Dopo lo slancio baldanzoso del 24 maggio 1915, l’esercito italiano si trovò impantanato in una logorante guerra di trincea. Alla fine di quel primo anno di guerra persero la vita al fronte quasi 175mila giovani. San Giorgio di Nogaro, località fervente di iniziative commerciali, data la sua collocazione a ridosso del confine con l’impero austro ungarico fino allo scoppio di conflitto, si trovò in una posizione strategica una volta scoppiate le ostilità. Ospitava depositi di munizioni, parchi di cannoni, accampamenti per le truppe e un rilevante numero di ospedali.
Furono proprio le perdite assai pesanti del primo anno di guerra e l’impossibilità di curare il gran numero di feriti provenienti dal fronte, stante la carenza di personale sanitario, medici in particolare, a indurre il Comando Supremo a proporre al Parlamento, sul finire del 1915, l’istituzione di una scuola medica, giuridicamente riconosciuta, in zona di guerra che avrebbe consentito agli aspiranti medici che si trovavano a ridosso del fronte di formarsi colà, senza doversi allontanare per studiare o sostenere gli esami altrove.
Al corso, di cui fu posto a capo il tenente colonnello Giuseppe Tusini, e che si avvalse di docenti provenienti da diverse università italiane, vennero ammessi studenti frequentanti il V e VI anno e vennero messi a loro disposizione degli edifici di legno realizzati in tempo brevissimo dal genio, oltre alla sede del palazzo municipale e il cinema Maran. Il grande afflusso di feriti provenienti dal fronte con le più diverse patologie pose quei giovani, affiancati da docenti motivati e di indiscusso livello, nella condizione del tutto privilegiata di poter abbinare gli studi teorici all’osservazione diretta dei pazienti.
Nel solo primo mese di funzionamento all’Università Castrense, gli studenti poterono osservare ben 1.762 casi clinici! Serrati gli orari delle lezioni giornaliere, abbinati al servizio ospedaliero, tante le materie di studio, impossibile qua elencarle tutte: si andava dalla clinica chirurgica generale, alla traumatolgia di guerra, transitando per la clinica pediatrica, la clinica ostetrico ginecologica, quella dermosifilopatica, l’insegnamento di malattie nervose e mentali, fino alla logistica sanitaria.
La scuola medica da campo fu attiva dal febbraio 1916 fino alla ritirata di Caporetto. Ne uscirono 467 laureati, alcuni dei quali divennero in futuro dei professionisti di spicco nel mondo universitario, della ricerca medica, della medicina applicata. Fu un esempio virtuoso, mai più ripetuto. Inevitabile un accostamento alla carenza di personale sanitario formato che ci sta affliggendo in questo periodo di pandemia e al quale pare non si riesca a far fronte…