – i sanitari si sono sempre qualificati per il senso di responsabilità e hanno fatto fronte alle carenze di organico senza fiatare, anche accumulando centinaia di ore di straordinario non pagate. Uno spirito di dedizione al lavoro che appartiene anche agli infermieri. Però, in alcune aziende questo ‘sfruttamento’ è diventato sistematico e la Ue ci ha ‘bacchettato’ imponendoci di metterci in regola. Fin’ora il servizio è stato garantito nonostante l’atteggiamento un po’ incoerente di Stato e Regione che hanno stabilito il blocco del turn over, caricando alcuni medici di lavoro eccessivo. I problemi maggiori possono sorgere soprattutto in terapia intensiva, pronto soccorso e chiurugia. A ciò si aggiunge il contingentamento delle scuole di specializzazione (4.500 posti per 7-8mila laureati), che hanno portato alcune specialità in sofferenza. Mi riferisco, per esempio, a nefrologia, ortopedia e pediatria”.
Libera professione e reperibilità
Bene, si dirà, la Regione riorganizzi il sistema e metta le cose a posto. Le cose, però, non sono così semplici. Da una parte, c’è la questione della libera professione: queste ore vanno conteggiate o no? Dall’altra, quella delle reperibilità, che per contratto non dovrebbero essere più di 10 ore al mese. “Il primo nodo – risponde Stabile – dovrà essere valutato attentamente. I nostri legali escludono che le ore in libera professione debbano essere conteggiate per il limte delle 48 ore, dal momento che si tratta di un diritto del professionista. Però dobbiamo tutelare anche la sicurezza del paziente. A riguardo delle disponibilità, in certe situazioni si superano i limiti e si possono verificare anche problemi di programmazione: può capitare che un medico, specie un chirurgo, venga chiamato la notte per l’emergenza e poi debba fare le operazioni programmate durante il giorno. Anche questo aspetto deve essere studiato con attenzione”.