“Fedriga e Riccardi hanno preso in giro la solidarietà regionale e le migliaia di cittadini che lo scorso anno donarono 1,4 milioni per sostenere la lotta al covid. I timonieri dell’emergenza hanno costruito un progetto di telemedicina, pagato in gran parte con quei soldi, lo hanno poi continuamente rinviato, dichiarando infine, il 21 dicembre, che era già partito. Oggi scopriamo che la maggior parte dei kit acquistati per l’assistenza a distanza dei malati covid, sono fermi in dogana e solo poche decine sono stati distribuiti. Per fortuna che intanto da Roma abbiano pensato al vaccino”. Lo afferma il consigliere regionale del Pd, Franco Iacop a margine dell’interrogazione, discussa oggi in Aula, con la quale chiedeva chiarezza sul progetto di telemedicina “Aiutaci ad aiutare”.
“In tutta questa vicenda, la cosa stucchevole, oltre ad aver venduto anzitempo la pelle dell’orso, è il tentativo di scaricare in qualche modo la colpa sui medici di famiglia, che in questo progetto avrebbero dovuto avere un ruolo centrale. Peccato che, come denunciato dalla Fimmg, non siano stati coinvolti, tanto da non avere alcuna notizia sugli sviluppi di un progetto che di fatto è fermo. Fermo come i kit che oggi l’assessore ha ammesso essere bloccati in dogana con solo qualche decina arrivati e in uso, alla faccia della solidarietà che i cittadini del Fvg hanno ancora una volta dimostrato”.
“Nella gestione delle donazioni per l’attivazione del sistema di telemedicina questa Amministrazione ha sempre applicato le leggi vigenti. Chi muove attacchi inutili e pretestuosi che cosa avrebbe fatto di diverso? Chi ha governato questo Paese e il Friuli Venezia Giulia per molti anni, perché non ha mai modificato le norme per ridurre i tempi per l’attivazione di queste nuove procedure? Di telemedicina si parla da anni e noi, adesso, ci stiamo provando davvero anche grazie alle donazioni dei cittadini della nostra regione. Solo chi cerca la polemica a tutti i costi poteva pensare che fosse possibile realizzare in poche settimane un progetto così complesso”. Il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, risponde così a due Iri presentate oggi in Consiglio regionale.
“Il lavoro, evidentemente reso ulteriormente complicato dalla pandemia, finalizzato all’introduzione di nuovi meccanismi di operatività, ha avuto un’adesione di 294 medici di medicina generale – spiega Riccardi -. Inoltre sono stati consegnati 17 kit che coprono 51 pazienti (4 gestiti da Asufc, 6 da Asugi e 41 da Asfo. Quest’ultima ha consegnato 10 kit all’interno di una casa di riposo per poter monitorare tutta la popolazione residente nella struttura”.
“Sono i medici di medicina generale – aggiunge il vicegovernatore – che valutano quali persone possano essere monitorate con questi sistemi in remoto, in collaborazione stretta con i distretti delle aziende sanitarie di appartenenza”.
“Questa prima fase di sperimentazione può ritenersi completata – precisa Riccardi – e va inserita in un’altra problematica che determina l’inadeguatezza delle regole vigenti in materia di gare di appalti di beni e servizi particolarmente necessari durante la pandemia. Il progetto di sorveglianza domiciliare delle persone Covid positive, infatti, è stato avviato a seguito della delibera di Giunta regionale del 24 luglio 2020 che ha dato indirizzo circa l’impiego dei fondi della raccolta solidale effettuata dalla Protezione civile del Friuli Venezia Giulia”.
“Il progetto prevede la messa a disposizione di 1500 kit formati da tablet con Sim per il collegamento alla rete internet, connessi via bluetooth a uno sfigmomanometro, un pulsossimetro e un termometro, al fine di monitorare a distanza i pazienti, inviare i dati ai sanitari che li hanno in carico ed effettuare all’occorrenza delle videochiamate tra medico e paziente. Il progetto – sottolinea il vicegovernatore – è stato particolarmente complesso e non poteva essere diversamente data la multidisciplinarietà dell’operazione. Ha visto infatti il coinvolgimento di diversi attori che hanno dovuto mettere a fattor comune numerosi contributi specialistici”.
Insiel, a seguito di apposita convenzione con la Protezione civile regionale – sottoscritta in data 27 ottobre 2020 -, ha provveduto all’affidamento del servizio di noleggio per un importo di 359mila e alla conseguente consegna dei tablet con Sim configurata secondo le seguenti scadenze: i primi 5 tablet con Sim necessari alla configurazione delle apparecchiature campione il 27 novembre 2020; i successivi 495 il 4 dicembre 2020; gli ulteriori 500 il 17 dicembre 2020; e gli ultimi 500 il 12 gennaio 2021.
La Protezione civile – a seguito di manifestazione di interesse esperita dal 31 luglio al 10 settembre 2020 – ha acquisto la richiesta di partecipazione da parte di 15 aziende. La gara a procedura ristretta, secondo la normativa prevista per le gare sopra soglia comunitaria, ha visto quale soggetto aggiudicatario con decreto del 19 dicembre 2020 la ditta Abintrax di Monopoli per un importo contrattuale di quasi 664mila euro corrispondente ad un ribasso del 40,29 per cento.
Abintrax ha provveduto a consegnare i primi 5 kit campione completi necessari alla successiva configurazione delle apparecchiature il 20 novembre 2020 ricevendo cinque giorni dopo da Insiel la validazione in quanto rispondenti ai requisiti di capitolato. Ha consegnato inoltre 1500 pulsossimetri il 21 dicembre 2020); ulteriori 140 pulsossimetri oltre a 1500 termometri il 21 gennaio; 160 sfigmomanometri l’1 febbraio; gli ultimi 1340 sfigmomanometri consegnati in questi giorni risultano essere giacenti in dogana presso l’aeroporto di Venezia in attesa delle pratiche di ingresso in Italia.
“Ad oggi – rivela Riccardi – sono quindi stati configurati ulteriori 160 kit completi che verranno distribuiti a partire dalla prossima settimana a cura delle Aziende sanitarie, mentre i rimanenti 1340 verranno allestiti e consegnati nelle prossime settimane, con un ritardo ad oggi di 2 giorni rispetto ai tempi contrattuali”.
“A fronte dei ritardi di Abintrax, abbiamo subito sollecitato la ditta a completare le forniture, pena applicazione delle penali prevista dal contratto. L’azienda ha già comunicato che le apparecchiature necessarie si trovano appunto all’aeroporto di Venezia in attesa delle pratiche di ingresso in Italia, che – conclude Riccardi – dovrebbero concludersi a breve”.
“Serve un cambio di passo sul progetto di telemonitoraggio per i pazienti Covid-19 e sulla copertura delle zone carenti, evitando di scaricare tutte le responsabilità sui medici di medicina generale (Mmg) e sull’Accordo collettivo nazionale che disciplina i rapporti con i Mmg”. Lo afferma in una nota il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Andrea Ussai, replicando alla risposta della Giunta regionale alla sua interrogazione in merito al coinvolgimento dei medici di base nella presa in carico dei pazienti Covid-19.
“I numeri relativi alla telemedicina – dettaglia l’esponente pentastellato – sono sconfortanti: dei 1.500 kit previsti dal progetto, infatti, ne sono stati consegnati a oggi solo 17, capaci di coprire 51 pazienti, a cui si aggiungono 10 kit a una casa di riposo. Occorre tornare alla realtà dei fatti, dopo le dichiarazioni del presidente Massimiliano Fedriga, secondo cui eravamo i primi in Italia ad attivare questo servizio”.
“Evidentemente, il problema non è legato solo alla poca adesione dei Mmg (294) ma – aggiunge Ussai – alla mancanza di kit completi con 1.340 sfigmomanometri ancora giacenti in dogana in attesa delle pratiche di ingresso in Italia. Al di là del fatto che la Giunta Fvg conferma il coinvolgimento dei medici nel progetto, mentre i sindacati lo smentiscono: evidentemente, qualcuno non dice la verità”.
“Ma lo scaricabarile – rimarca ancora il consigliere del M5S – riguarda anche le zone carenti, con numerosi incarichi vacanti per il ruolo di medico di medicina generale. Svariate aree del Friuli Venezia Giulia attendono la pubblicazione dei bandi per assegnare le zone carenti e in altre, a seguito del rifiuto di alcuni medici di aprire il proprio ambulatorio, non è stato indetto un bando straordinario, preferendo rinviare all’anno successivo l’assegnazione dei posti, proponendo l’aumento del massimale degli assistiti”.
“L’assessore Riccardi – sottolinea ancora Ussai – ha dichiarato in Commissione la necessità di cambiare l’Accordo collettivo nazionale, ma esiste anche una contrattazione regionale e aziendale che, in questo ambito, potrebbe incentivare i medici ad aprire, fornendo un ambulatorio oppure coprendo parte della quota dell’affitto, supportando il lavoro di segreteria con personale amministrativo per i medici con più assistiti e rendendo omogenee le procedure per l’effettuazione dei tamponi e l’attivazione delle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca)”.
“La pandemia – conclude la nota del Movimento 5 Stelle – si vince sul territorio e bisogna intervenire tempestivamente per dare risposte ai cittadini e garantire un filtro che permetta di limitare la pressione sugli ospedali”.