“Medicina e umanità al tempo della pandemia. Storie di vita tra fede e scienza” è il titolo dell’iniziativa promossa dalla pastorale universitaria della Diocesi di Trieste in collaborazione con il Dipartimento di scienze mediche, chirurgiche e della salute dell’Università degli studi di Trieste e con il contributo del Laboratorio Scienza e fede della Diocesi di Trieste e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. L’appuntamento, online, è per il 3 febbraio 2021 dalle ore 18.00 alle ore 19.30.
Interverranno la dott.ssa suor Maria Chiara Ferrari, medico internista e volontaria covid – Suora Alcantarina e il dott. fra Andrea Dovio, medico internista e volontario covid – Frate francescano.
A fare da sfondo all’iniziativa alcune parole di Papa Francesco, tratte dal Messaggio per la giornata del malato 2021: «Perché vi sia una buona terapia, è decisivo l’aspetto relazionale, mediante il quale si può avere un approccio olistico alla persona malata. Valorizzare questo aspetto aiuta anche i medici, gli infermieri, i professionisti e i volontari a farsi carico di coloro che soffrono per accompagnarli in un percorso di guarigione, grazie a una relazione interpersonale di fiducia».
«Medicina e umanità. Un binomio che non è possibile separare di questi tempi. La medicina – afferma suor Maria Chiara Ferrari – si è ritrovata di nuovo protagonista della storia senza aspettarselo, rivelando i limiti delle strutture, della politica e dell’economia sanitaria e ritrovando la sede della sua vera e irrinunciabile dignità: storie di vita ordinarie che hanno ricordato al mondo intero che nella dedizione al proprio lavoro svolto con serietà e per il bene comune, ognuno di noi è, in fondo, un eroe.
La storia mi ha portato nella bella famiglia del Pronto Soccorso di Piacenza, dove sono rimasta per due mesi, fino agli inizi di maggio. Un viaggio, quello in terra piacentina, che mi ha restituito con forza il mistero di ogni vita: non c’è altro senso di fronte all’assurdo della fine e della morte se non quello di trascorrere il tempo che ci è dato facendone un dono per qualcuno, per poter così vivere dell’unica cosa che resta per sempre, che nessuna malattia e nessun distanziamento può portarci via: la relazione con l’altro».
«Confesso che a marzo dell’anno scorso – dichiara fra Andrea Dovio – non mi è stato difficile discernere una chiamata del Signore a ritornare in ospedale; la vera battaglia è stata vincere le paure, soprattutto la paura della morte. Dopo giorni di travaglio, è stato bello scegliere di lasciarsi guidare non dalla paura, ma dal desiderio di donare e condividere. Sono partito alla volta di Tortona, dove ho lavorato dal 4 aprile al 15 maggio nel Covid Hospital. Giornate piene, in cui ho potuto riassaporare la bellezza della nostra professione, forse più evidente sullo sfondo dell’emergenza sanitaria: dalla generosa dedizione dei colleghi allo spirito di squadra che subito si è creato tra gli operatori della nuova équipe. Soprattutto, il rapporto coi pazienti: la fatica e la bellezza della cura quotidiana; il sostegno a chi, insieme alla malattia, affrontava il lutto della perdita di un genitore, del coniuge, di un amico; la condivisione delle lunghe giornate di ospedale; la gioia della guarigione e del rientro a casa, e tanto altro».
«Soffermarsi ad ascoltare storie di vita che uniscono scienza e fede, passione per l’uomo e amore per Dio è un balsamo in questi momenti faticosi» sostiene don Lorenzo Magarelli, responsabile del Laboratorio Scienza e Fede. «I medici e gli operatori sanitari sono davvero degli eroi: va evitata l’accezione retorica del termine, però. Abbiamo il dovere di pensare a loro, di ascoltarli, trovando dei luoghi e degli spazi di incontro con loro e per loro. L’intento dell’incontro – conclude don Magarelli – è proprio quello di offrire un piccolo spazio di ascolto e di condivisione per medici, personale sanitario, futuri medici, per vedere l’esperienza di questo periodo da un osservatorio particolare: quello di due religiosi che sono anche loro colleghi».