I sintomi di spossatezza e di fatica migliorano in maniera consistente nei pazienti con Sindrome da Fatica Cronica, anche conosciuta come Encefalomielite Mialgica (Me/Cfs), quando vengono trattati con ossigenoozonoterapia: è quanto riporta un articolo in pubblicazione sul Journal of Clinical Medicine e firmato oltre che dal sottoscritto anche dai professori Franzini, Valdenassi, Berretta e Chirumbolo. La Sindrome da Fatica Cronica è un termine utilizzato per indicare una seria malattia multisistemica a lungo termine caratterizzata da fatica, una vera e propria spossatezza, debilitanti dolori muscolo-scheletrici, disturbi della concentrazione e della memoria, che spesso costringono i pazienti a ridurre la propria vita occupazionale e sociale. Si pensa che in Italia ci siano almeno 500mila pazienti e negli Usa almeno 5 milioni. La difficoltà nell’avere una diagnosi certa spesso è un ostacolo alla possibilità di trovare terapie efficaci. Già negli Anni ‘90 in Italia si sono provati approcci che riuscissero a trattare la fatica. Tentativi incoraggianti si sono avuti con l’ossigeno-ozonoterapia, in grado di modulare molti aspetti immunologici complessi.
Come nel Covid-19, dove questa terapia si è dimostrata efficace nel trattare lo stress ossidativo collegato, anche nella Cfs ci potrebbe essere la stessa causa di base. Questa evidenza ha suggerito di provare a trattare la fatica in questi pazienti proprio con l’ossigeno-ozonoterapia. Di 224 pazienti che si sono rivolti ai centri clinici di Pordenone (clinica Tirelli Medical Group), di Gorle a Bergamo e di Genova, 200, con una precedente diagnosi di Cfs, sono stati reclutati per lo studio. L’età media era di poco più di 32 anni, la maggior parte erano donne (35% i maschi) e il 6,5% erano adolescenti. A ognuno è stato chiesto di rispondere a un questionario assegnando un punteggio di gravità da uno a sette nella Scala di Severità della Fatica (FSS), prima e dopo la terapia.
I pazienti sono stati sottoposti a non meno di due sessioni settimanali di grande autoemoterapia con ossigenoozono, secondo un protocollo preventivamente stabilito dalla Società Italiana di OssigenoOzono Terapia (Sioot). I sintomi sono migliorati nel giro di una-due settimane da un punteggio di 7 (il peggiore) a 1 (il migliore, ovvero senza sintomi), in almeno metà dei pazienti. Solo il 5% ha riportato miglioramenti trascurabili, mentre la percentuale dei pazienti che ha ottenuto un sensibile beneficio è stata più del 75%. Nessun paziente ha mostrato reazioni avverse, anche a distanza di tre mesi dal trattamento. Dello studio siamo stati pionieri io e il mio gruppo, che abbiamo ipotizzato diverse teorie per il beneficio sulla fatica tenendo conto della concorrente origine virale della Me/Cfs e della disfunzione immunitaria nell’attivazione delle cellule T e della minore funzionalità delle cellule NK.
Questa patologia è molto più presente di quanto viene solitamente diagnosticata anche perché, a differenza degli Usa, in Italia molti medici non la conoscono. Recentemente è tornata alla ribalta per l’epidemia Covid, in quanto anche secondo quanto annunciato da Anthony Fauci, molti pazienti anche dopo una storia di Covid spesso asintomatica o paucisintomatica presentano una patologia di spossatezza e nebbia nella testa, il Long Covid, anche nei bambini e negli adolescenti, che assomiglia molto alla Cfs. Anche in questo contesto il nostro gruppo alla clinica Tirelli Medical Group di Pordenone ha riportato e pubblicato dati molto positivi sul trattamento del Long Covid con l’ossigeno-ozonoterapia. Inutile dire che il vaccino anche con la terza dose previene oltre che l’infezione anche gli effetti a lungo termine della malattia.
Nuovi risultati sulla sindrome da fatica cronica
Uno studio analizza i risultati su 200 pazienti trattati con ossigeno-ozonoterapia
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