Scatta l’allarme per la situazione nel Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cattinara. Per l’Aaroi Emac “ormai da mesi le condizioni di lavoro di tutti gli operatori sono diventate assolutamente insostenibili. Il Pronto Soccorso è diventato di fatto una bomba pronta a esplodere, a causa dell’elevatissimo numero di accessi e dell’impossibilità di procedere al ricovero di pazienti stabilizzati nei reparti medici, in modo da permettere la normale attività di accoglimento e gestione dei pazienti critici propria di un’area di emergenza”, prosegue la dottoressa Katiuscia Battaglia, referente dell’associazione dei medici rianimatoria a Cattinara.
“Di fatto in questi ultimi mesi nei locali del pronto soccorso (ovvero in ogni angolo disponibile, compresi i corridoi) stazionano pazienti non critici che impegnano per giorni e giorni il personale fino alla dimissione al domicilio o al trasferimento tardivo nei reparti di degenza ordinaria, interferendo con la normale attività di medici e infermieri che, a causa dell’elevato numero di pazienti critici e non da gestire, finisce per lavorare in condizioni di non sicurezza per sé e per i pazienti stessi”.
“Questo clima di disagio lavorativo ha determinato una fuga del personale medico verso realtà alternative, più sicure e meno usuranti, esponendo il pronto soccorso nel corso delle prossime settimane a una riduzione dell’organico (ben otto unità mediche) che non farà altro che esacerbare la già difficilissima situazione”, prosegue Katiuscia Battaglia. “Nonostante tutto questo, gli operatori continuano a garantire, in mezzo a mille difficoltà, un elevatissimo standard di cure, al prezzo di turni massacranti, senza poter contare sull’adeguatezza di un contesto che permetta di mantenere lucidità e capacità di giudizio nell’interesse della salute del cittadino. Appare indispensabile un intervento immediato della Direzione Generale per arginare questo fiume in piena che rischia di esondare e travolgere sia il personale che l’utenza”.
“Considerando che tale problematica da tempo affligge praticamente tutti i Pronto Soccorso del Fvg e che l’unica soluzione dell’Amministrazione regionale sembra essere quella di affidare ai privati pezzi del nostro, non più eccellente, Sistema Sanitario Regionale, lanciamo un serio allarme a tutti i cittadini utenti, alle forze politiche e agli amministratori della Regione e chiediamo e pretendiamo garanzie e tutele per i professionisti del Pronto Soccorso in assenza dei quali siamo pronti ad aprire immediatamente lo stato di agitazione sindacale. Il tempo delle promesse e delle finte rassicurazioni è finito”, conclude Battaglia.
“La Camera del Lavoro Cgil di Trieste giudica gravissime le dichiarazioni degli operatori del Pronto Soccorso di Trieste che hanno denunciato lo stato di difficoltà nel quale si trova la struttura”, dichiara in una nota Michele Piga, segretario Cgil Trieste. “Appare inaudito che, come si apprende dalla stampa, la Direzione ASUGI non ritenga neanche di rispondere alle relazioni settimanali del Direttore e senza precedenti il fatto che medici e infermieri esplicitino pubblicamente il rischio di errori nel trattamento dei pazienti dovuto allo stress e al sovraccarico di lavoro e che segnalino come capiti che pazienti restino anche una settimana nei corridoi del PS”.
“Il Pronto Soccorso deve rappresentare per i cittadini una garanzia di tempestività e qualità nel soccorso e nel trattamento e deve essere messo nelle condizioni di svolgere al meglio il proprio compito, a tutela della salute delle persone che vivono a Trieste. La Cgil esprime anche il proprio fermo dissenso all’ipotesi di “privatizzazione” del PS dell’Ospedale Maggiore e chiede che ogni sforzo, al contrario, venga impiegato per sostenere e potenziare il servizio pubblico di emergenza e di primo supporto alle persone in difficoltà. Non è concepibile che ASUGI continui nella sua opera di ridimensionamento e di indebolimento del servizio sanitario pubblico”, conclude la nota.