Quarantene, isolamenti e classi di nuovo in didattica a distanza. Torna l’incubo Covid anche nelle scuole del Friuli Venezia Giulia, mentre gli studenti, già provati da restrizioni, lutti e contagi, devono ancora elaborare i traumi. Il punto della situazione viene delineato dallo psicologo Iztok Spetič referente del Gruppo di lavoro di Psicologia scolastica creata in seno all’Ordine degli Psicologi del Fvg, e consigliere dell’Ordine. Un dato positivo innanzitutto si registra: “Tanti istituti a livello regionale si sono attivati e sono riusciti a trovare fondi necessari per proseguire con l’affiancamento psicologico. Moltissimi psicologi, incluso il sottoscritto, stanno girando nelle scuole del Friuli Venezia Giulia per esercitare queste preziose funzioni di aiuto”.
L’anno scorso, si ricorderà, in virtù di un protocollo siglato con il Ministero dell’Istruzione, i fondi arrivavano automaticamente alle scuole che quest’anno, invece, si sono dovute arrangiare per trovare altri canali di finanziamento. Lo sportello psicologico nelle scuole serve ai ragazzi, certo, ma anche alle famiglie e a tutto il personale scolastico e non scolastico.
“Quest’anno ho notato nelle prime settimane un miglioramento correlato senza dubbio al fatto che le scuole sono in presenza, fattore che ha contribuito a risollevare lo stato psicofisico di molti alunni”. Ma il trend pare essere in cambiamento e non si sa quali ripercussioni potrebbero manifestarsi. Purtroppo stanno ricomciando quarantene e lezioni di nuovo a distanza. “Gli studenti manifestano una necessità prioritaria: che le scuole restino aperte, lo chiedono sempre. Del resto la Dad – rileva lo psicologo Spetič – è risultata deleteria sia dal punto di vista didattico (si sono accumulai ritardi, carenze e ‘buchi’ nei programmi) sia dal punto di vista della mancata socializzazione”. Il quadro tratteggiato è il seguente: “C’è chi ha perso il ritmo nello studio e, spesso, anche la giusta motivazione, ecco perché emergono in molte classi situazioni di apatia, immobilismo, mancanza di entusiasmo”, prosegue l’esperto.
Un altro fronte di impegno da parte degli psicologi nelle scuole è quello di agevolare la coesione del gruppo-classe. “Alcune classi non si sono proprio formate, si pensi a chi iniziava la prima o la seconda superiore, reduce da due anni di radicali cambiamenti. Si deve ricordare che l’anno scorso non si sono potute realizzare quelle attività che contribuiscono a produrre socializzazione – gite d’istruzione, uscite didattiche, visite – e fanno vivere di solito la scuola come un luogo facilitatore di benessere”.
Un rilevante merito legato alla presenza degli psicologi negli istituti scolastici sta nella capacità d’intercettare subito il malessere degli alunni e delle famiglie. “Spesso capitava (e capita tuttora) che, alla luce di determinate situazioni, s’indirizzassero le famiglie ai servizi territoriali. Questa è un’evoluzione positiva all’interno del sistema scolastico”. La prospettiva a cui si guarda, e su cui fa pressing lo stesso Ordine professionale, è una legge con cui riuscire a strutturare la figura dello psicologo all’interno della scuola, dunque con reclutamento tramite concorsi, in modo che ci sia un esperto incardinato nella pianta organica degli Istituti.