Dopo otto anni le donazioni di sangue in provincia di Udine ricominciano a crescere. Un risultato importante che è stato presentato oggi nell’ospedale del capoluogo dai vertici dell’Afds alla presenza dell’assessore regionale Riccardo Riccardi, degli operatori sanitari e dei rappresentanti delle 201 sezioni locali che coinvolgono 52mila associati. Nel 2019, quindi, nei diversi centri trasfusionali sono state raccolte 35.258 donazioni, 459 più dell’anno scorso per un incremento dell’1,23 per cento. Era dal 2010 che non succedeva quando fu toccato il massimo storico di 49mila donazioni, per poi iniziare una fase di calo.
“Dopo otto anni siamo di nuovo in crescita – ha commentato con orgoglio il presidente dell’Afds Roberto Flora – questo a una serie di fattori. Il più importante è l’aumento della raccolta attraverso il servizio di autoemoteca, che con 5.456 donazioni è diventato di fatto il secondo centro dopo quello di Udine (13.585 in leggero calo). Funziona poi la chiamata telefonica ai donatori, mentre tra i centri periferici è tornato a crescere quello di Gemona che fino a qualche anno fa sembrava destinato alla chiusura”.
Bene l’adesione di nuovi donatori: nel 2019 sono stati 2.190, quasi trecento più dell’anno scorso. Intenso infatti è l’impegno dell’Afds per sensibilizzare i giovani, anche attraverso iniziative ed eventi nelle scuole superiori.
“C’è una grande alleanza tra volontari, operatori sanitari e istituzioni che consentono alla nostra regione di essere la più virtuosa in Italia – ha detto l’assessore Riccardi – e che consente non solo di soddisfare le nostre esigenze di sangue, ma anche di essere solidali con le altre regioni italiane”.
Nel corso dell’anno, per esempio, sono state trasferite fuori dal Friuli-Venezia Giulia 8.600 dosi di sangue ed emoderivati.
“Non siamo però gente che si siede – ha continuato Riccardi – l’autoemoteca è un esempio di come una risposta semplice in termini di accessibilità consenta di rendere efficiente e vicino ai cittadini un servizio. È per questo che chiedo all’Afds un aiuto per un’altra sfida, quella di diffondere l’uso del sistema regionale Sesamo che consente a tutti di accedere in maniera più semplice ai servizi sanitari”.