Perché il personale sanitario è così restio a vaccinarsi contro l’influenza? E tale atteggiamento non offre il fianco agli argomenti dei no vax, che possono dire “se non si vaccinano loro, perchè dobbiamo vaccinare i nostri figli? “Purtroppo sì – risponde l’infettivologo Massimo Crapis -, anche se, a ben vedere, le questioni sono completamente diverse. La maggior parte del personale non lo fa non perché è contrario alle vaccinazioni in generale, ma perché non percepisce l’importanza di questa protezione nei confronti del paziente. E’ chiaro, però, che nel mondo laico, soprattutto in chi non vuole vedere in maniera del tutto intellettualmente onesta le cose, possono sorgere argomentazioni di questo tipo. Comunque, ripeto, non si deve parlare di vaccinazioni in assoluto, ma di singole vaccinazioni: ogni tipo ha indicazioni diverse. La vaccinazione anti influenzale ha indicazioni e controindicazioni che esulano da quelle dei vaccini per le malattie esantematiche”. Se è difficile introdurre l’obbligo tra il personale sanitario, come si può convincerlo a sottoporsi a una semplice iniezione? Ci sentiamo di proporre una possibile soluzione: dal momento che c’è una parte di retribuzione ‘premio’, vale a dire quella di risultato, perché non legarla anche al fatto di sottoporsi al vaccino? Gli argomenti che riguardano il portafoglio, si sa, sono di solito molto convincenti.
La proposta, premio in busta paga a chi si vaccina
Gli argomenti che riguardano il portafoglio, si sa, sono di solito molto convincenti
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