“Dall’inizio della pandemia c’è stata una recrudescenza di casi di giovanissimi pazienti affetti da problemi neurospichiatrici, in particolate disturbi alimentari. È una situazione molto grave. Negli ultimi mesi abbiamo avuto una media di 6 – 8 persone ricoverate in reparto, a fronte dei 2-3 pazienti degli scorsi anni. I ricoveri rappresentano circa il 20% dei casi”. A parlare così è Gian Luigi Luxardi, psicologo e psicoterapeuta, responsabile del Centro per i disturbi alimentari di San Vito al Tagliamento.
Nel 2020, responsabile anche lo stress da pandemia, i numeri sono esplosi e in Friuli Venezia Giulia, ai tre centri deputati alla cura dei disturbi alimentari si sono rivolte ben 400 persone.
“Nell’immaginario collettivo si pensa sempre alla ragazza anoressica – spiega Luxardi -, ma sono in aumento i maschi che soffrono di questa patologia, senza contare che trattiamo molti pazienti affetti da obesità o bulimia. L’età media si abbassa e tra i bambini si osserva un importante fenomeno, quello dell’ortoressia, una sorta di ossessione che porta a evitare non tutto il cibo, ma alcuni alimenti specifici”.
Ci sono precisi elementi legati al periodo che stiamo vivendo.
“Lo stress si è accumulato giorno dopo giorno e sono state colpite le persone con minori mezzi per elaboralo, cioè quelle più timide, con meno relazioni, più rigide. Per fare un esempio anche le semplici battutine sul fatto che saremmo tutti ingrassati durante il lockdown sono state recepite dai pazienti con disturbi alimentari in maniera abnorme, con tutte le conseguenze del caso. Di contro, stando in casa e non facendo sport molti di loro hanno pensato di non aver bisogno di mangiare e hanno smesso. Al ricovero si arriva o quando ci sono motivi clinici che lo indicano, oppure quando il disturbo non può essere trattato solo in ambulatorio”.
Nel 2020 triplicati i pazienti da ricoverare
Dall’inizio della pandemia c’è stata una recrudescenza di casi di giovanissimi affetti da problemi neurospichiatrici
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