Luci e ombre su gravidanza e parto nella Sanità italiana. Due esempi, agli antipodi, confermano come, in tema di natalità, si verifichino situazioni estreme.
Nell’anno 2013 sono stati erogati in Italia 53.557 parti cesarei. Troppi, secondo il Rapporto annuale sull’evento nascita in Italia, a cura dell’Ufficio di Statistica del Ministero della Salute. Campania, Sicilia e Lazio presentano circa il 50% dei parti cesarei non necessari. Questo valore, nella nostra regione, scende al 23,9%, contro la media nazionale del 35,5%: un dato comunque troppo elevato rispetto agli altri Paesi europei.
Rispetto al luogo del parto si registra un’elevata propensione all’uso del taglio cesareo nelle case di cura accreditate in cui si registra tale procedura in circa il 53,8% dei parti (contro il 33,1% negli ospedali pubblici). Il parto cesareo è più frequente nelle donne con cittadinanza italiana rispetto alle donne straniere: 37,3% contro il 28,5%. Sul versante opposto, in questi giorni hanno tenuto banco le polemiche sull’interruzione volontaria di gravidanza: a 38 anni dalla promulgazione delle legge sull’aborto, la percentuale di medici che si dichiara obiettore e che non lo pratica in Fvg supera il 58%. (v.v.)