Venerdì 15 e sabato 16 aprile si terrà a Palazzo Kechler a Udine il primo UpDate in Endocrinologia Oncologica. Al convegno, organizzato dal dottor Franco Grimaldi, Direttore della Soc di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo – Nutrizione Clinica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine, parteciperanno numerosi esperti nazionali e internazionali nei campi dell’endocrinologia e dell’oncologia. Il meeting organizzato da Ame, Associazione Medici Endocrinologi, sarà un momento di incontro tra l’endocrinologia e l’oncologia con l’obiettivo di porre a confronto i principali esperti nazionali ed internazionali nella ricerca clinica.
“Il ruolo dell’endocrinologo è fondamentale nella gestione di alcune patologie oncologiche”, sottolinea Grimaldi, “e in particolare la Soc di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo di Udine si interessa di un gruppo di tumori complessi, i tumori neuroendocrini, rari ma non imbattibili, anche con la recente attivazione del Gruppo multidisciplinare tra le diverse strutture specialistiche che si occupano di queste patologie: oncologia, chirurgia, medicina nucleare, gastroenterologia, pneumologia e radiologia”.
“L’equipe multidisciplinare si dedica alla gestione del paziente facendo riferimento alle Linee Guida delle Società Scientifiche nazionali ed internazionali: la complessità della gestione del paziente, affetto da tumore neuroendocrino, richiede l’interazione ed il coinvolgimento di tutti i professionisti delle discipline coinvolte nelle diverse fasi: diagnosi, trattamento e follow up”.
“L’endocrinologia oncologica, prosegue Franco Grimaldi, è una disciplina che studia i tumori che si sviluppano nel sistema endocrino e tutte le interazioni tra ormoni e neoplasie. Il convegno sarà l’occasione per analizzare ed approfondire alcune neoplasie: i tumori neuroendocrini gastroenteropancreatici, i tumori ipofisari, della tiroide, al seno, alla prostata e la gestione del diabete come complicanza della terapia oncologica; saranno inoltre presentati i trial su alcuni nuovi farmaci”.
I tumori neuroendocrini sono relativamente rari con 2.500-2.700 nuovi casi all’anno e rappresentano meno dello 0,5% di tutti i tumori maligni. Sono più comuni tra gli adulti e gli anziani anche se possono essere diagnosticati anche in bambini e adolescenti. I più frequenti sono quelli che interessano il tratto gastroenteropancreatico (60-70%), seguono quelli che colpiscono i polmoni e apparato respiratorio (20-30%) e altre regioni del corpo come cute, tiroide, paratiroide e surreni (10%). “Negli ultimi anni in campo endocrinologico e oncologico sono stati compiuti notevoli progressi”, sottolinea Grimaldi coautore di una recente Consensus Internazionale sulla diagnosi dei tumori neuroendocrini. “Un aspetto particolarmente interessante è quello dell’interazione tra diabete e tumori, la cui gestione presenta notevoli difficoltà e richiede una continua sinergia tra team diabetologico, team oncologico ed assistenza territoriale, con l’obiettivo di integrare le conoscenze scientifiche, migliorare la collaborazione esistente e programmare le attività in coerenza con il fabbisogno di appropriatezza e in sinergia con le potenzialità del territorio”.
Infatti, tra i soggetti affetti da patologia oncologica e ospedalizzati, la prevalenza del diabete è significativamente la più elevata rispetto la popolazione generale ed i dati della letteratura riportano una prevalenza di iperglicemia del 38% tra le persone degenti. In un terzo dei pazienti, l’iperglicemia è spesso la conseguenza dei trattamenti antitumorali o delle terapie di supporto, in particolare quella cortisonica. La coesistenza di diabete conferisce un incremento del rischio di mortalità per numerose patologie tumorali e pone problemi complessi relativi alla gestione clinica, come l’obiettivo del controllo dell’iperglicemia, quando l’aspettativa di vita si riduce e quali scelte terapeutiche adottare per controllare in sicurezza l’iperglicemia.
“Tra i principali farmaci utilizzati nel trattamento dei tumori neuroendocrini, continua il dr Grimaldi, si segnala il pasireotide, un potente inibitore dei recettori della somatostatina, e l’everolimus; entrambi possono avere effetti collaterali importanti tra cui un incremento della glicemia fino ad un diabete conclamato”.
“L’endocrinologo – afferma Rinaldo Guglielmi, Presidente Associazione Medici Endocrinologi – occupa un ruolo centrale nella gestione multidisciplinare nella cura dei tumori neuroendocrini. Per tale motivo l’Ame ha deciso di avviare una serie di iniziative formative volte ad aumentare le competenze adeguate al riconoscimento, trattamento e follow-up di questi tumori; tali iniziative vengono svolte in collaborazione con gli altri specialisti coinvolti nella gestione multidisciplinare al fine di migliorare l’integrazione e la gestione dei casi più difficili”.
“Un ulteriore aspetto significativo -prosegue Guglielmi – è l’insorgenza dell’osteoporosi secondaria alle terapie adiuvanti impiegate per ridurre l’aggressività del tumore. Alcune terapie adiuvanti possono operare un “blocco ormonale” inducendo un’eccessiva attività di “distruzione” dell’osso con conseguente perdita di massa ossea e osteoporosi. In tali condizioni, è necessario utilizzare farmaci che rallentino la perdita di osso e riducano il rischio di fratture. Tra i farmaci al momento disponibili, il denosumab è tra quelli con la migliore capacità di frenare il processo e dare beneficio nel trattamento dell’osteoporosi secondaria alle terapie adiuvanti in ambito oncologico”.
“Seppur rare -conclude Grimaldi – queste patologie possono essere curate a distanza di anni con la corretta terapia, prolungando la sopravvivenza del paziente con un miglioramento della qualità di vita ed è fondamentale che più specialisti lavorino in team per tracciare il percorso diagnostico-terapeutico migliore per il paziente: un team così composto vede diminuita la percentuale di errore diagnostico, assicurando un percorso curativo molto più approfondito”.