Sono stati spesso indicati come i soggetti più a rischio e sono, purtroppo, stati molto colpiti in termini di contagi e decessi. Ma come stanno davvero vivendo l’epidemia gli anziani? La fotografia arriva da un’indagine curata dal Centro Studio 50&Più che ha intervistato un campione di ‘Over’ rappresentativo delle varie fasce d’età e delle diverse regioni del Paese.
La pandemia da Coronavirus ha costretto persone e intere famiglie a cambiare abitudini, imponendo un’esistenza più o meno isolata. Ma il cambiamento non ha avuto solo risvolti negativi. Il 53,9% degli intervistati, infatti, dichiara che l’auto-isolamento ha apportato anche delle note positive nella propria quotidianità. Le relazioni familiari ne traggono giovamento e il tempo libero a disposizione è ora impiegato per riordinare e sistemare tutto ciò che nel corso degli anni è stato inevitabilmente trascurato. Senza contare che avere tempo a disposizione in abbondanza offre un’ulteriore possibilità: quella di riflettere sulla propria vita. Sono soprattutto i 55-59enni che ancora lavorano ad apprezzare i momenti di riflessione (il 21% del campione), così come è gradito l’avere più tempo per la famiglia (il 16%) e il rallentamento dei ritmi quotidiani.
Il rovescio della medaglia del restare forzatamente a casa, invece, è riscontrato dal 42,4% degli intervistati. Il disagio maggiore è imputato alla mancanza di aggregazione, seguito da un senso di solitudine e di non essere liberi. C’è anche chi, dal lockdown, non è stato scalfito o quasi. Il 3,7% degli intervistati, infatti, non riscontra cambiamenti nella propria quotidianità, e ciò è tanto più vero man mano che l’età delle persone aumenta. Tra i 55-59enni la percentuale è del 2,9 mentre tra gli over 75, abituati già ad avere meno contatti esterni, è del 5,3%.
L’indagine ha anche fatto un affondo sugli over 65, ponendo agli intervistati la seguente domanda: “A tuo parere, gli over 65 stanno rispettando le norme indicate dal Governo?”. Chi ha risposto sostiene che stiano rispettando abbastanza le misure (50,6% del campione rispondente), molto per il 28,2% e moltissimo per il 3,7% dei rispondenti. Una valutazione più severa arriva, invece, dal 17,4% degli intervistati, suddiviso in una valutazione pari a “poco” nel 16,6% dei casi e pari a “per nulla” nello 0,8% delle risposte.
Stare a casa, ritrovare il calore della famiglia, vivere un tempo dilatato… Ma esiste una differenza nel vissuto degli uomini e delle donne? Queste ultime apprezzano di più “l’opportunità di riflettere” (21% di risposte contro il 17% degli uomini) e provano meno disagio nel dover investire il tempo diversamente (6% contro il 10% degli uomini). Entrambi, però, sono accomunati da un sentiment: la consapevolezza di avere un ruolo di responsabilità rispetto al benessere della comunità.
Un altro dato contrasta con l’opinione comune, ovvero che gli anziani siano estranei alle nuove tecnologie. Il livello di dimestichezza con il canale digitale degli intervistati è, infatti, piuttosto elevato, anche in età avanzata: il questionario è stato erogato in modalità online. Il 78,2% delle persone che hanno compilato il sondaggio tramite smartphone ha 60-74 anni, mentre il 12,6% ha 75 anni e oltre. La tecnologia per gli intervistati rappresenta un fattore determinante per vari motivi. I senior si tengono informati usando sia i media offline (58,1% delle risposte) sia quelli online (39,4% delle risposte). In particolare, la Tv viene utilizzata dal 29,8% dei casi, seguita da internet (24,3%) e dai social media (15,1%). I quotidiani nazionali e locali totalizzano il 13,1% delle preferenze, mentre la radio viene segnalata dall’8,3% dei rispondenti e il telefono dal 6,9%. Ma i nuovi canali si sono rivelati utili anche per mantenere i contatti con parenti e amici: il 69,5% lo ha fatto via telefono e chat, mentre il 10,6% tramite e-mail e social media.
Infine, non può mancare uno sguardo sul futuro. La domanda “Come pensi usciremo da questa emergenza?” è stata posta rispetto a cinque settori: economico, politico, sanitario, sociale e tecnologico. Un primo dato aggregato rilevante è che l’intero campione ha una visione nettamente positiva su tre dei cinque ambiti: sanitario (il 66,2% ritiene che ne usciremo rafforzati), sociale (65,3%) e tecnologico (61,3%). Unanime, invece, la visione fortemente negativa sull’economia: ne usciremo indeboliti per il 93% del campione rispondente. La politica raccoglie posizioni ambivalenti: il 38,8% pensa che non cambierà, mentre il 37,1% pensa che uscirà indebolita, solo il 24% ritiene che uscirà rafforzata dall’emergenza.
Rispetto all’età dei rispondenti, i 55-59enni sono i più negativi verso l’ambito economico (94,9% pensa che ne usciremo indeboliti, contro il 91,4% dei 75enni e oltre) e dell’ambito sanitario (30,7% contro il 21,4% dei 75enni e oltre). Sono invece i più positivi rispetto all’ambito sociale: per loro usciremo rafforzati nel 66,9% dei casi, contro il 61% dei 75enni e oltre). I rispondenti nella fascia 65-74 anni sono i più ottimisti su sanità (usciremo rafforzati per il 67,9%, contro il 61,8% dei 55-59enni), tecnologia (62,4% contro il 59,6% dei 55-59enni) e politica (24,5% contro il 22,1% dei 55-59enni). I 65-74enni sono particolarmente ottimisti rispetto alle prospettive della sanità, il 67,9% dà un giudizio positivo, distanziando i 55-59enni di 6 punti percentuali (61,8%).
Considerando il sesso, si nota che le donne sono più pessimiste sull’economia (95,1% contro il 91,7% degli uomini), più ottimiste sul sociale (68,4% contro il 63,3% degli uomini) e sullo sviluppo tecnologico (63,3% contro il 59,9% degli uomini). Gli uomini confidano invece decisamente di più nella sanità (69,9% contro il 60,4 delle donne).