Quello che oggi fa paura alla maggior parte dei friulani, degli italiani e, forse, senza tema di esagerare, degli abitanti del pianeta, è il ritorno del coronavirus nei prossimi mesi. Quello, cioè, che viene definito ‘seconda ondata’ e che mette in allarme scienziati e persone comuni, che allerta economisti e sociologi, che preoccupa politici e sanitari. Non si tratta infatti di una paura che riguarda solo la possibilità di essere contagiati, ma che abbraccia tutte le conseguenze che un ritorno dell’epidemia potrebbe comportare.
Ecco allora che farsi trovare pronti e non rischiare il collasso del sistema sanitario è sicuramente un ottimo appiglio perché non si verifichi più quello che è successo la scorsa primavera, lockdown compreso.
Proprio in quest’ottica la Regione Fvg ha recepito le indicazioni del Ministero della Salute e ha previsto una riorganizzazione dell’offerta di attività di ricovero in aree ad alta intensità di cure (terapie intensive), in aree di cure semintensive, nonché in aree internistiche (in particolare infettivologia e pneumologia) descritta nel ‘Piano per il potenziamento per la rete ospedaliera per emergenza Covid-19’ allegato alla delibera della Giunta dello scorso 3 luglio.
In sostanza, l’offerta di posti letto raggiunta nella prima fase emergenziale Covid-19 è stata possibile grazie alla rete di assistenza ospedaliera regionale Hub & Spoke.
In Fvg, la dotazione pre-pandemica, di posti letto di terapia intensiva raggiungeva i 120, mentre le linee di indirizzo ministeriali indicano come parametri la disponibilità di 0,14 posti letto ogni 1000 abitanti per la terapia intensiva e di 0,007% per i residenti per la semintensiva.
Nel documento si chiarisce che la risposta che il sistema sanitario regionale ha fornito durante l’emergenza deve essere ricondotta a un piano organico e resa potenzialmente strutturale.
La reazione organizzativa in corso di pandemia Covid-19 è stata dettata, peraltro, da necessità contingenti su indicazioni della task force governativa per recuperare il gap della dotazione di posti letto di terapia intensiva e semintensiva. determinati da diverse previsioni di fabbisogno formulate nei precedenti anni.
L’esigenza di riformulare la dotazione standard di offerta assistenziale impone di adottare modelli organizzativi flessibili, al fine di garantire la sostenibilità generale del nuovo assetto organizzativo.
Il piano regionale prevede quindi che, a fronte di mutate esigenze di natura emergenziale (sia di tipo pandemico, sia di massiccio afflusso di feriti), l’attivazione di ulteriori posti di terapia intensiva e semintensiva avvenga con una modalità progressiva a fronte delle esigenze rilevate, con una geometria variabile di potenziamento sull’intera rete regionale, ridefinendo sulla base degli scenari prospettati la destinazione d’uso delle aree di degenza. A mero titolo di esempio eventuali posti letto attrezzati possono essere utilizzati durante l’attività ordinaria programmata come recovery room e immediatamente riconvertiti, sulla base dei piani d’emergenza degli enti del Servizio sanitario regionale, a postazioni di rianimazione.
Per nuove strutture e assunzioni servono 25 milioni
Sono previsti 25 milioni di euro dallo Stato per aumentare di 55 posti letto la dotazione regionale delle terapie intensive, passando da 120 a 175, con un costo stimato di 10.047.920 euro. Per convertire, invece, 85 posti di medicina per acuzie in posti letto di terapia semintensiva la spesa prevista è di 11.407.000 euro. Per l’ammodernamento di 12 strutture di Pronto Soccorso, infine, (separazione dei percorsi, aree dedicate all’assistenza di pazienti in attesa di diagnosi) con un costo stimato di 3.800.000 euro.Per ogni posto letto sono previsti 30 metri quadri a disposizione.
Il costo di adeguamento delle strutture sanitarie al metro quadro ammonta a 2.440 euro per la semintensiva, mentre sfiora i 3.000 euro per l’intensiva. Il costo dell’attrezzatura per ogni posto letto va dai 61.000 euro per una postazione di terapia semintensiva, ma raggiunge gli 85.400 euro per l’intensiva.
A questi costi si deve ovviamente aggiungere il costo del personale, che supera il milione e 300.000 euro per l’assunzione di 42 medici nei diversi nosocomi della nostra regione, e raggiunge la cifra di 2.180.000 euro per il personale infermieristico.